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Diritto alla salute

Sanità, liste d’attesa, blitz dei Nas in tutta Italia

L’intervento del Nucleo di antisofisticazione tra luglio e agosto ha fatto emergere nel 30% dei 3884 controlli effettuati il mancato rispetto dei tempi e altre gravi inefficienze. Cittadinanzattiva: «Agire con urgenza. A partire da investimenti in risorse umane e tecniche»

di Nicola Varcasia

Da Udine a Catania, da Torino a Campobasso, i controlli dei Carabinieri dei Nas hanno fotografato in tutta Italia il fenomeno delle liste d’attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie. Il quadro che emerge è drammatico: quasi il 30% delle 3884 agende esaminate, pari a 1.118 casi, non rispetta i tempi stabiliti dalla legge. Sono finiti nei guai anche 26 medici.

Nei mesi di luglio ed agosto, i Nas, assieme al Ministero della salute, hanno svolto un’intensa attività di controllo per verificare la gestione delle liste di attesa rispetto ai tempi di erogazione di prestazioni ambulatoriali, in particolare visite specialistiche ed esami diagnostici. Le ispezioni avevano lo scopo di accertare il rispetto dei criteri previsti dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pngla), che sono stati decisi per assicurare un corretto accesso alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale. I risultati confermano un allarme conosciuto da tempo.

Proviamo assieme a Cittadinanzattiva, da mesi impegnata in un presidio permanente in difesa del diritto alla salute con la campagna Urgenza sanità e che ha aderito alla mobilitazione nazionale del prossimo 7 ottobre, a individuare delle soluzioni.

Il blitz dei Nas ci dimostra che, nonostante il Piano nazionale di governo delle liste di attesa e i fondi stanziati ad hoc per ridurre le liste di attesa, siamo molto lontani dall’aver migliorato la situazione

— Anna Lisa Mandorino

«Il blitz dei Nas ci dimostra che, nonostante il Piano nazionale di governo delle liste di attesa e i fondi stanziati ad hoc per ridurre le liste di attesa, siamo molto lontani dall’aver migliorato la situazione. Ci sono molte cause che alimentano il fenomeno: alcune di natura organizzativa, ad esempio la carenza di personale, altri sono veri e propri reati come la sospensione delle prenotazioni, il cosiddetto problema delle liste bloccate. Questi vanno prevenuti e affrontati con tutti gli strumenti a disposizione per ripristinare il diritto alla salute dei cittadini e garantire la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale», dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva 

Si tratta di una situazione non nuova e che conferma gli ultimi dati del Rapporto annuale di Cittadinanzattiva sulla sanità: le segnalazioni dei cittadini raccontano di attese fino a due anni per una mammografia di screening, o di tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore. Inoltre, i cittadini lamentano anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d’attesa bloccate o sospese.

«Per aggredire il problema delle liste di attesa occorre investire sulle risorse umane e tecniche e ampliare gli orari di apertura al pubblico degli ambulatori; mettere in rete nei Cup le agende di prenotazione di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private convenzionate, per favorire una migliore programmazione e trasparenza dei tempi di attesa; bloccare, a livello regionale, le prestazioni in intramoenia laddove superino nel numero quelle erogate nel canale pubblico, come già previsto dallo stesso Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2019-2021», conclude Mandorino.

Foto in apertura Luis Melendez su Unsplash


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