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Social Innovation

La portineria di quartiere al Madonnella di Bari

di Marilù Ardillo

È una delle azioni della Cooperativa di Comunità MEST: l'obiettivo è creare connessioni e opportunità tra cittadini che abitano il quartiere e che desiderano mettere a disposizione tempo, disponibilità e competenze e il modello è quello delle reti basate sull’economia solidale. «Se un cittadino chiede aiuto ai nostri portinai sta accordando fiducia a delle persone che non conosce e le sta dunque conoscendo», spiega una delle ideatrici, Nadia Saponara

Ancora oggi come nel 1932 nelle pagine di Vasco Pratolini, molta gente come i suoi Valerio, Giorgio, Marisa e Olga afferma che «la nostra vita sono le strade e piazze del Quartiere». In quello egiziano descritto nel libro del premio nobel Nagib Mahfuz, un bambino si diverte ad osservare i gelsi nel giardino del monastero: «le loro foglie verdi sono un’oasi nel nostro quartiere».

La parola Quartiere ha un inspiegabile suono onomatopeico che ispira familiarità, accoglienza. È una parola buona.
In epoca medioevale e rinascimentale era una delle quattro parti in cui veniva suddivisa la città. Oggi siamo soliti usarla per riferirci al posto in cui abitiamo, al luogo che ospita la nostra casa, la nostra quotidianità.
Che siano residenziali, popolari, etnici, industriali o storici, i quartieri sono dei racconti. A pensarli si ha già la sensazione di sentire voci, accenti, odori e colori che li caratterizzano.
È nei quartieri che le persone si incontrano, lì dove ogni campanile, basilica o bottega conquista un’identità del tutto unica.

A Madonnella imprenditori, professionisti, baresi veraci e immigrati vivono in palazzi attigui: è il quartiere più eterogeneo della città. È nato negli anni ’20, si affaccia sul mare e sulla ferrovia.
In pochi isolati convivono palazzi alti delle istituzioni, case basse e ristrutturate e palazzine d’epoca vittime del tempo e dell’incuria.
Nel circolo ricreativo La Zella anziani residenti giocano a carte con molti immigrati: Avtar Ram lavora stabilmente a Bari da 16 anni e nel quartiere Madonnella vive con la sua famiglia.
Il proprietario dello storico panificio Violante racconta di essere stato tra i primi insieme ai suoi fratelli ad aver accolto lo sbarco degli immigrati albanesi offrendo il loro pane.
E poi c’è la piazza della Madonnella a cui il quartiere deve il suo nome, con il piccolo tempio esposto che protegge gli usci delle case. Madonella è un quartiere multiculturale, una comunità sociale tra le più belle della città.

La Cooperativa di Comunità MEST, che mette radici 4 anni fa proprio a Madonnella, crede fermamente nel valore della comunità e nei legami basati sulla fiducia, sull’appartenenza e soprattutto sulla diversità.
MEST nasce come un servizio che permette lo scambio di capacità e conoscenze all’interno di una comunità di artisti, imprenditori, utenti, associazioni e cooperative. È un contenitore fisico e digitale che accoglie e che mette in condivisione risorse e idee facilitando collaborazioni ad impatto culturale, territoriale, sociale ed economico.
Tra i loro progetti: MadonelLAB, riconosciuto dalla Regione Puglia nell’ambito del programma “PUGLIASOCIALE IN – Coop di Comunità 2018”, che ridisegna il Quartiere Madonnella di Bari come un grande laboratorio accessibile a tutti, in cui nascono e si realizzano processi innovativi, creativi ed economici grazie alla partecipazione della cittadinanza che vuole condividere esperienze, spazi e idee.

Una delle tre macroaree del progetto intitolata Madonella Social è dedicata alle attività di tipo partecipativo. Come il Portierato di quartiere.

L'idea nasce da 4 soci dell’Associazione di promozione sociale Piantiamola: Nadia Saponara, Fulvio Demarinis, Paola Paglionico e Natalia Lucaioli hanno aderito a MadonnelLab contribuendo alla progettazione e scrittura.
«Siamo professionisti del sociale e ci occupiamo da anni di attività e progetti di tipo socio-culturale che hanno come scopo il reinserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate e la messa in rete di soggetti pubblici e privati per realizzare eventi e iniziative che coniugano il benessere, la cultura, l’aiuto», ci racconta Nadia Saponara, presidente dell’Associazione e portinaia del Portierato.

L’obiettivo principale dell’iniziativa è creare connessioni e opportunità tra cittadini che abitano il quartiere e che desiderano mettere a disposizione tempo, disponibilità e competenze. Per rendere la vita più semplice. E pure più bella.
Quando pensiamo al portinaio, pensiamo ad una persona di fiducia a cui ci affidiamo per assolvere ad un bisogno, a cui chiediamo aiuto quando siamo impossibilitati a svolgere una mansione necessaria. Il Portierato di quartiere non è altro che questo: il posto dell’ascolto. È un modello di rete basato sull’Economia Solidale, dove le realtà sociali che la compongono collaborano tra loro per arrivare a riorganizzare i flussi economici, culturali e valoriali.

A Parigi già 6 anni fa nasceva Lulu dans ma Rue, una piccola edicola trasformata in un concierge di quartiere che, grazie all’intuito di un economista prodige oggi insegnante di economia sociale, ha messo insieme 11.000 persone e 3.600 servizi. L’intenzione di Charles-Eduard Vincent era quella di restituire umanità alla vita quotidiana, che è la stessa dei ragazzi di MEST e di Piantiamola: avvicinare le persone.
«Se un cittadino chiede ai nostri portinai un numero di telefono utile o la possibilità di farsi lasciare un pacco, attraverso quel gesto semplice sta accordando fiducia a delle persone che non conosce e le sta dunque conoscendo. Pian piano forse sceglierà di aderire ad iniziative diverse, un evento di "poesia urbana", un laboratorio a tema di racconti che incrociano le storie personali con la storia del quartiere, delle letture condivise, dei gruppi tematici», aggiunge Nadia Saponara.
E così si allarga lo sguardo, si esplorano nuovi scenari. E ci si sente meno soli.

Il Portierato di quartiere MEST, il primo portierato sociale in tutta la Puglia, è stato inaugurato il 1° marzo 2021 in via Michelangelo Signorile 6.
Per la sua realizzazione è stata istituita una campagna di crowdfunding, con l'intento di rendere i cittadini protagonisti, a partire dalla ristrutturazione dello spazio fino alla sua apertura e permanenza nel quartiere.
La Fondazione Vincenzo Casillo ha scelto di prendere parte alla campagna offrendo il suo contributo, in virtù della valorizzazione e crescita del territorio di cui si fa promotrice ogni giorno.
Tra i vari servizi offerti: assistenza digitale, assistenza compilazione e invio pratiche, spesa a domicilio, ritiro e consegna farmaci, passeggiate con gli anziani, accompagnamento per visite mediche o trattamenti sanitari, baratto, book sharing, biblioteca, passeggiate con animali domestici, lavori domestici, riparazioni vestiti, cucina a domicilio, lezioni di vario tipo, lavori professionali casalinghi. Compagnia e ascolto, telefonici o dal vivo.
Uno dei servizi più originali è "Regala una poesia”: è stato allestito un piccolo spazio con poesie scritte su cartoncini arrotolati, che si possono regalare tramite i portinai, anche a persone sconosciute. Per il puro piacere di lasciare traccia di una presenza, di un pensiero. E invertire la rotta di una giornata.
In occasione della Pasqua i portinai insieme a MEST e alla Cooperativa Sociale Unsolomondo hanno promosso la vendita di uova di cioccolato equo solidali, raccogliendo 500 euro utilizzati per la spesa destinata a 10 famiglie indigenti del quartiere.

La pandemia, il distanziamento sociale e la zona rossa ha inevitabilmente condizionato una serie di attività che il Portierato avrebbe voluto proporre e che, per forza di cose, è costretto a rimandare. Di contro però, molte persone risultate positive al Covid-19 hanno potuto contare sul loro supporto per la consegna a domicilio di beni di prima necessità e farmaci. Sopratutto persone sole.
Ed ecco che il portinaio di quartiere diventa l’amico di quartiere, che mette in connessione case, terrazze, torte, piante, memorie, ricette e ispirazioni.
Dal 1° Marzo 2021 a Bari potete vedere un bel film, l’arcobaleno dopo un temporale o la prima fioritura del vostro glicine e avere la certezza di poterlo raccontare a qualcuno.


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