Innovazione sociale

Edimburgo, nasce il primo villaggio scozzese per gli homeless

di Cristina Barbetta

Ha aperto a giugno a Edimburgo una comunità innovativa che offre alloggio e ampio supporto ai residenti. Il progetto di Social Bite, impresa sociale scozzese che dà lavoro agli homeless, nasce da un’idea del suo cofondatore Josh Littlejohn. Che ha parlato a vita.it del Social Bite Village, che rivoluziona la risposta al problema degli homeless in Scozia

A nord di Edimburgo, nel quartiere di Granton, è nato un innovativo villaggio per gli homeless, il primo in Scozia, una comunità inclusiva per 20 persone che ha aperto le porte ai primi residenti questo mese.

Costruito su un terreno non edificato donato dal Comune di Edimburgo per dare l’opportunità a 20 persone alla volta di vivere in una comunità supportata e stabile, il villaggio è stato ideato da Social Bite, un’impresa sociale scozzese che dà lavoro agli homeless e che dona tutti i suoi profitti ad associazioni di beneficenza.
Nel villaggio i residenti non solo ricevono una casa in cui stare, ma anche supporto e consulenza.

Il Social Bite Village, questo il nome del villaggio, mira a rompere il ciclo dell’homelessness, cioè dell’essere senzatetto, dando ai membri della comunità percorsi di inserimento professionale e un alloggio permanente, e intende farli diventare membri indipendenti della società.

«Sono felice di vedere questo progetto completato, e ciò è successo solo grazie al supporto letteralmente di migliaia di persone, e centinaia di organizzazioni», dice, in una nota dell’organizzazione, Josh Littlejohn, cofondatore di Social Bite.

L’idea di questo innovativo villaggio, che è stato costruito in 10 mesi e progettato in due anni, è di Josh Littlejohn. Imprenditore sociale scozzese, oltre a fondare l’impresa sociale che dà lavoro agli homeless, e che ha aperto 5 negozi di sandwich in Scozia, Littlejohn ha anche aperto a Edimburgo un ristorante, Home, che impiega gli homeless. Inoltre ha fondato gli Scottish Business Awards, il più vasto e prestigioso evento per la comunità del business scozzese. Social Bite ha ricevuto il supporto di personalità di primo piano, come George Clooney e Leonardo Di Caprio e il principe Harry e Meghan Markle, che hanno visitato il negozio di sandwich di Edimburgo.

Social Bite Village nasce in seguito a una riflessione di Josh Littlejohn, che rendendosi conto che «stava dando un lavoro agli homeless, ma ciò di cui avevano più bisogno era supporto, aiuto professionale per risolvere i loro problemi, ma, soprattutto, un posto fisso in cui vivere». Si chiese allora «se sarebbe stato possibile creare un villaggio inizialmente per 20 persone che vivono nelle strade di Edimburgo», spiega un’intervista uscita sul Guardian.

Il modello di San Patrignano è di ispirazione per il giovane imprenditore sociale scozzese: in seguito a una visita alla comunità italiana per tossicodipendenti Josh Littlejohn decide che il Social Bite village deve essere, come San Patrignano, basato sul lavoro, e che i pranzi si consumino insieme. «Tutto era gestito da persone che erano prima dipendenti da eroina, crack e cocaina», dice Josh Littlejohn parlando di San Patrignano, nell’intervista al Guardian, «e sono rimasto così colpito da quanto fossero pulite dietro gli occhi. E’ stata una delle cose più incredibili che io abbia mai visto».

La chiave del successo di Social Bite? La generosità degli scozzesi.
«Scotland is compassion», «La Scozia è compassione», dice Josh Littlejohn sul sito scotland.org, e sottolinea che ogni volta che Social Bite ha avuto bisogno di aiuto o di supporto, subito persone di ogni estrazione sociale si sono fatte avanti.

Josh Littlejohn ha parlato a vita.it del Social Bite Village, che rivoluziona la risposta al problema degli homeless in Scozia.

Il villaggio è già operativo?
Il Social Bite Village è stato costruito, e i primi 6 residenti sono entrati in giugno, mentre il resto entrerà durante tutta l’estate.

Chi saranno i residenti del villaggio e dove stanno vivendo al momento?
I residenti saranno persone che hanno vissuto in sistemazioni temporanee inadeguate, centri di accoglienza per senzatetto e bed and breakfast. In base alla nostra esperienza, molte delle persone ospitate in questi ambienti hanno molta poca speranza, supporto o opportunità di uscire dalla loro condizione di homeless.

Ospitare gli homeless in sistemazioni temporanee costa moltissimo denaro alle autorità locali in Scozia e la natura di questo tipo di sistemazione fa sì che le persone non siano pronte a gestire i loro affitti quando saranno alloggiate in modo permanente, portando poi a maggiori problemi. Questo ciclo di homelessness è di grave danno agli individui ed è allo stesso tempo costoso per la società nel suo complesso. Lo scopo del villaggio è fornire ai membri della comunità il supporto di cui hanno bisogno per uscire completamente dalla loro condizione.

Che tipo di supporto offrirete ai residenti, oltre a dare loro una sistemazione?
Il villaggio offrirà un ampio supporto e, cosa più importante, una comunità sicura e positiva. Tutti i residenti si impegneranno in lavori comunitari e mangeranno e socializzeranno insieme. Ci sarà uno staff al villaggio 24 ore al giorno, che supporterà i residenti con lezioni di cucina, di budget, opportunità di volontariato e di lavoro, salute e benessere e possibilità di fare domanda per una sistemazione permanente. I membri si impegnano a dare un contributo attivo alla comunità per sviluppare le loro abilità, la loro sicurezza e autonomia, nell’ottica di aiutare le persone che verranno dopo di loro nel villaggio.

Lavoriamo con i Cyrenians, una charity che ha quasi 50 anni di esperienza nell’offrire supporto agli homeless all’interno di modelli comunitari terapeutici residenziali. Il team dei Cyrenians svilupperà un modello di vita comunitario dando supporto ai 20 residenti, attraverso un approccio incentrato sulla persona, che aiuterà gli individui a trovare la loro strada verso un futuro più felice, più sano e un posto di appartenenza, di sicurezza e speranza.

Qual è lo scopo del villaggio?
Offrire il giusto supporto, il giusto ambiente e le opportunità per rompere il ciclo dell’essere homeless e dare ai nuovi residenti percorsi di inserimento professionale e un alloggio permanente. Ci proponiamo di fornire un modello per affrontare il problema degli homeless che, se avrà successo, possa essere replicato da altre charity o autorità locali in Scozia e fuori dal Paese.

Non crediamo che questa sia una soluzione completa per il problema degli homeless, ma per i senza dimora che hanno bisogni meno complessi e che trovano motivazione nel vivere in una comunità e nell’ottenere un lavoro e indipendenza, il villaggio può essere davvero un’opportunità che cambia la vita.

Come avete raccolto i fondi per costruire il villaggio?
A dicembre 2016 abbiamo chiesto a 250 Ceo di società scozzesi di sfidare il freddo e di dormire all’aperto solo per una notte, raccogliendo 600.000 sterline. A dicembre 2017 abbiamo organizzato il più grande Sleepout al mondo ai giardini di Princes Street a Edimburgo, con più di 8000 persone di tutte le estrazioni sociali che hanno firmato per rinunciare ai loro letti per la notte e dormire nel parco. Attraverso i loro incredibili sforzi di fundraising hanno raccolto la cifra eccezionale di 4 milioni di sterline per vari progetti, incluso il villaggio. Abbiamo avuto anche finanziamenti molto generosi da parte di sponsor e da parte di donatori individuali.

Che tipo di case avete costruito per i residenti? Che caratteristiche hanno?
Le case sono state progettate specificamente per Social Bite da Jonathan Avery di Tiny House Scotland e sono state costruite per noi da Carbon Dynamic. Queste case mobili modulari e di legno sono progettate per essere belle, sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico e sono case intime e accoglienti, che dimostrano ai membri della comunità che valgono e che si meritano uno spazio sicuro, caldo e confortevole in cui vivere. Il fatto che queste case siano mobili consente una vera sostenibilità; le potremo spostare in un altro luogo in futuro.

Quante persone può ospitare il villaggio?
20 persone alla volta.

Come aiuterete gli homeless dopo il loro periodo di permanenza di 12-18 mesi nel villaggio?
Aiuteremo i residenti a ottenere una sistemazione permanente indipendente e forniremo percorsi di inserimento professionale, sostenendo il loro cammino all’interno della società. Quando una persona se ne andrà dal villaggio, verà un nuovo membro e sarà supportato e aiutato dagli altri membri della comunità. Continueremo a supportare i membri della comunità dopo che sono andati via dal villaggio.

Com'è nata Social Bite e di che cosa si occupa?
Nel 2011 con Alice Thompson, cofondatrice di Social Bite, abbiamo letto il libro del premio Nobel per la pace Muhammad Yunus: Un mondo senza povertà, e siamo rimasti così colpiti dalle sue idee che abbiamo deciso di andare in Bangladesh per chiedergli di parlare agli Scottish Business Awards. Visitare le imprese sociali di Yunus ci ha ispirato così tanto che siamo ritornati in Scozia e abbiamo aperto a Edimburgo il primo negozio di sandwich di Social Bite, un’impresa sociale in cui tutti i profitti vanno a charity.

Quando un giovane homeless entra nel negozio e chiede un lavoro, lo abbiamo preso a lavorare. A partire da allora Social Bite ha continuato a crescere e ora abbiamo due negozi di sandwich a Edimburgo, due a Glasgow e uno ad Aberdeen e anche un business fiorente di corporate catering e un ristorante. In ciascuno dei nostri negozi e nel ristorante, i clienti possono utilizzare il meccanismo “Pay it forward” (che funziona come il caffè sospeso, ndr) e pagare un pranzo o una bevanda a un homeless che può venire a prenderlo dopo. Gli homeless, o coloro che lo sono stati in passato/che hanno un background di homelessness, costituiscono un quarto della nostra forza lavoro. Distribuiamo più di 100.000 pasti e bevande calde alla comunità degli homeless ogni anno e offriamo anche formazione, consulenza e supporto alla comunità di homeless in tre città.

Nel 2018, oltre ad aprire il Social Bite Village, il primo progetto di questo tipo in Scozia, siamo diventati anche partner di associazioni di housing e di comuni locali per un’iniziativa di Housing First. 800 case sono ora disponibili per la comunità di homeless in Scozia e daremo ampio sostegno alle persone che vanno a vivere in queste case, rivoluzionando la risposta al problema in Scozia.

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