Formazione & Welfare
Socio-sanitario: i diplomati sono la metà di quanti ne servirebbero
È il quarto indirizzo più ricercato dalle aziende. Tuttavia solo la metà delle richieste viene soddisfatta: i dati dell’ultimo rapporto “Diplomati e lavoro” realizzato da Unioncamere con Anpal, che potete scaricare in allegato
Il socio-sanitario è il quarto indirizzo scolastico più ricercato dalle aziende ma riesce a soddisfare solo metà delle richieste avanzate. L’altra metà delle posizioni resta scoperta principalmente per due ragioni: perché i diplomati del settore sociale non si candidano a lavorare nei settori dell’assistenza (39% dei casi) e perché la loro preparazione è ritenuta inadeguata dalle imprese (10%).
Il rapporto Diplomati e lavoro
La fotografia – scattata proprio nei giorni in cui le famiglie si accingono (entro il 20 febbraio) a iscrivere i figli alle secondarie superiori – è contenuta nell’ultimo rapporto Diplomati e lavoro realizzato da Unioncamere con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).
Secondo l’elaborazione effettuata dal Sistema Informativo Excelsior sulla base delle indagini mensili svolte nel 2023 (sono state coinvolte circa 275mila imprese dei settori dell’industria e dei servizi), il fabbisogno di studenti licenziati dall’indirizzo socio-sanitario è di 115.950 figure.
All’appello lanciato dal mondo produttivo ne mancano però ben 59.100, la metà appunto. Nonostante i datori di lavoro garantiscano una retribuzione lorda annua iniziale fra 20.800 e 23.700 euro e malgrado, come anticipato, l’indirizzo sia fra i percorsi di studio più reclamati dal mercato privato. Nella classifica dei sedici ambiti formativi offerti nel complesso dalle scuole superiori, è preceduto solo da Amministrazione, finanza e marketing (481.370 diplomati richiesti), Turismo, enogastronomia e ospitalità (279.050) e Meccanica, meccatronica ed energia (147.990).
Al Nord Est le maggiori carenze
La difficoltà di reperimento tocca la percentuale massima nel Nord Est (71%) e, in misura minore, nel Nord Ovest (58%). Si attestano invece nella media nazionale il Centro (50%) e, ben al di sotto, il Sud e le Isole (33%). Dal socio-sanitario, in particolare, escono “maturi” specializzati nei tre percorsi di: Ottico, Odontotecnico e Servizi per la sanità e l’assistenza sociale.
Quest’ultimo indirizzo, il più vicino alle professioni del welfare, ha come sbocchi privilegiati le “professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” e gli “addetti all’assistenza personale”. Due classificazioni Istat che comprendono, nel primo caso, profili come l’operatore sociosanitario e socioassistenziale, l’assistente sociosanitario con funzioni educative in istituzioni, l’aiuto infermiere per cure a domicilio; nel secondo, figure come, l’assistente familiare, l’animatore di residenze per anziani, l’assistente e accompagnatore per persone disabili in istituzioni. Ebbene, per il primo profilo ci sono opportunità di lavoro nelle imprese per 76.700 diplomati del socio-sanitario, per il secondo la domanda è invece di 26.940 addetti. Confermata purtroppo la difficoltà delle imprese nel trovare personale. Nel caso delle professioni qualificate la percentuale di dipendenti introvabili raggiunge il 56% mentre per gli addetti all’assistenza personale si riduce al 40%.
Le competenze da mettere in curriculum
L’indagine Excelsior fa luce anche sulle specifiche competenze che le aziende sollecitano fra quanti inviano il curriculum. Nel 68% dei casi sono richieste competenze trasversali come flessibilità e adattamento, nel 58% abilità digitali, nel 35% capacità di analisi dati e di programmazione informatica. Last but not least, il 68% delle aziende chiede ai diplomati del socio-sanitario competenze green per il risparmio energetico e l’ecosostenibilità. Dipendenti attenti, insomma, anche al riciclo ambientale e alla riduzione degli sprechi.
In apertura foto di © Photoshot/Sintesi
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