Scuola

Prepararsi alla Maturità in casa famiglia, dove non sei mai solo

Alla Fondazione Protettorato San Giuseppe di Roma è tempo di esami: quattro minori stranieri non accompagnati hanno conseguito con ottimi voti la licenzia media, mentre Fabio e Synthia si preparano per l'orale della Maturità. Ecco come stanno vivendo questo momento e i loro progetti per il futuro

di Chiara Ludovisi

La scrivania di Fabio è piena di libri, come le scrivanie di chiunque stia preparando, in questi giorni, l’esame di Maturità: avrà l’orale il 3 luglio. Anche il suo letto è ricoperto di appunti e quaderni, nella stanza all’interno della casa famiglia che condivide con un compagno, all’interno del Protettorato San Giuseppe di Roma.

Synthia invece avrà l’esame già il primo luglio e fa il conto alla rovescia: si sente tranquilla, gli scritti sono andati molto bene. Sa di poter contare – come è stato per tutto il suo percorso scolastico – sull’aiuto di educatori, tirocinanti e volontari, ma anche sul conforto dei compagni e la condivisione di emozioni e preoccupazioni con Fabio, che vive nello stesso appartamento. Per Synthia, l’ingresso in casa famiglia è coinciso con l’inizio delle scuole superiori: nel suo caso, l’istituto psicopedagogico Verne di Acilia. Per lei, «non è male preparare l’esame in casa famiglia: ci sono più persone che ti seguono e ti supportano».

Il clima che si respira, in questo rovente pomeriggio romano, effettivamente è allegro e quasi rilassato, mentre Synthia e Fabio passeggiano avanti e indietro, cercando collegamenti tra una materia e l’altra: i ventilatori accesi nel salone e nelle stanze, mentre quattro ragazzi chiacchierano intorno al tavolo, di scuola ma non solo, con un tirocinante che sembra uno di loro. Nella piccola stanza degli educatori – un letto, una scrivania, un armadio – c’è Flavio Neciaev, che è il referente di questa casa, una delle cinque case famiglia del Protettorato. 

Chi sono i ragazzi che si stanno preparando per la Maturità? E che aria tira in casa famiglia, quando è tempo di esami?

Fabio e Synthia sono due ragazzi che vivono qui con noi da parecchio tempo. Fabio ha avuto due ingressi in casa famiglia, uno da bambino, l’altro circa due anni fa. Synthia ha un passato nella nostra casa per mamme e bambini: quando la mamma ha concluso il suo percorso, lei ha deciso di beneficiare dell’art. 25 e di restare con noi. Sono entrambi piuttosto bravi a scuola, penso che avranno una buona votazione, non hanno mai perso un anno, sono benvoluti da compagni e docenti. Il clima è sereno, c’è una grande comprensione da parte dei compagni: tutti si rendono conto che Synthia e Fabio hanno bisogno di silenzio e di concentrazione e cercano, per quanto possibile, di garantirglieli.

In che modo la casa famiglia sostiene questi ragazzi nella preparazione dell’esame?

Innanzitutto, affiancando a entrambi volontari e tirocinanti: in particolare, Fabio ha avuto accanto una nostra volontaria storica, Barbara, mentre Synthia è stata aiutata per lo più da una tirocinante, Elisa, che sta studiando Scienze dell’Educazione e della Formazione. Oltre a questo, la casa famiglia ha messo a loro disposizione per tutto l’anno degli spazi, così che potessero studiare anche insieme ai compagni: per loro è molto importante poter aprire ai loro compagni le porte del posto in cui vivono. 

Com’è stata la mitica notte prima degli esami?

Entrambi l’hanno trascorsa con i loro compagni di classe, vedendosi fuori da scuola e cantando Antonello Venditti. Poi sono rimasti a dormire fuori, Synthia ospite da una compagna, Fabio dalla famiglia di appoggio: una famiglia che lo aiuta e lo sostiene nel suo percorso verso l’autonomia. Io credo che questi ragazzi meritino veramente un plauso, perché hanno affrontato diverse difficoltà durante il percorso scolastico, non ultima la distanza: le loro scuole sono molto distanti, Synthia addirittura deve arrivare fino ad Acilia, un’ora di viaggio. Sono due ragazzi veramente in gamba, siamo molto orgogliosi di loro. 


Sono Fabio e Synthia a raccontarci come stanno vivendo questa “stagione” e come hanno vissuto, in generale, il loro percorso scolastico. Synthia ci racconta che a volte non è stato facile andare a scuola «con l’ansietta per un appuntamento in tribunale. Ma poi tornavo in casa famiglia e c’era sempre qualcuno a sostenermi». Per questo, alla domanda sul “cosa farai da grande?”, risponde senza esitazione: «L’educatrice professionale, perché qui ho imparato ad amare questo lavoro. Gli educatori hanno salvato la mia vita e quella di tanti altri».

Fabio invece ha scoperto di avere un particolare talento per la matematica: si è dedicato molto allo studio, ma è riuscito a raggiungere anche altri obiettivi, per lui particolarmente importanti, come il brevetto da bagnino e la patente di guida. Fino a qualche tempo fa, per l’Università era incerto tra Ingegneria e Medicina, ma ora si è chiarito le idee: vuole diventare un medico.


Intanto, mentre Synthia e Fabio tornano ai loro libri e ai loro appunti, nella palazzina di fronte si festeggia il diploma di terza media di quattro ragazzi, arrivati e accolti qui come minori stranieri non accompagnati, oggi tutti neo maggiorenni: due Mohamed che provengono entrambi dall’Egitto, Sulayman dal Gambia, Ismail dall’Afghanistan. A loro è stato dedicato un percorso particolare, “Obiettivo terza media”, questo il nome del progetto, per garantire il supporto di cui i ragazzi come loro hanno bisogno per affrontare e superare questa prova, in un Paese di cui ancora non conoscono bene la lingua.

I ragazzi durante la preparazione dell’esame di licenzia media

Un tutor viene affiancato agli studenti di terza media durante tutto l’anno e in particolare nell’ultimo periodo, per preparare gli esami. Con la sua presenza costante e la sua vicinanza, il tutor scolastico va ben oltre la sua funzione didattica: diventa un punto di riferimento stabile, capace di rafforzare la fiducia in se stessi e favorire un’esperienza scolastica più positiva e inclusiva. «Grazie a questo progetto di accompagnamento, i ragazzi acquistano quella sicurezza necessaria per concludere il percorso scolastico», spiega Maria Rizzo, educatrice del progetto Sai-Msna al Protettorato. «E anche quest’anno, nessuno è stato bocciato, anzi sono usciti tutti con ottimi voti: 8, 9 e addirittura 10. Un risultato importante, di cui siamo orgogliosi. Ma soprattutto siamo orgogliosi di questi ragazzi che si preparano a prendere in mano il loro futuro», conclude Maria.

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