Governo
Piano infanzia, cosa c’è e cosa manca
Presentato in Consiglio dei ministri il nuovo Piano Infanzia e Adolescenza, più snello, concreto e monitorabile rispetto al passato. Due però le mancanze: il coinvolgimento dei ragazzi nella stesura e l'occasione persa per introdurre chiaramente nelle scuole una "comprehnsive sexuality education"

«Il Piano propone un’azione sussidiaria che, attraverso la collaborazione tra istituzioni, territori e società civile e la valorizzazione delle buone pratiche, aiuti a promuovere la dimensione della rete sociale come connessione comunitaria da ricostruire, della salute come bene che riguarda anche e in primo luogo la mente, dello schermo come strumento di amplificazione delle opportunità di conoscenza e non come moltiplicatore di solitudini e di alienazione. A riannodare insomma, sostenendo la famiglia attorno alla cui responsabilità ruota l’universo educativo e relazionale dei minori, e le altre agenzie educative chiamate ad affiancarla e non a sostituirla, una “rete” comunitaria che connette, sostiene e aiuta a crescere insieme». Con queste parole la ministra Eugenia Roccella ha presentato oggi in Consiglio dei ministri il 6° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Qui il Piano che era stato presentato alla Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza.
Il Piano è stato predisposto dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, che lo ha approvato già lo scorso 30 settembre. Dopo aver acquisito i pareri dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e della Conferenza unificata (le loro osservazioni, dice la ministra Roccella nella informativa, sono state recepite nel testo presentato oggi), il passaggio in Consiglio dei ministri è l’ultimo passo prima dell’adozione con decreto del Presidente della Repubblica.

«Il Piano è stato costruito secondo una visione strutturale delle politiche, promuovendo una sinergia tra amministrazioni pubbliche, territori e Terzo settore con un approccio sussidiario e non verticistico, e seguendo un principio di concretezza delle azioni proposte, nonché di misurabilità, praticabilità e di sostenibilità a legislazione vigente», ha sottolineato la ministra Roccella. A caratterizzare il Piano è il fatto che «guarda alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza non soltanto in termini di interventi sociali di contrasto alle vulnerabilità e, quindi, di tutela dei soggetti a rischio o già in condizioni di gravi difficoltà» ma «propone una visione orientata al benessere e allo sviluppo armonioso di tutti i bambini e i ragazzi che stanno costruendo la propria personalità» e «riconosce la centralità del contesto familiare e del ruolo educativo delle famiglie».
Il Piano guarda alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza non soltanto in termini di interventi sociali di contrasto alle vulnerabilità e, quindi, di tutela dei soggetti a rischio o già in condizioni di gravi difficoltà, ma propone una visione orientata al benessere e allo sviluppo armonioso di tutti i bambini e i ragazzi
Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità
Sono 16 le azioni previste dal Piano, nell’ambito di tre macroaree: la genitorialità, l’educazione e la salute. «Trasversalmente, c’è una forte attenzione al tema della raccolta dei dati, con l’obiettivo primario della raccolta sistematizzata e integrata di dati e informazioni. Per affrontare con appropriatezza ed efficacia i fenomeni sociali emergenti è infatti importante poter contare su un quadro informativo in grado di rappresentarli nel modo più attendibile ed esaustivo, in termini di misurazione e in termini valutativi», sottolinea la ministra.
Sulle azioni rivolte alla genitorialità, nel Piano un ruolo rilevante è assegnato ai Centri per la famiglia, da potenziare. A tal proposito, proprio il 22 luglio si è concluso l’iter di riparto delle risorse del Fondo per le politiche per la famiglia 2025, che stanzia per regioni ed enti locali 32 milioni di euro destinati al potenziamento dei Centri per la famiglia. Nella sezione dedicata all’educazione si parla di alfabetizzazione digitale, promozione della cultura delle pari opportunità fra adolescenti e preadolescenti, educazione al rispetto reciproco e al contrasto della violenza maschile sulle donne. Le azioni dalla 13 alla 16 riguardano la salute dei minorenni, compreso il loro benessere mentale: «Entrano in gioco non soltanto le problematiche legate a eventuali disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza, ma anche quelle connesse al disagio psicologico e relazionale, dovute, ad esempio, all’abuso dell’utilizzo degli strumenti elettronici di comunicazione e all’aumento del tempo che i ragazzi impiegano navigando in rete».
Nel numero di VITA di maggio, dedicato all’adolescenza, Adolescenti: quello che non vediamo, avevamo fatto il punto su 10 politiche dedicate a loro. Una era proprio il Piano Infanzia e Adolescenza. Se sei abbonato leggilo subito qui, e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti, puoi farlo a questo link.
Stando alla bozza presentata alla Bicamerale Infanzia, il Piano rispetto ai precedenti ha fatto alcune scelte di priorità e ristretto il numero delle azioni: «Un approccio orientato alla concretezza, che dovrebbe consentire un monitoraggio effettivo dell’attuazione così da evitare che le azioni indicate restino inattuate, tenendo conto anche del raccordo con altri piani», annotava Arianna Saulini, portavoce del Gruppo Crc. Ovviamente nel Piano ci sono anche azioni che riguardano l’infanzia, in particolare apprezzabili sono quelle sui primi mille giorni. Le azioni che riguardano in maniera prioritaria gli adolescenti riguardano la salute mentale (13), la promozione dell’aggregazione dei teenager (3), l’educazione digitale (9) e – poiché il 57,8% dei minorenni in affido familiare ha tra gli 11 e i 17 anni – gli affidi (5). «L’azione 3 prevede azioni mirate rivolte agli adolescenti e ai loro genitori nei Centri per la famiglia, erogando servizi per l’ascolto e counselling: bisognerà capire come rendere tali servizi “accessibili” per gli adolescenti e come si concilia questa azione con quelle realizzate, sempre sul tema del benessere psicologico, da altri ministeri, in particolare con i nuovi centri di aggregazione che nasceranno con DesTEENazione, citati dal Piano all’azione 8, in modo da mettere a sistema le azioni e i fondi investiti nei vari territori», commenta Saulini.
C’è un’azione – la 10 – dedicata alla cultura delle pari opportunità fra adolescenti e preadolescenti per contrastare la violenza maschile sulle donne, era l’occasione giusta per fare quel passo in più che gli adolescenti ci chiedono con insistenza
Arianna Saulini, portavoce del Gruppo CRC
Due le mancanze: «La partecipazione dei giovani nella stesura del Piano stesso, cosa che invece era accaduta per il Piano precedente e l’introduzione della Comprehnsive sexuality education nella scuola italiana. C’è un’azione – la 10 – dedicata alla cultura delle pari opportunità fra adolescenti e preadolescenti per contrastare la violenza maschile sulle donne, era l’occasione giusta per fare quel passo in più che gli adolescenti ci chiedono con insistenza».
In linea con la spinta di concretezza voluta dal Governo, che ha ridotto il numero di azioni e individuato precise priorità in nome della concreta attuabilità del Piano, «auspichiamo che appena il Piano sarà adottato venga avviato un sistema per garantire l’implementazione di tutte le 16 azioni, in accordo anche con le Regioni e gli Enti locali», chiosa oggi Saulini.
In sintesi, il 6° Piano Nazionale prevede un focus sulla salute mentale degli adolescenti, sull’aggregazione dei teenager, il supporto alle politiche in materia di affidamento familiare (che in gran parte sono adolescenti), l’educazione per il contrasto della violenza maschile sulle donne. Diversamente dal precedente, però, nella scrittura del 6° Piano non sono stati coinvolti adolescenti. Il grande assente è il ministero dell’Istruzione e del Merito, se è vero come è vero che tale ministero è citato come soggetto attuatore per una sola delle 16 azioni, la numero 10 (anche qui al Dipartimento per le pari opportunità), quella volta alla Promozione della cultura delle pari opportunità fra adolescenti e
preadolescenti per contrastare la violenza maschile sulle donne.

Il Piano inoltre è un’occasione persa anche per l’introduzione esplicita della Comprehnsive sexuality education nella scuola. Quest’ultimo è un tema delicato, attorno a cui si discute in questi giorni anche in Commissione Cultura della Camera nel corso dell’esame delle tre proposte di legge in materia di consenso informato dei genitori per le attività di educazione sessuale, affettiva e etica. Un’analisi accurata della tre proposte l’ha fatta Aluisi Tosolini (leggi qui). Il succo? «In un crescendo di richieste di consenso informato, sostanzialmente rischiamo di ridurre la scuola a mera distributrice di contenuti disciplinari, eliminando ogni altro suo ruolo e compito educativo».
Foto di Mauro Scrobogna / LaPresse
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