Un nuovo modo di concepire la vita adulta delle persone con disabilità cognitiva, che va oltre il modello assistenziale e si sviluppa garantendo il diritto di scegliere la propria vita, avendo le stesse opportunità degli altri cittadini: «Con loro stiamo costruendo in modo originale e flessibile nel tempo il loro stesso futuro. L’idea è quella di far si che la casa, così come il luogo di lavoro e i momenti socialità non siano protetti, bensì inclusivi per questi ragazzi. Il tutto fornendo ogni necessario supporto per diventare adulto indipendentemente dalla propria disabilità». Questo il lavoro viene compiuto quotidianamente dalla Fondazione CondiVivere, spiega Alberto Aldeghi presidente cooperativa sociale. Si si può fare che insieme alla Fondazione e ai ragazzi con disabilità seguiti dai progetti lavora per costruire con loro autonomia abitativa.
La strada dell’autonomia parte da scuola per arrivare a casa
Nata nel 2011 su iniziativa di un gruppo di genitori con l’obiettivo di fornire a persone affette da disabilità cognitive la possibilità per una vita autonoma e indipendente. «Ad oggi sono state coinvolte 25 famiglie, – spiega Aldeghi – insieme a loro abbiamo scardinato il principio ancora molto diffuso secondo cui le persone con disabilità cognitive non siano in grado di vivere la propria vita in base ai loro desideri, seguendo le loro passioni e inclinazioni.
La Fondazione attualmente lavora con 16 le persone che beneficiano dei progetti di autonomia abitativa. Ragazzi che non vogliamo “solo” prendere in carico e far accedere a una gamma di servizi pre-organizzati e pre-immaginati». Il “passo zero” di questo progetto abitativa va detto che è stato la “Scuola delle Autonomie”, un percorso che metteva – e mette tutt’ora – a disposizione un luogo, ovvero un’abitazione vera e propria, e una rete sociale, composta dai quartieri di Dergano e di Bresso, in cui sperimentarsi insieme agli educatori e crescere verso la dimensione adulta. «Da quell’idea sono nate oggi “Casa Condivisa” e “La Scuola delle Autonomie”», spiega Alberto Aldeghi.
La diversità è un valore, non un limite
“La Scuola delle Autonomie” si trova in via Trevi 4 e non è distante dal progetto “L’abitare per persone con disabilità complesse”, che fa ‘base’ in via Carnevali 11. Entrambi sorgono nel quartiere di Dergano e sono stati pensati in continuità per consolidare l’autonomia abitativa delle persone con disabilità, sono a tutti gli effetti due appartamenti, esempi concreti di come non solo “dopo di noi”, ma anche “durante noi, il cohousing di questi ragazzi sia possibile.
Non è finita qui, perché in via Fiamma 19 – in un’altra zona di Milano, ma stessi principi – è attivo un percorso formativo e di convivenza tra persone con e senza disabilità, «dove abbiamo integrato la necessità di sperimentare l’autonomia in un alloggio diverso da casa, con la possibilità, che spesso è un desiderio, di vivere un’esperienze crescita e di amicizia in una dimensione dove la diversità è un valore, non un limite», continua il presidente cooperativa sociale Si si può fare.
Intanto la Fondazione e la cooperativa stanno lavorando su un altro progetto di cohousing-allargato, grazie al quale le persone con disabilità potranno abitare stabilmente in una casa all’interno di una rete solidale, dove vivere con minore necessità di supporto da parte degli educatori. Ci saranno solo i ragazzi – con la possibilità di avere dei coinquilini selezionati dagli educatori, ma esterni alla Fondazione o alla cooperativa – che saranno chiamati ad essere autonomi e ad appoggiarsi alla rete del quartiere in caso di necessità.
Autonomia e integrazione
Per i ragazzi seguiti dai progetti di Fondazione CondiVivere, sperimentare occasioni abitative in cui la persona, nonostante la complessità della disabilità, possa mantenere un ruolo attivo all’interno della casa è fondamentale. «L’autonomia passa dalla volontà dei ragazzi e delle ragazze di adattare a loro questo spazio. Certamente questo passaggio ha a che fare con la disabilità della persona, ma la casa la pensiamo solo per rispondere a quel tipo di esigenza, anzi. Costruiamo dei percorsi con i nostri educatori che affiancano i genitori della Fondazione per far si che lo spazio abitato risponda all’identità e al gusto del suo inquilino. Insieme gestiamo arredamento e in alcuni casi anche la ristrutturazione dell’abitazione stessa», continua Aldeghi.
La novità del progetto sta nel suo essere saldato al progetto di automia scolastici prima e lavorativa poi. Fondazione CondiVivere infatti ha aperto da qualche tempo “Il Bottegaio NoStrano”, un negozio di prodotti biologici e a chilometro zero, situato nel cuore del quartiere Dergano. Si tratta di un negozio gestito da persone con e senza disabilità cognitiva ed educatori con l’obiettivo di utilizzare le occasioni che si presentano sul posto di lavoro in modo costruttivo. Inoltre i ragazzi imparano una professione che ha oltre ad uno scopo commerciale, uno etico e solidale. Il negozio è quindi la cornice perfetta in cui saldare il lavoro che si fa insieme a questi ragazzi a scuola e nei progetti abitativi: costruire l’autonomia e lavorare sull’integrazione.
L’autonomia di essere inquilini e lavoratori
Autonomia e integrazione sono come ago e filo, non c’è un tessuto senza l’uno che collabora con l’altro. Per questo uno spazio abitato sia da ragazzi con disabilità che non, agisce insieme ad una bottega gestito da un gruppo di 23 persone di cui 16 con disabilità cognitiva e 7 educatori. Le persone con disabilità cognitiva che lavorano in negozio, che sono le stesse che aderiscono ai progetti abitativi, non sono semplici dipendenti: ma protagoniste attive, in quanto socie proprietarie del negozio. Così come abitando nella “Casa Condivisa” non sono ospiti o pazienti, ma inquilini.
«Il lavoro, insieme al diritto di abitare, sono gli strumenti più potente a disposizione di ciascun individuo per una piena realizzazione di sé e per sentirsi partecipe della comunità in cui si vive. Il lavoro è un diritto per tutti, a prescindere dalla proprie condizioni, ed è un’occasione indispensabile per far nascere, acquisire e potenziare una serie di abilità, competenze che non potrebbero sicuramente essere conseguite in situazioni assistenziali, ghettizzanti e avulse dalla quotidianità», conclude Alberto Aldeghi presidente cooperativa sociale Si si può fare. Attraverso il lavoro e l’abitare le persone con disabilità entrano a far parte del tessuto lavorativo e di vita del quartiere, imparando a percepirsi in modo autonomo, guadagnando uno stipendio e scegliere come spenderlo. Compreso per l’arredo della propria casa.
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