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Daniela Ferrara

La neo Capo Guida d’Italia: «Faremo resistenza educativa»

di Antonietta Nembri

Dal primo dicembre ha sostituito Donatella Mela al fianco di Fabrizio Coccetti, il capo scout d’Italia. Siciliana di Sciacca è pedagogista. Inizia il suo incarico in un momento particolarmente complicato a causa della pandemia, «una sfida in più, ma è anche un’opportunità per tutta l’Agesci per essere presenti nei territori con il coraggio della speranza. Oggi l’educazione è più importante di prima»

Arriva dalla Sicilia la nuova Capo guida d’Italia dell’Agesci, in carica dal 1° dicembre. Daniela Ferrara, 56 anni, pedagogista si occupa di promozione della salute nell’azienda sanitaria di Agrigento, distretto di Sciacca, città in cui vive e dove ha mosso i primi passi nel mondo scout negli anni ‘70 come coccinella.
«Lo scoutismo è una tradizione di famiglia, mio nonno è stato il primo capogruppo scout a Sciacca, era il 1924 e restò in carica fino allo scioglimento subito dal fascismo», racconta Ferrara. Dopo un’interruzione di alcuni anni, dovuta anche alla chiusura del gruppo locale, ha ripreso il cammino nell’Agesci a 15 anni nel capoluogo siciliano nella branca Rover/Scolte del gruppo Palermo 15. Per alcuni anni ha svolto il suo incarico di capo branco e capo clan nel gruppo Palermo 16 prima di tornare a Sciacca dove ha contribuito alla rinascita dello scoutismo. Diversi gli incarichi a livello regionale e nazionale in particolare come formatore.

Cosa vuol dire fare la Capo guida d’Italia in un periodo come questo?
È una bella sfida. Già fare la Capo guida d’Italia è una grande sfida, oggi credo che sia ancora più grande, ma è anche un’opportunità. Quello che viviamo è un momento difficile per tutte le comunità capi nei vari territori. È un periodo complesso perché tutti noi abbiamo una responsabilità in più legata alla pandemia. Abbiamo dovuto attivare iniziative cui non eravamo abituati, ridurre gli aspetti della corporeità e delle relazioni. Ma il nostro sguardo deve essere sempre sui ragazzi e in questi mesi l’abbiamo dimostrato: i capi con la loro creatività e audacia hanno fatto di tutto per non mollare le relazioni, andando all’essenziale.

Come è cambiato l’approccio con i ragazzi?
Necessariamente abbiamo dovuto fare ricorso ai video, alle nuove tecnologie e al telefono. Ora ci si può vedere con tutte le misure di sicurezza. Siamo tornati ai fondamentali dello scautismo: la vita all'aria aperto, la comunità, il servizio ,il gioco,.., ma soprattutto la relazione educativa al centro! Noi capi siamo chiamati a vivere e testimoniare il coraggio della speranza e fare "resistenza educativa":: l’educazione oggi è più importante di prima. Credo che la società italiana abbia bisogno del nostro contributo, del nostro input in questo momento di crisi sanitaria, economica e sociale. E il nostro sforzo non è rivolto solo ai nostri ragazzi perché ha ricadute su tutta la società.

Oggi non possiamo spaziare, viaggiare, ma possiamo trasformare queste restrizioni nell’opportunità per riscoprire chi e che territorio ci sta accanto.

Daniela Ferrara

Ha parlato di opportunità offerta da questo momento. Come la declina?
Questo tempo di pandemia ci sta facendo imparare tante cose come l’importanza della relazione di cura, il vedere i morti accompagnati da persone estranee ci dà nuovi paradigmi. Stiamo imparando che responsabilità è solidarietà, l’adozione dei Dpi, per esempio, è per me, ma è anche un modo per proteggere i più deboli. In questo periodo si riscopre lo spazio pubblico come luogo ove sostare e incontrare la Comunità. Non possiamo aspettare che tutto torni come prima, in questo momento dobbiamo fermarci e alzare lo sguardo così da guardare lontano, leggere i segni dei tempi per capire come affrontare un nuovo domani e come contribuire ad esso.

Quali sono i progetti per il 2021?
Il Consiglio generale dell’Agesci ha messo a tema per il prossimo anno l’educazione. Ci stiamo preparando per un futuro educativo e sostenibile

In pratica?
L'importanza del patto generazionale e praticare la sostenibilità nelle Comunità e nei territori. Far scoprire ai ragazzi la bellezza del territorio sotto casa porta con sé la sfida di uno spazio pubblico vicino che abbiamo sottovalutato. Oggi questo può divenire il luogo dove costruire comunità. Oggi non possiamo spaziare, viaggiare, ma possiamo trasformare queste restrizioni nell’opportunità per riscoprire chi e che territorio ci sta accanto. La pandemia rimette al centro i territori, la grande sfida è per noi Agesci partecipare, con il nostro specifico scout, alla coesione sociale del Paese insieme agli altri.

Parla di educazione come resistenza, perché?
Mi piace sottolineare il nostro sforzo educativo verso i ragazzi e in questo “resistenza educativa” penso alle Aquile randagie (il gruppo scout di Milano che resistette al fascismo e non si sciolse continuando l’attività scout in clandestinità – ndr.) al loro motto “resistere un giorno in più”: per me questo è lo spirito con cui stare accanto ai nostri ragazzi con il coraggio e la speranza


In apertura foto Agesci di ©Nicola Cavallotti


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