Inclusione sociale

In nome di Giacomo, il nuotatore volante

di Luigi Alfonso

Un pilota acrobatico precipita con il suo aliante e muore ad appena 20 anni: da una tragedia nasce un'associazione che aiuta persone con disabilità e non solo, puntando su merito e impegno in varie discipline e contesti. Una gara di solidarietà per sostenere l'Aps voluta da genitori e amici. Sabato 18 marzo un quadro sarà messo all'asta per devolverne il ricavato

Undici luglio 2022. Una splendida giornata di sole baciava Castel Viscardo (Terni). Giacomo Di Napoli partecipava a un allenamento collegiale della Nazionale italiana in vista degli imminenti campionati mondiali di acrobazia in aliante, che si sarebbero svolti in Francia due settimane più tardi. Una disciplina nella quale nel 2021 aveva conquistato il titolo di campione italiano nella categoria Intermedia. Aveva 20 anni e in tasca già i brevetti di elicotterista e pilota di aereo e aliante: a soli 17 anni è risultato il più giovane di sempre nella storia del volo sportivo. Per cause ancora da accertare, il giovane atleta toscano è precipitato al suolo con il suo velivolo in vetroresina ed è morto sul colpo. La disgrazia ha travolto la sua famiglia e colpito tantissime persone, perché Giacomo non era soltanto un ottimo atleta, un appassionato di equitazione e un bravo nuotatore, ma aveva tante altre qualità. Diplomato al liceo con un anno d’anticipo, aveva frequentato un Master in Pnl e terminato il secondo anno della Facoltà di Scienze tecniche e psicologiche: l’Università gli ha conferito la laurea alla memoria. Aveva una marcia in più, anche nell’attenzione che riservava agli altri. Soprattutto questa qualità è stata la molla che ha permesso di costituire in breve tempo un’associazione senza scopo di lucro a lui dedicata, la “Giak nuotatore volante Aps” che ha coinvolto tanti familiari, parenti, amici e compagni di scuola. Tutti gli ambienti nei quali ha operato si sono scoperti più uniti nel suo nome.

«Siamo stati travolti da un terremoto: noi eravamo l’epicentro ma le onde d’urto si sono propagate parecchio e hanno coinvolto tante persone”, commenta Gennaro Di Napoli, padre di Giacomo.

«Il motto di Giacomo era: “Nella vita, come nello sport, o si vince o si impara. Non si perde mai”. E questa visione ora accompagna anche noi», spiega Marco Cecchi, cugino di Giak e responsabile comunicazione dell’Associazione. «Ha speso tutto se stesso per portare avanti le sue passioni. Il nome che abbiamo dato all’Aps parte da un presupposto: Giacomo descriveva il nuoto e il volo acrobatico come se fossero l’uno lo specchio dell’altro: le ali dei velivoli che fendono l’aria come le braccia del nuotatore che sfiorano il filo dell’acqua. Nuotare è come volare, diceva. Era un vero campione anche di modestia, cercava sempre di aiutare chi aveva bisogno. Dopo la sua morte, abbiamo scoperto che al liceo aveva imparato la lingua dei segni, l’unico in tutta la sua scuola, perché in questo modo poteva comunicare con una compagna sordomuta che stava sempre in disparte. Ecco, tutte queste peculiarità le abbiamo trasferite nell’associazione a lui dedicata».

“Giak nuotatore volante Aps” ha finalità solidaristiche di utilità sociale e beneficenza. Porta avanti un progetto di ippoterapia dedicato a ragazzi con disabilità del liceo Petrocchi, organizzato in collaborazione con il Club Ippico Bavigliano (entrambe le strutture erano frequentate da Giacomo). Inoltre, finanzia iniziative a carattere nazionale e locale: di recente ha donato due borse di studio sportive (nuoto e volo) alla Scuola Aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze (licei classico e scientifico), con l’intento di valorizzare il merito e le eccellenze sportive e di studio.

«Cerchiamo di promuovere e sostenere tante iniziative in suo nome», spiega Marco Cecchi. «Gli eventi ci servono per finanziare attività di rilievo in vari ambiti, anche in ambito culturale. Il 20 gennaio scorso, in occasione del suo compleanno, abbiamo voluto ricordarlo con un’iniziativa speciale: la consegna di un cucciolo di labrador alla Scuola cani guida per ciechi di Firenze».

Giacomo era anche un ragazzo molto social: condivideva con le altre persone gli sforzi e i progressi che faceva in tutte le sue passioni, attraverso la pubblicazione di foto e video. Su Instagram contava poco meno di 20mila followers.

In tanti cercano di dare una mano d’aiuto all’Associazione. Sabato 18 marzo, la casa d’aste toscana Fabiani Arte metterà all’asta per la sua prima volta un’opera fisica abbinata ad un Nft dell’artista toscano Igor Macera, pilota di volo acrobatico in aliante. «Non ero a Castel Viscardo, quel tragico giorno. Ma quando ho avuto la terribile notizia, pochi minuti dopo, mi è cascato il mondo addosso. Giacomo era un ragazzo straordinario e un atleta molto promettente. Quell’incidente mi ha sconvolto al punto che, per diversi mesi, non sono più salito a bordo di un aliante».

Macera è uno dei piloti italiani più bravi in questa disciplina e uno degli otto piloti disabili al mondo che sfida in questo modo la forza di gravità. Costretto in carrozzina in seguito a uno spaventoso incidente stradale, avvenuto quando aveva appena 18 anni, non si è arreso di fronte alla improvvisa disabilità e da anni si cimenta anche in barca a vela (di cui è pluricampione nazionale), oltre che nel volo. L’influenza del padre, collezionista d’arte, lo ha avvicinato anche a questa forma d’arte che lo ha portato a realizzare un quadro, intitolato “Aerodinamica acrobatica relativa”, che Fabiani Arte mette all’asta e il cui ricavato andrà all’associazione “Giak nuotatore volante”. «È il mio piccolo contributo alla memoria di Giacomo. La mia è la seconda opera fisica con Nft battuta all’asta nella storia dell’arte: la prima fu della prestigiosa Christie’s Italia, a Milano, nel luglio del 2022. Ho cercato di associare le evoluzioni di un aliante nel cielo alla teoria della relatività di Einstein. Acquistando l’opera fisica (realizzata con spray acrilico liquitex, legno e lana su tela, cm. 90x65x2,5), si viene in possesso anche del file in formato *jpg, che rappresenta lo stesso quadro ma in tecnica anaglifa, vale a dire visibile completamente in 3D: basta utilizzare dei semplici occhiali con le lenti rossoblu. Non ho inventato nulla, questa tecnica viene impiegata sin dagli anni Ottanta, ma di solito è stata utilizzata nel cinema: sovrapponendo 30 scatti della stessa immagine e giocando con le sfumature dei colori, si dà l’effetto tridimensionale. Spero che quest’opera possa servire ad aiutare qualche ragazzo, disabile o normodotato, a raggiungere i propri obiettivi sportivi, supportandoli nei loro sforzi e accompagnandoli nell’impegnativo percorso atletico che affronteranno. Esattamente come avrebbe voluto Giacomo».

Credits: foto Davide Monacò e Christian Neri

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