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Quei 50 Paesi in guerra. L’urlo delle vittime

Giro del mondo nella guerra mondiale a pezzi: dall’Ucraina alla Palestina, dal Myanmar allo Yemen. Il numero delle vittime, i minori coinvolti, l’analisi su responsabilità e cause. Uno stralcio dell'inchiesta di apertura del numero del magazine di febbraio intitolato "Mettersi in mezzo si può"

di Alessio Nisi

Quante sono le guerre in corso nel mondo adesso? “Conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi condotto con l’impiego di mezzi militari”, questa è la definizione della parola guerra. È una guerra quella che il Messico combatte dal 2006 contro i cartelli della droga (e che i cartelli combattono tra loro) e che nel 2023 ha fatto più di 7mila morti. O quella che si svolge in Nigeria dal 2009 e in cui, in un solo anno, sono morte più di 8.500 persone. Sono guerre quelle in Siria (6mila morti nel 2023), in Iraq (quasi 1.500 morti), nello Yemen (3.481 morti), nella regione del Tigrai, in Etiopia (3.600 morti). Si può definire guerra quella che devasta il Myanmar. L’Afghanistan poi è in guerra dagli anni Settanta, con milioni di vittime, e negli ultimi mesi ha visto crescere il numero di rifugiati mentre la carestia minaccia milioni di bambini.

Ci sono le guerre “a bassa intensità”, come il conflitto tra Pakistan e India per la regione del Kashmir (2.311 vittime tra 2022 e 2023) o quello in Sudan (più di 12mila morti). E ancora: Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Mozambico, Israele e Palestina. E poi c’è la guerra in Ucraina, cominciata il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa e ancora il conflitto palestinese — israeliano riesploso in tutta la sua violenza.

161 Paesi nel mondo registrano eventi conflittuali
Una delle organizzazioni indipendenti che aggiorna il database della guerra a pezzi con più regolarità è l’Armed conflict location & event data project — Acled. Facciamo ordine. Acled tiene traccia della violenza del mondo, fornendo dati disaggregati divisi per tipologia di evento conflittuale. Nella categoria evento conflittuale rientrano: battaglie, rivolte, proteste, violenze contro i civili, scontri armati, attentati. Ecco, nel periodo compreso tra l’8 dicembre 2022 e l’8 dicembre 2023 ci sono stati 151.767 eventi conflittuali nel mondo che hanno provocato oltre 165.574 morti (con un crescita del 27% dell’indice di violenza politica nel 2023 rispetto al 2022). Già, ma dove? Dei 240 Paesi monitorati da Acled (oltre i 193 riconosciuti dall’Onu), in 161 si è verificato un episodio riferibile a eventi conflittuali, in un anno. Più nel dettaglio, a oggi sono 50 i Paesi con indici di conflitto estremi, elevati o turbolenti. L’indice dei conflitti di Acled valuta i livelli di violenza politica in base a quattro indicatori: mortalità, pericolo per i civili, diffusione geografica del conflitto e numero di gruppi non statali attivi. Sono 4 i Paesi in cima a questo indice: Ucraina, Myanmar, Messico e Palestina. Nella lista rientrano anche Afghanistan, Libia, Nigeria, al centro di conflitti che durano da decenni e che trovano le loro cause in lotte per il possesso di risorse strategiche, come molti dei conflitti che vessano il continente africano, altre nei giochi geopolitici delle potenze globali, come quelle appunto in Afghanistan e Libia, altre ancora nei commerci di sostanze illegali, come la guerra dei Narcos in Messico.

L’indice dei conflitti di Acled valuta i livelli di violenza politica in base a quattro indicatori: mortalità, pericolo per i civili, diffusione geografica del conflitto e numero di gruppi non statali attivi. Sono 4 i Paesi in cima a questo indice: Ucraina, Myanmar, Messico e Palestina


Ucraina, il Paese con più violenza. Sotto aggressione dalla Russia, negli ultimi 12 mesi, il Paese con più eventi violenti, è stata l’Ucraina, con una media di oltre 950 episodi di violenza a settimana (48mila in un anno) e il 36% di tutti gli eventi di violenza avvenuti nell’ultimo anno. L’Ucraina è anche il Paese più mortale, con oltre 36mila vittime registrate nell’ultimo anno.
Il conflitto più concentrato in termini di diffusione geografica si registra invece in Palestina, dove nell’ultimo anno elevati livelli di violenza hanno colpito oltre il 60% del suo territorio. 23mila le vittime dal 7 ottobre.
Il Paese più pericoloso per i civili. Il Messico è il Paese più pericoloso per i civili: Acled ha registrato quasi 7mila episodi (6.942 per l’esattezza) di violenza che hanno preso di mira direttamente i civili in tutto il paese negli ultimi 12 mesi. Più di 7mila le vittime in un anno.
Il caso Myanmar. Il Myanmar ospita il maggior numero di gruppi armati non statali, qui le milizie locali sono spesso emerse per difendere le comunità e impegnarsi nel conflitto in corso. Sono stati registrati più di 1.500 attori distinti, pari al 47% di tutti i gruppi armati non statali attivi a livello globale negli ultimi 12 mesi. Ogni gruppo in Myanmar, in media, è coinvolto in otto eventi violenti all’anno, ma i gruppi variano nel livello di violenza a cui partecipano. Il Paese ha registrato nell’ultimo anno 15.587 vittime di violenza politica per un totale di 8.700 episodi.


Tra i 50 Paesi con indici di conflitto estremi, elevati o turbolenti, 19 Paesi sono migliorati negli ultimi 5 anni: fra questi Turchia, Afghanistan, India, Somalia e Libano. Diciannove hanno visto un peggioramento dei livelli di conflitto: fra questi eSwatini (ex Swaziland), Haiti, Ecuador, Burkina Faso, Benin e Puerto Rico. Quattordici Paesi invece sono rimasti costantemente nelle categorie con livello di conflitto “estremo” o “alto”, senza alcun cambiamento tra il 2018 e il 2023: tra questi Mali, Palestina, Sudan, Honduras e Pakistan.


Nel complesso, dei 50 Paesi classificati in cima all’Indice, oltre la metà (39) stanno vivendo situazioni di conflitto prolungato o in aumento per livelli di conflittualità rispetto al 2018.
Ma le statistiche sono ancora più preoccupanti quando si guarda alla conseguenza di questi conflitti. Secondo le stime più recenti del Peace Research Institute di Oslo sui dati del Conflict Data Program di Uppsala, il 2022 ha visto un quarto della popolazione mondiale vivere in Paesi di guerra: significa che ci sono due miliardi di persone coinvolte in conflitti che hanno provocato lo spostamento coatto, per motivi bellici, di 108 milioni di persone solo nei primi mesi del 2023. Per Acled la stima è che 1 persona su 6 nel mondo è stata esposta a conflitti nel 2023.

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In apertura, Kharkiv, Ucraina. I soccorritori eseguono i compiti assegnati durante l’eliminazione delle conseguenze di un attacco missilistico russo del mattino sulla città di Kharkiv, nell’Ucraina nord-orientale (Foto di Vyacheslav Madiyevskyi/Ukrinform/Sipa USA – LaPresse



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