Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Volontariato

Con un panino abbracciamo i “tossici” del boschetto di Rogoredo

di Antonietta Nembri

Da un paio di anni Paolo Talenti, gestore di quattro ristoranti Mc Donald's, ha un appuntamento il mercoledì sera. E con lui i volontari del Team Rogoredo. Distribuiscono cibo, acqua e abbigliamento ai giovani tossicodipendenti e senza dimora che si ritrovano in quest’area periferica di Milano

Il boschetto di Rogoredo, l’area verde alle spalle della stazione ferroviaria, alla periferia sud di Milano sembra un luogo in cui il tempo è andato al passo del gambero. Un’area che sembra ferma agli anni Ottanta, quando i giardini pubblici erano abitati da tossicodipendenti, non solo luoghi di spaccio, ma di vita di giovani tossicodipendenti. Una zona di contraddizione per la Milano scintillante e glamour delle tante “week”. 

Giocarsi in prima persona

Ma da alcuni anni il boschetto è anche il luogo in cui l’umanità si fa strada grazie all’impegno di tanti volontari, organizzazioni e persone che hanno deciso di non voltarsi più dall’altra parte. Come Paolo Talenti, licenziatario di quattro ristoranti McDonald’s nel sud Milano che circa 18 mesi fa ha deciso di giocarsi in prima persona anche attraverso il programma “Sempre aperti a donare” attivato dalla catena in occasione dell’emergenza Covid. «Tutto nasce dal mio essere stato un consigliere della Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald e dall’amicizia con Simone Feder (educatore e psicologo della Casa del Giovane di Pavia, di cui trovate un ritratto nel numero del magazine di aprile “Droga, apriamo gli occhi”), ho letto il suo libro “Alice e le regole del bosco” e ho iniziato a collaborare con il suo progetto», racconta. 

Da quando vado al boschetto di Rogoredo ho deciso di non voltarmi più dall’altra parte

Il passo in avanti è stato quello di non solo accogliere come altre imprese i ragazzi che dopo il percorso alla Casa del Giovane si misuravano con un lavoro, ma di giocarsi in prima persona come volontario coinvolgendo nell’iniziativa il programma aziendale di donazione di cibo. «Siamo partiti con il donare 100 panini con la carne, altrettante bottigliette di Actimel e di acqua per la distribuzione che veniva fatta dietro la ferrovia, poi ho iniziato ad andare quasi tutti i mercoledì e in me è cambiato qualcosa. Perché mi sono reso conto che “bisogna aiutarli”, con alcuni di questi ragazzi si instaura un colloquio e sono gli stessi che se li incontri in metropolitana ti gireresti dall’altra parte… ma da quando vado lì ho deciso di non voltarmi più dall’altra parte». 

I volontari del mercoledì

Al banchetto del mercoledì sera, animato dal “Team Rogoredo” che riunisce una serie di organizzazioni e realtà del Terzo settore (Casa del Giovane, la Centralina, Cisom, Vispe, Milano Sospesa), i volontari distribuiscono cibo e vestiti, ma soprattutto umanità.

«Una sera ho agganciato un ragazzo del Burkina Faso, non era un tossicodipendente, ma un giovane arrivato sei, sette anni fa in Italia che si era ritrovato senza dimora e senza permesso, aveva fatto il rider e tante altre cose. Oggi lavora in uno dei ristoranti, è stato un percorso che è stato reso possibile da questa “catena del bene”», racconta ancora Paolo Talenti che precisa come tra gli habitué del banchetto ci siano anche un 10-15% di senza dimora.

Il logo dei volontari del mercoledì
Paolo Talenti – foto di Alessandro Didoni

Un impegno contagioso

E il suo aiuto e il suo impegno si sono rivelati contagiosi, nel progetto di donazione è stato coinvolto un altro ristorante della catena McDonald’s «Per alcuni mesi la donazione è stata fatta da un collega di Segrate, ma sono 700 i ristoranti che in tutta Italia partecipano al progetto “Sempre aperti a donare” e che ogni settimana fanno una donazione alle realtà del loro territorio», spiega. 

Il dialogo con i ragazzi

Talenti questa umanità che abita il boschetto di Rogoredo vuole anche comprenderla.  «Vedo questi ragazzi con gli altri volontari, alcuni giovani studenti di psicologia, proviamo a chiacchierare con loro. Alcuni restano vicino al banchetto, si raccontano e di molti di loro mi colpiscono gli occhi. Una sera una ragazza giovanissima, ci vedevo le mie figlie, mi ha chiesto un portamonete per riporre le monetine… gliel’ho portato. È importante non tradirli, mantenere la parola e farli ritornare, non perderli… anche un altro ragazzo che stava facendo i documenti, la settimana dopo gli ho portato la marca da bollo… purtroppo poi alcuni spariscono, non si fanno più vedere» continua a raccontare.

Paolo Talenti ha tantissimi episodi, volti che gli sono rimasti impressi, ragazzi agganciati e che hanno accettato di iniziare un percorso per uscire dal tunnel, «tra i volontari c’è anche un fotografo Alessandro Didoni, lui fotografa chi vuole essere ripreso e poi la settimana dopo gli porta la fotografia, per alcuni è importante».

Ma soprattutto a colpirlo è un particolare «all’inizio mi ha colpito una cosa molto particolare» spiega «sono tutti molto cortesi, arrivano al banchetto e chiedono, nessuno allunga le mani per prendere il cibo o i vestiti che vengono portati dai volontari il contrario di quel che mi aspettavo». 

Nell’immagine in apertura sono ritratti Riccardo, volontario e dipendente del ristorante MacDonald’s di cui è licenziatario Paolo Talenti, con suor Anna e Aziz, il ragazzo del Burkina Faso che è stato aiutato

Se sei abbonata o abbonato a VITA leggi subito “Droga, apriamo gli occhi” (e grazie per il supporto che ci dai). Se invece vuoi abbonarti, puoi farlo da qui.

Se vuoi leggere il magazine, ricevere i prossimi numeri e accedere a contenuti e funzionalità dedicate, abbonati qui.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive