Sicurezza sul lavoro
Pfas, sentenza storica: causarono il cancro di un operaio
Il Tribunale di Vicenza ha dato ragione ai famigliari di un operaio morto di tumore per l'esposizione a sostanze perfluoroalchiliche, nello stabilimento Miteni di Trissino. Al loro fianco, la Cgil del Veneto e una squadra di esperti hanno ricostruito la vicenda lavorativa dell'uomo. «Questa sentenza è un riconoscimento sociale, prima ancora che economico, che una società giusta e democratica deve sempre garantire a chi lavora», commenta il sindacalista Giampaolo Zanni

Per la prima volta, un tribunale ha stabilito il nesso causale tra l’esposizione ai Pfas e il cancro che ha portato alla morte di un operaio. A pronunciare la sentenza, martedì 13 maggio, è stata la giudice del lavoro di Vicenza, Caterina Neri, che ha dato ragione ai famigliari del signor Pasqualino Zenere, dipendente della Miteni di Trissino dal 1979 al ’92. Nell’azienda, ora chiusa, fin dal 1968 si producevano sostanze per- e polifluoroalchiliche, oggi tristemente note come “inquinanti eterni”, indistruttibili e pericolose per la salute. Lo stabilimento Miteni è lo stesso per cui è in corso alla Corte d’Assise di Vicenza un processo per avvelenamento da sostanze Pfas delle acque potabili, disastro innominato, inquinamento ambientale e bancarotta.
Davanti al giudice del lavoro
Pasqualino Zenere è deceduto nel 2014, a causa di un carcinoma uroteliale. Nel 2019 l’Inail aveva respinto la richiesta dei famigliari del riconoscimento della malattia professionale. Ma loro, sostenuti dal sindacato, non si sono rassegnati. Il patronato Inca-Cgil di Vicenza e del Veneto, avvalendosi di una squadra di medici e avvocati esperti in diritto del lavoro, ha ricostruito la vicenda lavorativa, la storia clinica del lavoratore e ha promosso la causa nel 2022.
La documentazione sanitaria e la consulenza tecnica medico-legale hanno dimostrato che l’operaio era esposto a Pfoa e Pfos in un ambiente contaminato e senza adeguati dispositivi di protezione. E hanno provato, «con elevato grado di probabilità», il nesso di causalità fra l’ambiente in cui Zenere ha prestato la propria attività lavorativa e la patologia insorta. Hanno stabilito in particolare che «l’esposizione alle sostanze Pfas ha avuto un ruolo concausale nello sviluppo della patologia e nel successivo decesso». La giudice Neri ha quindi ritenuto fondato il ricorso e ha riconosciuto il diritto alla rendita dei familiari, condannando l’Inail «alla costituzione in favore degli eredi della rendita ai superstiti ed al pagamento dei relativi ratei, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria».
Le reazioni del sindacato e degli ambientalisti
«È una sentenza storica e di importanza fondamentale», ha commentato l’avvocato Adriano Caretta, legale del patronato Inca-Cgil di Vicenza. «Per la prima volta, viene accertato e riconosciuto il nesso di causa tra le condizioni di lavoro in cui gli ex dipendenti della Miteni operavano, la mancanza di adeguate protezioni e la malattia oncologica che ha colpito il lavoratore a distanza di tempo dalla cessazione del lavoro. Inoltre, è la prima malattia professionale riconosciuta in capo all’Inail a essere ricondotta all’esposizione ai Pfas: Pfoa e Pfos».

Giampaolo Zanni, sindacalista attualmente alla Cgil del Veneto, ma che a Vicenza si è occupato della vicenda Pfas-Miteni fin dall’inizio, aggiunge: «Questa sentenza, frutto di un grande lavoro di squadra, non riporta in vita un lavoratore, un marito, un padre, una persona che una malattia causata da un lavoro ha strappato da questo mondo, ma almeno concede alle persone a lui care la ricostruzione di quanto accaduto e subìto. Ed è un riconoscimento sociale, prima ancora che economico, che una società giusta e democratica deve sempre garantire a chi lavora».
Per Greenpeace Italia, che nel gennaio scorso con l’indagine “Acque senza veleni” ha rivelato una contaminazione diffusa da Pfas nelle acque di tutte le regioni italiane, «la decisione del Tribunale di Vicenza, fondamentale dal punto di vista della tutela della salute delle persone, apre la strada della giustizia ambientale per chi è morto per essere venuto a contatto con i Pfas, che nei decenni, da miracolo tecnologico, sono diventati inquinanti eterni e cancerogeni». Alessandro Giannì, responsabile delle Relazioni istituzionali e scientifiche dell’associazione ambientalista, si chiede: «Milioni di persone, in tutta Italia, continuano a essere esposte a vari livelli a queste sostanze pericolose. Sul bando progressivo dei Pfas c’è sul tavolo a Bruxelles una proposta: che ne pensa il governo Meloni?».
La foto di apertura è di Andrea Alfano / LaPresse.
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