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Sanremo, Dargen D’Amico e la sua “Onda alta” sui diritti umani: «Cessate il fuoco su Gaza» 

Quattro mesi dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza sono oltre 27mila le vittime, più di 11mila sono minori. Gli aiuti umanitari entrano a singhiozzo. «Ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua, senza cibo. In questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità», dice D'Amico dal palco dell'Ariston. Il cantante ha scelto di non rimanere in silenzio e ha condiviso l'appello che da mesi grida a gran voce la società civile

di Anna Spena

Dargen D’Amico era già entrato nella nostra lista di cantati che ci sono piaciuti perché a Sanremo 2024 hanno avuto il coraggio di portare sul palco dell’Ariston brani apertamente schierati su argomenti non sentimentali o introspettivi.

«È Dargen D’Amico a osare il tema più drammatico, quello di chi si avventura sul barcone in cerca di una vita migliore, con il rischio che non lo sia», aveva scritto pochi giorni fa Nicola Varcasia dopo un’analisi dei testi delle canzoni. «Una umana pausa di riflessione», continua l’articolo di Varcasia, «prima che nei talk si ricada nel chiacchiericcio da bettola sull’aiutiamoli a casa loro per proseguire con il tormentone “non possiamo prenderceli tutti”».

Nella canzone presentata, dal titolo “Onda Alta“, D’Amico canta queste parole: «Sta arrivando sta arrivando l’onda alta. Stiamo fermi, non si parla e non si salta … Tutta questa strada per riempire un frigo. Per sentirti vivo. Hai solo un tentativo. Ormai ho deciso. Scusa se non ti avviso. Ti mando quello che mi avanza se ci arrivo».

E sul palco dell’Ariston D’Amico non si tira indietro e tiene “alta l’onda” anche su un’altra tragedia, le dà esplicitamente voce: quella dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. «Nel Mar Mediterraneo ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua, senza cibo. E in questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità. La storia, Dio, non accettano la scena muta: cessate il fuoco». 

Ma nonostante gli appelli di tutta la società civile internazionale, quattro mesi dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, nella Striscia di Gaza la situazione è sempre più drammatica: sono oltre 27mila le vittime, e più di 11mila sono minori. Il numero dei feriti ha superato i 66mila e gli aiuti umanitari continuano ad entrare a singhiozzo. Alcuni Paesi, tra cui l’Italia, alla fine di gennaio hanno tagliato i fondi all’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. La scelta è stata criticata da molte delle organizzazioni della società civile italiana perché questa decisione rappresenta una condanna per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione circostante, intensificando una crisi umanitaria già catastrofica. La decisione è arrivata dopo le accuse di Israele di un coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’Agenzia nel feroce attacco di Hamas dello scorso sette ottobre. Ma ora il 75% delle persone che vivevano nella Striscia sono sfollati interni. E l’Unicef stima che almeno 17mila bambini nella Striscia di Gaza siano non accompagnati o separati dai genitori.

Credit foto Marco Alpozzi/LaPresse


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