Ambiente & Giustizia
Spagna, condannate le turbo-porcilaie inquinanti
Sentenza storica, nei giorni scorsi, in Galizia: un giudice condanna le autorità locali a intervenire sul pesante inquinamento dell'aria e delle acque del locale bacino dovuto ai 300 mega-allevamenti intensivi di maiali in quell'area. Accade ad As Conchas. «I diritti umani e la protezione dell’ambiente sono interdipendenti», ha sentenziato il tribunale. La Spagna è il principale produttore di carne di porco: 53 milioni capi macellati all'anno

La sentenza è abbastanza fresca. L’11 luglio scorso il Tribunale superiore di Giustizia di Galizia ha emesso una sentenza destinata a creare precedenti: ha condannato le autorità statali e regionali per la violazione dei diritti umani dei residenti della comarca, il quartiere di A Limia per non avere gestito l’inquinamento senza precedenti generato da centinaia di allevamenti suini e avicoli nella regione. Sono infatti circa 20mila i residenti riconosciuti come colpiti dall’impossibilità di respirare aria pulita o di bere acqua sicura a causa dei reflui di oltre 300 mega-allevamenti suini e avicoli che circondano il bacino di As Conchas.
Spagna suina
La Spagna – primo produttore di carne suina in Europa, con oltre 53 milioni di capi macellati nell’ultimo anno – ha favorito l’espansione incontrollata di mega-stalle spinte dall’export e da una regolamentazione debole. Il risultato è un modello che esternalizza i costi sanitari e ambientali alle popolazioni locali, compromettendo perfino il turismo e le attività agricole che dovrebbe sostenere. La Galizia ospita circa un terzo dell’intero allevamento suinicolo spagnolo; le autorità, pur consapevoli dei rischi, continuavano a rilasciare nuovi permessi «a timbro», ignorando gli obblighi di prevenire danni alla salute e all’ambiente.
«Non si possono scaricare sulle comunità i costi di un’industria che danneggia salute e territorio. La sentenza di A Limia traccia la rotta verso sistemi alimentari più giusti e sostenibili», commenta Nieves Noval, avvocata di ClientEarth.
ClientEarth, insieme a Friends of the Earth, ha fornito assistenza legale ai sette residenti di As Conchas, all’Associazione di quartiere del villaggio di As Conchas (Lobeira, provincia di Ourense) e alla Confederazione spagnola dei Consumatori e degli Utenti (Cecu), che hanno intentato la causa contro la Xunta de Galicia e la Confederación Hidrográfica Miño-Sil.

Perché la sentenza è storica
La novità della sentenza è che, per la prima volta, un tribunale europeo ha associato il corpus normativo dei diritti umani – guardando sia alle violazioni della Costituzione spagnola sia alla legislazione europea – alla gestione degli allevamenti intensivi. La sentenza evidenzia con forza il legame tra questione ambientale, business e salute pubblica, trasparenza istituzionale e giustizia sociale.
Durante le udienze in tribunale, i periti chiamati a testimoniare hanno presentato evidenze scientifiche sull’entità dell’inquinamento, validando le percezioni degli abitanti, ormai spaventati dal solo aprire le finestre, camminare intorno al lago e condurre le proprie attività locali, oppure vendere casa per trasferirsi altrove: la situazione, talmente compromessa, lo rende inattuabile.
I dati parlano di una grave contaminazione da nitrati nell’acqua del bacino, fino a livelli 1.000 volte superiori a quelli normali. I nitrati sono un fattore di rischio per numerosi tipi di cancro, tra cui quelli alla tiroide, al seno e alle ovaie, ma anche a stomaco, pancreas e vescica.
I superbatteri a prova di antibiotico
Sono state presentate prove anche dell’esistenza di superbatteri resistenti agli antibiotici, considerati una delle dieci principali minacce per l’umanità, che hanno provocato massicce fioriture di cianobatteri, mentre le autorità autorizzavano competizioni sportive acquatiche o la balneabilità estiva. E, per i miasmi, è stata certificata la loro origine nella presenza di particelle sottili nell’aria, che possono causare problemi respiratori e asma, in particolare nei giovani e negli anziani.
I giudici galiziani hanno definito «intollerabili» le condizioni di vita locali protrattesi per ben 24 anni e hanno riconosciuto la violazione del diritto alla vita, all’integrità personale, alla casa, all’acqua potabile e a un ambiente salubre. Nella sentenza si legge: «I diritti umani e la protezione dell’ambiente sono interdipendenti. Un ambiente sostenibile è necessario per il pieno godimento dei diritti umani, inclusi i diritti alla vita, a un adeguato tenore di vita, all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, all’abitazione, alla partecipazione alla vita culturale e allo sviluppo.»
La Corte ordina la bonifica
Hanno quindi ordinato la bonifica immediata del bacino di As Conchas, lo stop ai cattivi odori, il monitoraggio permanente per evitare nuovi sforamenti di nitrati e antibiotici e un risarcimento esteso a tutta la popolazione: mille euro al mese (fino a 30mila euro ciascuno) per ogni cittadino coinvolto.
La sentenza crea, dunque, un precedente per cause analoghe in tutte le «aree sacrificio» del continente europeo. Come ha detto Blanca Ruibal, coordinatrice di Amigos de la Tierra: «Questa sentenza è una vittoria senza precedenti contro la zootecnia industriale. Ora le amministrazioni dovranno agire: serve un piano di riduzione degli allevamenti intensivi e di transizione verso modelli che rispettino gli ecosistemi e mantengano vivo il mondo rurale.»
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