Un grande tavolo, una dozzina di persone attorno e l’entusiasmo di raccontare cos’è WelComE; una persona di passaggio che si affaccia dalla finestra aperta sul cortile e le bastano poche frasi per capire di cosa si stia parlando. La qualità della comunità educante, a Quarrata, si respira anche da queste piccole cose. Quarrata è una cittadina con meno di 30mila abitanti, in provincia di Pistoia. Un tempo la chiamavano “la città del mobile” per via del suo fiorente artigianato, legato soprattutto a poltrone e divani. Oggi molte aziende hanno chiuso e le esposizioni hanno la carte da pacchi sulle vetrine. La decadenza del distretto ha effetti diretti anche sui ragazzi: se prima lo scarso successo scolastico non faceva problema perché si andava facilmente a lavorare, dopo la crisi c’è il rischio che molti ragazzi si perdano. WelComE è un acronimo per Welfare e Comunità educante ed è uno degli 86 progetti selezionati dall’impresa sociale Con i Bambini attraverso il bando “adolescenza”. L’impresa sociale Con i Bambini, nata nel giugno 2016 e interamente partecipata da Fondazione Con il Sud, ha il compito di attuare i programmi e le finalità del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Tale Fondo – alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria tramite un meccanismo di credito d’imposta, grazie a un accordo con il Governo – ha già assegnato 281 milioni di euro per 355 progetti selezionati attraverso quattro bandi (Prima infanzia, Adolescenza, Nuove generazioni e Un passo avanti) e 23 progetti speciali, di cui beneficeranno complessivamente 480mila bambini e ragazzi, con 6.600 organizzazioni coinvolte.
A Quarrata i primi semi di quello che poi sarebbe diventato il progetto WelComE sono stati gettati già nel 2013. «C’erano un Centro di aggregazione giovanile e un Centro socioeducativo, con progetti per aiutare i ragazzi segnalati dai servizi sociali. Ma cominciammo a ragionare sul fatto di utilizzare le stesse risorse in maniera diversa. A parte la scuola, per i ragazzi il territorio offre poco: decidemmo di ripartire da lì, dalla scuola, che è diventata una scuola aperta», racconta il sindaco, Marco Mazzanti. Aprire gli spazi, i tempi, ma anche aprire il “ghetto” dei ragazzi segnalati dai servizi, con proposte che tenessero insieme tutti i bambini, «perché loro sanno di vivere in un contesto più difficile, ma a scuola finalmente hanno la sensazione di essere tutti uguali», dice Lia Colzi, assessore ai servizi sociali ed ex maestra. «La scuola stava nella sua nicchia, oggi è parte della vita quotidiana di questa comunità. I genitori sono felici di partecipare, sentono la scuola parte della loro vita». Stefano Lomi all’epoca era assessore ai servizi sociali: «La scuola aperta è stato il nostro punto di forza, ci siamo contraddistinti perché si è riusciti a collaborare fortemente. Dal “sociale” inteso come curativo e riabilitativo di un disagio, siamo passati a ragionare sul benessere collettivo della popolazione», spiega.
La scuola aperta è stato il nostro punto di forza. Dal “sociale” inteso come curativo e riabilitativo di un disagio, siamo passati a ragionare sul benessere collettivo della popolazione
Stefano Lomi, ex assessore ai servizi sociali di Quarrata
Il finanziamento di Con i Bambini ha permesso di mettere a sistema alcuni semi, di dare un ampio respiro temporale ad alcune pratiche e di allargare l’alleanza ad altre scuole. «Soprattutto ci ha permesso di passare a una dimensione politica e di approccio, che mancava. L’idea è di far cambiare il ruolo alla scuola», afferma Rossano Ciottoli (in foto), direttore di Il Pozzo di Giacobbe, storica associazione di volontariato di Quarrata, capofila del progetto WelComE. Perché è vero che la scuola da sola non basta per contrastare la povertà educativa, ma il punto è cosa intendiamo per scuola.
«Qui abbiamo voluto metterla al centro dei percorsi educativi, facendo entrare altri know how e altre prospettive, portando l’educazione dentro la scuola», sintetizza. «Ormai una scuola diversa da questa, che chiude le porte alle 13, non riesco più a immaginarla», conferma Luca Gaggioli, il dirigente dell’Istituto Comprensivo Bonaccorso da Montemagno. Nei due istituti comprensivi di Quarrata – il Bonaccorso da Montemagno e il Mario Nannini – adesso le scuole sono aperte fino alle 18, tutti i pomeriggi: accolgono i ragazzi per i compiti, attività di recupero e di peer education, laboratori di cinegiornalismo, fotografia, informatica… A scuola i ragazzi fanno attività assolutamente originali, come il servizio civile scolastico (junior e senior) e le cooperative scolastiche. «Oggi non dobbiamo vigilare perché nessuno esca, ma su chi entra. Arrivano anche ragazzi che quel pomeriggio non hanno laboratorio, bussano e chiedono “preside, posso entrare?”», ride il preside. Prima non succedeva. Prima i ragazzi il pomeriggio lo passavano bighellonando per il paese o lungo il torrente Fermulla, col rischio non remoto di incappare nella rete di qualche spacciatore.
Al Bonaccorso è nato il servizio civile scolastico, un’idea poi esportata anche in altre parti d’Italia attraverso la rete Avanguardie Educative di Indire, con due ragazzi delle medie che andarono dal dirigente a dire che volevano fare qualcosa per la loro scuola. Adesso lo fanno tutti gli studenti, per sei ore all’anno. In prima prevalgono attività interne, come preparare cartelloni per le aule; tenere aperta la biblioteca scolastica il mercoledì pomeriggio, quando quella comunale è chiusa, garantendo un luogo di studio.
Gli alunni delle seconde si dedicano in particolare alla peer education – sono 50, solo in questa scuola, che il pomeriggio tornano in classe per aiutare i compagni nei compiti e nello studio – mentre i ragazzi di terza si mettono a disposizione della comunità: hanno ripulito i boschi con Legambiente, ideato con Avis uno spot per promuovere la donazione del sangue fra i giovani, fatto la raccolta alimentare fuori dai supermercati per l’emporio solidale cittadino. Con modalità diverse, anche altre due scuole hanno aderito al servizio civile junior. In più c’è il servizio civile scolastico senior, che coinvolge i genitori: «un modo semplice per far sì che anche le famiglie sentano la scuola come “propria”. C’è chi ha cucito le tende per un’aula e chi ha realizzato coreografie e scenografie per il ballo di terza media, chi ha potato gli ulivi della scuola e chi ha catalogato i libri della biblioteca scolastica. Nella frazione di Fognano, dove il plesso rischiava di chiudere, proprio i genitori insieme alla Pro Loco hanno messo in piedi un’offerta formativa pomeridiana tale da attrarre altri alunni e salvare la scuola. «In un periodo in cui la relazione tra insegnanti e genitori è molto fragile, questi momenti permettono l’incontro», spiega Benedetta Tesi, responsabile educativa di WelComE.
Uno strumento diverso, ma che punta sempre a far emergere le competenze che i ragazzi hanno e che la scuola invece fatica a vedere, sono le cooperative scolastiche. Al Nannini, fra apericena, recite per i bambini della scuola dell’infanzia e vendite dei cenci per Carnevale, i ragazzi si sono pagati parte della gita di terza media, due giorni in rifugio. Mentre al Liceo Artistico Petrocchi di Pistoia, anch’esso partner di WelComE, la cooperativa Superquart ha realizzato tutta la grafica per l’open day dell’istituto e ora sta cercando con un incubatore d’impresa di Confcommercio di produrre una lampada da tavolo in materiali riciclati che gli studenti-soci hanno progettato. «Le dinamiche di classe cambiano totalmente e i ragazzi imparano che ci sono tanti modi per pensare creativamente il proprio futuro, anche lavorativo», continua Tesi.
Ma il punto cruciale è solo uno: i rapporti di fiducia. «Per questo abbiamo portato il coaching, un approccio da educativa di strada, sperimentato al CAG, dentro la scuola. Una volta alla settimana, in orario scolastico, il ragazzo “stoppa” il tempo scuola per un incontro personale con un educatore e ragionare in termini progettuali», spiega Annarita Naselli. «Lavoriamo su autostima, potenziamento, con step e obiettivi. Lo metti al centro, gli fai vedere che ha delle capacità che da solo non riesce a vedere, gli fai scoprire che vale: gli si accende una lampadina. Con i docenti ora ci si riconosce reciprocamente come supporto gli uni per gli altri». Su 54 ragazzi a rischio bocciatura, inviati al coaching durante lo scorso anno scolastico, 41 sono stati promossi. «Hanno ritrovato la motivazione», dice Annarita.
Comunità educante è costruire relazioni tra soggetti diversi, dove non c’è un soggetto che decide e un soggetto che esegue, ma tutti si assumono la corresponsabilità di progettare e realizzare un processo di costruzione della comunità
Daniela Gai, presidente di Il Pozzo di Giacobbe
Non c’è solo una comunità di pratica, in questo pezzo di provincia toscana, ma anche una riflessione molto matura. «Comunità educante è costruire relazioni tra soggetti diversi, dove non c’è un soggetto che decide e un soggetto che esegue, ma tutti si assumono la corresponsabilità di progettare e realizzare un processo di costruzione della comunità», afferma Daniela Gai, presidente del Pozzo di Giacobbe. «Il progetto fa esplodere e rafforza un processo di costruzione di comunità che non nasce dal nulla. L’approccio stesso di Con i Bambini ci ha rafforzati nella convinzione di non essere “solo” soggetti attuatori, che si limitano a fornire servizi: siamo soggetti del territorio che si assumono la responsabilità di co-governo del territorio. Il contrasto della povertà educativa passa anche da una modalità nuova di fare politiche del territorio». Per questo Hero-Hub educativi per la resilienza e le opportunità, l’altro progetto finanziato da Con i Bambini in questa zona, ha fra le azioni l’accompagnamento della nascita di una fondazione di comunità a Pistoia. E non è un’altra storia, solo un’altra puntata.
L'esperienza di WelComE è fra quelle raccontate sul nuovo numero di VITA di dicembre, "Emergenza Neet. Ragazzi, scopriamo il tesoro che c'è in voi", all'interno di uno speciale di 12 pagine realizzato in collaborazione con l'impresa sociale Con i Bambini per presentare le attività realizzate grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Proprio l'investimento sui più piccoli, per fermare il cerchio della povertà educativa, consente infatti di sucire dalla logica dell'emergenza e del rattoppo dinanzi ai preoccupanti numeri dei Neet. Come ha ricordato anche Papa Francesco, se è vero che per educare un bambino ci vuole un villaggio, spesso oggi il "villaggio dell'educazione" non c'è: proprio le comunità educanti su cui punta Con i Bambini sono quindi una delle leve più efficaci per rispondere alla sfida della povertà educativa.
Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA
Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.