Giornata dell'ambiente
Riscaldamento globale, oltre 100 milioni di bambini esposti al rischio delle ondate di calore
Una ricerca di Save the Children e della Vrije Universiteit Brussel focalizza l'attenzione sulle conseguenze che potrebbero subire 100 milioni di bambini dei 120 milioni nati nel 2020. Un problema gravissimo ma in parte superabile, «se si riuscisse a limitare il riscaldamento globale entro l’obiettivo di 1,5°C, fissato dall’Accordo di Parigi», sottolinea l'organizzazione
di Redazione

Si calcola che quasi un terzo dei bambini che oggi hanno cinque anni (circa 38 milioni in tutto il mondo) sarà risparmiato dall’esposizione a ondate di calore senza precedenti nel corso della loro vita, a patto che si raggiunga l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C entro il 2100. È uno dei dati che emerge da una ricerca di Save the Children e della Vrije Universiteit Brussel in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente che si celebrerà domani, giovedì 5 giugno.
Secondo lo studio, in base agli impegni e alle politiche climatiche adottate finora dai governi, la temperatura globale aumenterà di 2,7°C rispetto ai livelli preindustriali entro la fine del secolo. Ciò farà sì che circa 100 milioni di bambini dei 120 milioni nati nel 2020, ovvero l’83%, dovranno affrontare un’esposizione senza precedenti al caldo estremo nel corso della loro vita. Tuttavia, se si riuscisse a limitare il riscaldamento globale entro l’obiettivo di 1,5°C, fissato dall’Accordo di Parigi, il numero di bambini di cinque anni destinati a soffrire il caldo estremo si ridurrebbe a 62 milioni, con una differenza di 38 milioni.
«È pertanto urgente promuovere una rapida eliminazione dell’utilizzo e dei sussidi ai combustibili fossili al fine di proteggere i più piccoli in tutto il mondo», sottolinea Save the Children in una nota diffusa oggi. «Il caldo estremo, infatti, ha un impatto pericoloso sulla salute fisica e mentale dei bambini, compromette l’accesso al cibo e all’acqua potabile e provoca la chiusura delle scuole. Inoltre, riuscire a mantenere l’innalzamento della temperatura entro 1,5°C, proteggerebbe milioni di bambini nati nel 2020 dagli impatti più gravi di altre devastanti conseguenze legate al cambiamento climatico, come la perdita dei raccolti, inondazioni, cicloni tropicali, siccità e incendi».
La ricerca, pubblicata nel Rapporto “Born into the climate crisis 2 – An unprecedented life: protecting children’s rights in a changing climate”, ha anche rilevato che se l’aumento della temperatura globale sarà limitato a 1,5°C, circa otto milioni di bambini non dovrebbero far fronte a perdite senza precedenti dei raccolti, circa cinque milioni non dovrebbero affrontare inondazioni dei fiumi e altri cinque milioni non dovrebbero fare i conti con le conseguenze dei cicloni tropicali di livelli estremi. Infine, circa due milioni di loro eviterebbero la siccità e 1,5 milioni sarebbero risparmiati da un’esposizione senza precedenti agli incendi. Gli eventi climatici estremi stanno minacciando sempre più la vita dei bambini, costringendoli ad abbandonare le loro case e le scuole, a non avere cibo a disposizione e rendendoli più vulnerabili a rischi come il matrimonio infantile.

La 16enne Denise (i nomi dei minori qui riportati sono tutti di fantasia, per proteggere la loro privacy) e la sua famiglia sono stati costretti ad abbandonare la loro casa in Brasile quando, l’anno scorso, le peggiori inondazioni degli ultimi 80 anni hanno devastato la loro comunità. La loro casa è stata gravemente danneggiata e lei non è potuta andare a scuola per quasi due mesi. «Ho avuto conseguenze sia a livello psicologico, sia sul mio percorso scolastico», spiega. «Dopo le alluvioni, i miei voti sono calati notevolmente: per farli risalire e poter superare così la scuola secondaria, è stato davvero difficile».
I bambini che già subiscono disuguaglianze e discriminazioni, insieme a quelli dei Paesi a reddito medio-basso, sono generalmente i più colpiti. Inoltre, hanno meno risorse per affrontare gli shock climatici e sono già molto più esposti al rischio di malattie trasmesse da insetti e dall’acqua contaminata, alla fame e alla malnutrizione, le loro case sono spesso più fragili ed esposte al crescente rischio di inondazioni, cicloni e altri eventi meteorologici estremi.
Haruka, 16 anni, proviene da Vanuatu, colpita da tre tipi di ciclone tra i più gravi in un solo anno. «I cicloni fanno paura», commenta. «Continuano a distruggere la mia casa, ogni anno, e ormai non ci preoccupiamo nemmeno più di riparare il soffitto. Negli ultimi anni ho visto una distruzione incessante e una continua ricostruzione. Questo ciclo apparentemente infinito è diventato la nostra normalità, e la maggior parte delle persone non si rende conto che siamo noi bambini a sopportare il peso di una crisi che non abbiamo causato».
La ricerca fa anche alcune proiezioni, esaminando uno scenario in cui le temperature globali potrebbero aumentare di 3,5°C entro il 2100: questa situazione metterebbe a rischio circa 111 milioni di bambini, pari al 92% di quelli nati nel 2020. Se ci si focalizza in particolare sul contesto italiano, si calcola che il 100% dei minori nati nel 2020, in tutto il territorio nazionale, sarebbe esposto a ondate di calore senza precedenti nel corso della vita già nel caso di un aumento delle temperature pari a 2,7°C.
Se da un lato è necessaria una rapida eliminazione dell’uso e dei sussidi ai combustibili fossili per rispettare l’obiettivo di 1,5°C, dall’altro Save the Children sottolinea l’importanza di «incrementare i finanziamenti per il clima, gli interventi per promuovere un adattamento incentrato sui minori e condotto a livello locale, così come l’aumento della partecipazione di bambini, bambine e adolescenti alla definizione delle azioni e delle politiche per il clima».
«La crisi climatica è una crisi dei diritti dell’infanzia e ha conseguenze potenzialmente di lungo periodo sui bambini, che ancora una volta sono costretti a pagare il prezzo di una crisi di cui non sono responsabili», dichiara Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. «Il cambiamento climatico è un fenomeno che interessa ormai tutti i bambini e i ragazzi nel mondo, inclusi quelli che vivono nel nostro Paese. In vista del prossimo negoziato di Bonn, che si aprirà tra meno di due settimane, auspichiamo quindi che l’Italia possa contribuire a far sì che i diritti, le voci e le specifiche vulnerabilità dei minori siano sempre più integrate nei piani, nelle politiche e nei finanziamenti per il clima sia a livello nazionale che internazionale».
«In tutto il mondo, le bambine e i bambini sono costretti a sopportare il peso di una crisi di cui non sono responsabili», sottolinea Inger Ashing, direttrice generale di Save the Children International. «Il caldo estremo mette a rischio la loro salute e il loro apprendimento, i cicloni colpiscono le loro case e le scuole, la siccità riduce i raccolti e la disponibilità di cibo di qualità. In questo scenario ormai quotidiano di disastri, i bambini ci implorano di non stare in silenzio. Questa nuova ricerca dimostra che c’è ancora speranza, ma solo se intraprendiamo azioni urgenti ed ambizione volte a limitare rapidamente il riscaldamento globale entro 1,5°C e a mettere davvero i bambini al centro della nostra risposta al cambiamento climatico a tutti i livelli».
Save the Children opera in circa 110 Paesi affrontando le conseguenze del cambiamento climatico in tutte le sue attività. L’organizzazione sostiene i bambini e le loro comunità a livello globale nella prevenzione, nella preparazione, nell’adattamento e nella ripresa dai disastri climatici e dai cambiamenti climatici a lenta insorgenza. Lavora per garantire che i bambini possano accedere a servizi e infrastrutture essenziali per la salute, la protezione e l’istruzione, nonostante gli eventi meteorologici estremi. Ad esempio, ha allestito scuole galleggianti, ricostruito case distrutte e fornito sussidi alle famiglie colpite. Lavora, inoltre, per influenzare i governi e gli altri stakeholder rilevanti per le politiche e i finanziamenti climatici anche in vista della Conferenze delle Parti sul clima – Cop, offrendo inoltre ai bambini una piattaforma per far sentire la loro voce. In Italia, Save the Children promuove la cultura della prevenzione del rischio climatico sensibilizzando e formando i bambini e gli adolescenti su come prevenire i rischi e come comportarsi in caso di fenomeni climatici o naturali estremi come alluvioni, terremoti o incendi così da aumentare la loro capacità di risposta alle emergenze e di self-protection. Supporta, infine, il protagonismo dei giovani sui temi della giustizia climatica, sulla tutela dell’ambiente e del contrasto al cambiamento climatico. Favorisce il dialogo intergenerazionale, la partecipazione delle nuove generazioni ai processi decisionali su questi temi e la formalizzazione di spazi e meccanismi di partecipazione che siano realmente inclusivi del loro punto di vista.
Credits: foto di Pixabay su Pexels (apertura) e Save the Children
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