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Politica e Terzo settore

Quel gioco di squadra che in Lombardia ha salvato l’esenzione dall’Irap

In Lombardia tutte le ex onlus continueranno a non pagare l'Irap, anche dopo essersi iscritte al Runts: la legge è nel Burl del 30 dicembre. Un risultato frutto dell'impegno di alcune organizzazioni di Terzo settore. Il racconto del lavoro "dietro le quinte", la forza di un metodo e l'intervista al vicepresidente della Regione, Marco Alparone

di Sara De Carli

«L’abbiamo portata a casa»: Marco Alparone commenta così, soddisfatto, l’approvazione dell’emendamento al Bilancio di previsione 2024-2025-2026 della Regione Lombardia che proroga per tutte le onlus, comprese quelle transitate volontariamente nel Registro unico del Terzo settore-Runts, l’esenzione dal pagamento dell’Irap. In pratica la misura che – sommata a quella già introdotto ad agosto – ha l’effetto di garantire la situazione esistente prima del Runts: una scelta diversa rispetto a quella fatta da Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Abruzzo, che nelle settimane scorso hanno invece esteso la riduzione/esenzione dall’Irap a tutti gli Enti di Terzo settore iscritti al Runts.

Il testo pubblicato nel Burl

La legge di stabilità 2024-26 della Regione Lombardia, legge regionale n.9 del 29 dicembre 2023 è stata pubblicata sul Burl del 30 dicembre (supplemento). L’articolo 5 prevede quindi che «alla legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 sono apportate le seguenti
modifiche:
a) al comma 8 bis dell’articolo 44 sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «La medesima esenzione è altresì riconosciuta, senza soluzione di continuità, alle Onlus che abbiano perso tale qualifica a seguito dell’iscrizione nel Runts purché iscritte nell’Anagrafe delle Onlus alla data del 22 novembre 2021 o in data successiva ad esito di richiesta di iscrizione presentata entro la stessa data. Le agevolazioni di cui al presente comma operano nei limiti previsti
dalla normativa dell’Unione europea in materia di aiuti «de
minimis»;
b) al comma 1 bis dell’articolo 77 sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «La medesima esenzione è altresì riconosciuta, senza soluzione di continuità, alle Onlus che abbiano perso tale qualifica a seguito dell’iscrizione nel Runts purché iscritte nell’Anagrafe delle Onlus alla data del 22 novembre 2021 o in data successiva ad esito di richiesta di iscrizione presentata entro la stessa data. Resta fermo, in relazione alle disposizioni di cui al primo e secondo periodo, l’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi alla competente Agenzia delle entrate anche ai fini della determinazione dell’imponibile Irap. Le agevolazioni di cui al presente comma operano nei limiti previsti dalla normativa dell’Unione europea in materia di aiuti «de minimis». In applicazione della disposizione di cui alla lettera b) del comma 1 si procede ad eventuali rimborsi, su istanza di parte.

Il vicepresidente di Regione Lombardia e assessore al Bilancio e Finanza proprio in un’intervista a VITA, a fine agosto, aveva dichiarato la «volontà politica» della Giunta lombarda di «far sì che chi non pagava l’Irap prima continui a non farlo, se ci sono gli strumenti normativi che lo consentono».

«È un discorso in continuità con la convinzione che chi fa servizio al prossimo e agli ultimi deve essere una priorità», ribadisce il vicepresidente ora che l’obiettivo è stato raggiunto. Eppure in questi mesi ci sono stati momenti in cui l’esito finale non era così scontato, sia per la complessità giuridica della questione sia per il suo impatto sul bilancio. È stato necessario superare diversi ostacoli interpretativi della norma (Codice del Terzo settore, articolo 82 comma 8) e ragionare attorno alla possibilità di prevedere esenzioni/agevolazioni non per tutti gli Ets ma solo per alcuni: strada peraltro già imboccata – seppure in modo diverso – anche dal Piemonte. «È stato fatto gioco di squadra tra gli Uffici della Regione e alcune realtà di Terzo settore, creando un “tavolo tecnico” di lavoro. Tutte le parti hanno dato un contributo costruttivo per trovare una soluzione tecnica e per questo ringrazio quanti hanno collaborato. Ognuno ha contribuito con lo spirito di trovare una soluzione, senza far prevaricare l’io rispetto al noi. È un metodo di lavoro più lungo e faticoso, ma più costruttivo», spiega Alparone.

Il backstage

In questi mesi – lo scrivevamo già all’indomani dell’approvazione dell’emendamento – la soluzione sul tema Irap è stata trovata grazie alle costanti e costruttive sollecitazioni fatte da Action AidCesviTerre des Hommes e We World insieme a VITA: prima i problemi e poi le proposte hanno trovato ascolto attento e concreto negli assessori Marco Alparone ed Elena Lucchini (assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità) e nel Sottosegretario alle relazioni internazionali di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo. Tutto è cominciato a inizio agosto, con una lettera inviata dalle quattro organizzazioni agli assessori Alparone e Lucchini e al sottosegretario Cattaneo, per segnalare gli effetti che la fine delle agevolazioni sull’Irap avrebbe avuto sull’operatività delle realtà di Terzo settore trasmigrate nel Runts. Erano settimane in cui “il caso Irap” non era ancora esploso fuori dal perimetro degli addetti ai lavori e tantissime organizzazioni stavano iscrivendosi al Runts senza avere di fatto consapevolezza che fra i pro e i contro del passaggio andava messo anche il fatto che perdendo la qualifica di onlus avrebbero perso l’agevolazione sull’Irap prevista dalle normative regionali (dove prevista) e quindi avrebbero dovuto iniziare a pagare l’imposta regionale sulle attività produttive che fino a quel momento non avevano versato, pur facendo le stesse cose di prima.

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Inizialmente, forse, non era a tutti così chiaro che non bastava cambiare la norma per le onlus trasmigrate d’ufficio nel Runts (toppa messa ad agosto) per risolvere la questione e che il perimetro del problema era più ampio. Dopo la modifica alla norma lombarda approvata ad agosto, così, le stesse organizzazioni tornano a scrivere per chiedere un incontro.

È quasi la fine di ottobre quando i rappresentanti delle quattro organizzazioni e di alcuni coordinamenti, insieme a Maurizio Carrara e Carlo Mazzini, vengono ricevuti a Palazzo Lombardia: ci sono gli assessori Alparone e Lucchini, il sottosegretario Cattaneo, lo staff tecnico dell’assessorato alla Famiglia. C’è anche VITA: sono ormai una quindicina gli articoli pubblicati sul tema.

Tanti i dubbi che vengono avanzati sulla fattibilità tecnica di dare continuità all’esenzione per le ex onlus, senza allargare a tutti gli Ets (opzione il cui impatto finanziario avrebbe evidentemente un peso differente). Ci si confronta su “storicità” e “specificità”. Ci si lascia con l’impegno e la volontà di approfondire ulteriormente, creando un “comitato tecnico” informale. A questo punto, l’incontro successivo avviene tra i tecnici della Regione e quelli delle organizzazioni – Maurizio Carrara, Carlo Mazzini, Filippo Bellavite Pellegrini, Laura Milesi e Marco Chiesara – che forniscono le loro proposte per risolvere il problema. Lo step successivo è l’emendamento poi confluito nella legge di bilancio della Regione Lombardia, approvata lo scorso 21 dicembre.

L’auspicio

«In un tema giuridicamente complesso, i nodi erano più di uno, in primis il fatto che la questione ha degli aspetti legati anche alla normativa europea. Nel tempo del “tra” il nostro obiettivo è stato quello di permettere a queste realtà impegnate nel servizio di continuare a svolgere la loro attività, proprio perché sappiamo che tutte le risorse che risparmiano vanno in interventi che rispondono ai bisogni delle persone più fragili», sottolinea l’assessore Alparone. «Devo dire che i tre giorni di discussione della legge di bilancio regionale hanno dimostrato la bellezza di una politica capace di  unirsi quando si tratta di dare risposte ai bisogni delle persone: penso anche alle misure sulla disabilità o sui centri antiviolenza». Quanto alla copertura, «è chiaro che abbiamo rinunciato a quelle che negli anni a venire sarebbero state delle maggiori entrate», dice Alparone. «Quelle risorse – qualche milione di euro – avrebbero dato risposta ad altri bisogni. Abbiamo scelto di rinuciarvi perché queste realtà hanno un effetto leva, permettiamo a queste realtà di risparmiare delle risorse in spirito sussidiario perché sappiamo che esse verranno moltiplicate dalla loro azione».

L’auspicio? Che la soluzione tecnica trovata in Lombardia sia copiata da altri. «La nostra regione ha questa responsabilità, non è la prima volta che si dimostra forte proprio per la sua capacità di accendere una luce e di trovare risposte. Se questo nostro passaggio serve per accendere una luce di sensibilità e attenzione anche in altre regioni, per trovare una soluzione, non posso che esserne contento», conclude Alparone.

Photo LaPresse – Claudio Furlan 


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