Etica
Povertà, maternità surrogata, femminicidio, migranti: quando la dignità è violata
Sono tredici le gravi violazioni della dignità umana «particolarmente attuali» elencate dalla dichiarazione “Dignitas infinita”. La dichiarazione è stata presentata dal Dicastero per la Dottrina della Fede dopo 5 anni di lavoro. Chiede che la maternità surrogata sia proibita a livello universale e ribadisce che le guerre non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno
Cinque anni di elaborazione del testo e cinque versioni: tanto è il lavoro che ha portato alla dichiarazione “Dignitas infinita” presentata oggi dal Dicastero per la Dottrina della Fede (qui il testo integrale). «Ci si trova di fronte ad un documento che, per la serietà e la centralità della questione della dignità nel pensiero cristiano, ha avuto bisogno di un notevole processo di maturazione per arrivare alla stesura definitiva che oggi pubblichiamo», ha dichiarato il prefetto, cardinal Víctor Manuel Fernández.
Nelle prime tre parti, la Dichiarazione richiama fondamentali principi e presupposti teorici, «per offrire importanti chiarimenti che possono evitare le frequenti confusioni che si verificano nell’uso del termine “dignità”». Nella quarta parte, presenta alcune situazioni problematiche attuali in cui la dignità che spetta ad ogni essere umano non è adeguatamente riconosciuta.
Una parola, quattro accezioni
La Dichiarazione riconosce «una quadruplice distinzione del concetto di dignità: dignità ontologica, dignità morale, dignità sociale ed infine dignità esistenziale». La dignità ontologica che compete alla persona in quanto tale per il solo fatto di esistere, non può mai essere cancellata e resta valida al di là di ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare. La dignità morale invece può essere di fatto perduta, nell’esercizio della libertà. «Quando parliamo di dignità sociale ci riferiamo alle condizioni sotto le quali una persona si trova a vivere. Nella povertà estrema, per esempio, quando non si danno le condizioni minime perché una persona possa vivere secondo la sua dignità ontologica, si dice che la vita di quella persona così povera è una vita “indegna”. Quest’espressione non indica in alcun modo un giudizio verso la persona, piuttosto vuole evidenziare il fatto che la sua dignità inalienabile viene contradetta dalla situazione nella quale è costretta a vivere. L’ultima accezione è quella di dignità esistenziale. Sempre più spesso si parla oggi di una vita “degna” e di una vita “non degna”. E con tale indicazione ci si riferisce a situazioni proprio di tipo esistenziale: per esempio, al caso di una persona che, pur non mancando apparentemente di nulla di essenziale per vivere, per diverse ragioni fa fatica a vivere con pace, con gioia e con speranza. In altre situazioni è la presenza di malattie gravi, di contesti familiari violenti, di certe dipendenze patologiche e di altri disagi a spingere qualcuno a sperimentare la propria condizione di vita come “indegna” di fronte alla percezione di quella dignità ontologica che mai può essere oscurata».
Tredici gravi violazioni della dignità umana particolarmente attuali
Dal numero 33 al numero 62 ecco che la Dichiarazione va ad esaminare, «pur senza pretesa di esaustività», «alcune gravi violazioni della dignità umana particolarmente attuali». I punti toccati dono tredici.
- Il dramma della povertà (punti 36-37)
Uno dei fenomeni che «contribuisce considerevolmente a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all’ineguale distribuzione della ricchezza». «Tutti siamo responsabili, sebbene in diversi gradi, di questa palese iniquità».
- La guerra (punti 38-39)
«Pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una “sconfitta dell’umanità”. Tutte le guerre, per il solo fatto di contraddire la dignità umana, sono “conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno”. Questo risulta ancora più grave nel nostro tempo, quando è diventato normale che, al di fuori del campo di battaglia, muoiano tanti civili innocenti».
- Il travaglio dei migranti (punto 40)
«Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È pertanto sempre urgente ricordare che “ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”. La loro accoglienza è un modo importante e significativo di difendere “l’inalienabile dignità di ogni persona umana”».
- La tratta delle persone (punto 41)
«Non costituisce una novità, ma il suo sviluppo assume dimensioni tragiche che sono sotto gli occhi di tutti».
- Abusi sessuali (punto 42)
«Ogni abuso sessuale lascia profonde cicatrici nel cuore di chi lo subisce: costui si sente, infatti, ferito nella sua dignità umana. Si tratta di “sofferenze che possono durare tutta la vita e a cui nessun pentimento può porre rimedio. Tale fenomeno è diffuso nella società, tocca anche la Chiesa e rappresenta un serio ostacolo alla sua missione”. Da qui l’impegno che essa non cessa di esercitare per porre fine ad ogni tipo di abuso, iniziando dal suo interno».
- Le violenze contro le donne (punti 43-46)
«È urgente ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico». Le disuguaglianze in questi aspetti sono diverse forme di violenza. […] In questo orizzonte di violenza contro le donne, non si condannerà mai a sufficienza il fenomeno del femminicidio».
- Aborto (punto 47)
«L’accettazione dell’aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno».
- Maternità surrogata (punti 48-50)
«La Chiesa, altresì, prende posizione contro la pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto. […] Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica». E ancora «il legittimo desiderio di avere un figlio non può essere trasformato in un “diritto al figlio” che non rispetta la dignità del figlio stesso come destinatario del dono gratuito della vita».
- L’eutanasia ed il suicidio assistito (punti 51-52)
«È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile, ma può diventare occasione per rinsaldare i vincoli di una mutua appartenenza e per prendere maggiore coscienza della preziosità di ogni persona per l’umanità intera. Certamente la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede a tutti sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza tramite opportune cure palliative ed evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Queste cure rispondono al “dovere costante di comprensione dei bisogni del malato: bisogni di assistenza, sollievo dal dolore, bisogni emotivi, affettivi e spirituali”. Ma un tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza».
- Lo scarto dei diversamente abili (punti 53-54)
«In realtà, ogni essere umano, qualunque sia la condizione di vulnerabilità in cui viene a trovarsi, riceve la sua dignità per il fatto stesso che è voluto e amato da Dio. Per tali motivi, è da favorire il più possibile una inclusione ed una partecipazione attiva alla vita sociale ed ecclesiale di tutti coloro che sono in qualche modo segnati da fragilità o disabilità».
- Teoria del gender (punti 55-59)
«La Chiesa evidenzia le decise criticità presenti nella teoria del gender. […] Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare. Sono da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna».
- Cambio di sesso (punto 60)
«Qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento. Questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie. In questo caso, l’intervento non configurerebbe un cambio di sesso nel senso qui inteso».
- Violenza digitale (punti 61-62)
«Laddove crescono le possibilità di connessione, accade paradossalmente che ciascuno si trovi in realtà sempre più isolato e impoverito di relazioni interpersonali: nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo».
Foto Evandro Inetti/Avalon/Sintesi
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