Ci sono storie che è difficile leggere, ma che è indispensabile siano scritte. A questa categoria appartiene “Marito Amore Incubo” (Reverdito Editore, Trento, pag. 155, 14 euro), il libro che racconta la storia di Julia, una donna intrappolata in un rapporto violento e che ha trovato la forza e il coraggio di andare avanti, superare i ricordi dolorosi e approdare alla consapevolezza che la propria vita ha valore. Un valore che dona la forza per raccontare e condividere la propria esperienza perché altre donne trovino il coraggio di ribellarsi a un “amore”.
A trasformare la vicenda di Julia (il nome ovviamente è di fantasia) in una storia è Paola Maria Taufer (nella foto), psicologa e psicoterapeuta trentina al suo esordio come scrittrice. «Julia mi ha avvicinato al termine di una conferenza pubblica» ricorda Taufer. «Mi ha detto di voler raccontare la sua storia e chiedeva il mio aiuto. Ho accettato». I primi incontri sono carichi di dolore, il racconto esce come confuso, episodi che si susseguono e accavallano. «Nelle sue parole c’era tanto dolore», osserva Taufer. Tre anni, tanto è durato il racconto «Ma non è stata una psicoterapia. Certo in alcuni momenti ho dovuto contenerla: era come un fiume in piena. Ma lei mi ripeteva sempre: “Quello che è successo a me lo voglio dire a tutti perché le donne non facciano quello che ho fatto io”».
Julia che oggi ha una settantina d’anni, conosce l’uomo che è diventato suo marito e il suo persecutore, a 19 anni. Per lei è il principe azzurro, in questo azzurro però ci sono delle nuvole nere, piccoli segnali che però lei non coglie, non vuole cogliere “Col tempo ho pagato ciò che quel giorno non ho voluto capire, la mia cecità, le mie illusioni”, si legge nelle prime pagine del libro dopo il racconto dei primi episodi di violenza verbale e fisica.
«Quando una persona è innamorata perde la capacità di essere obiettiva» chiosa Taufer che ricorda come la stessa Julia oggi abbia raggiunto la consapevolezza di essere stata “ingenua e innamorata”. La storia di Julia è quella di una donna che ha vissuto sul filo del rasoio per anni, decenni, a sorreggerla l’amore per i figli, ma a farle compagnia sono i sensi di colpa, la speranza di un miglioramento e l’istinto di sopravvivenza. «Ci siamo incontrate per tre anni e spesso mi diceva, questo racconto è per dire alle altre donne “non fate come me, state attente”. Poi ha iniziato a raccontare sempre gli stessi episodi e io mi sono resa conto che il suo compito era finito e che io avevo tra le mani una storia. Quando le ho detto che dovevo sistemare il materiale lei mi ha risposto che dopo tutti i mesi in cui ci eravamo incontrate e lei aveva ripercorso la sua storia adesso si sentiva bene, si era tolta un peso da dentro», continua l’autrice. «Per Julia è stato un percorso in un certo senso “terapeutico” e dopo non le è più importato della realizzazione pratica del libro “Io ho fatto, non ci voglio più pensare”, mi ha detto».
Quello che è successo a me lo voglio dire a tutti perché le donne non facciano quello che ho fatto io
Così il compito di scrivere se lo è assunto Paola Taufer che ha dato forma alla storia di Julia, un racconto in prima persona ricco di dettagli, ma anche carico delle contraddizioni tipiche della vita reale perché come ammette la stessa protagonista è "solo col tempo ho capito che esistevano ed esistono ancora oggi dei doveri nei confronti di me stessa. Solo col tempo ho capito che anche io avevo diritto di vivere la vita. La mia vita”.
Nel libro ogni tanto ci si imbatte nel dialogo tra Paola Taufer e Julia. «È stata un’idea dell’editore» spiega l’autrice. Questi dialoghi aprono come delle finestre nel mondo di Julia, nel suo modo di pensare, aiutano a cogliere il suo modo di ragionare, ma mostrano anche, soprattutto nei primi capitoli la trappola che lei stessa si era costruita, quella che portava a giustificare tutto, a “giustificare” gli sfoghi del marito, verbali e fisici. «Si era infilata in una situazione che l’ha portata a tenersi tutto dentro per anni e anni. Perché se inizi ad accettare questa situazione, la subisci per tutta la vita. Eppure, lei ce l’ha fatta alla fine, ha scelto di scuotersi, di liberarsi ed è soprattutto riuscita a mantenere la sua salute mentale».
Ed è stata Julia a scegliere il titolo del libro “Marito amore incubo” e a fornire la foto di copertina: «È un suo completo intimo che le avevano regalato i figli e che il marito ha tagliato a striscioline. Non è una foto di stock, non è finta è proprio vera», conclude Taufer.
"Dal giorno del mio matrimonio – racconta Julia – non c'è mai stata una parentesi, un'intera giornata in cui non ricevasse da lui un rimprovero. A volte speravo che mi "sgridasse" presto per non dover temere scoppi di rabbia successivi". Sembra la storia di una donna annientata, eppure alla fine è riuscita a vincere il silenzio e a parlare.
Quella con Julia non è stata una psicoterapia, ma nel suo lavoro di psicoterapeuta l’autrice ha incontrato altre donne che hanno vissuto e vivono esperienze di violenza domestica, verbale e fisica «c’è come un fil rouge che lega tutte le storie: l’accettazione iniziale della situazione. Le donne giustificano l'uomo che le umilia, le picchia e le maltratta dicendoa se stesse che è stressato, nervoso, ma poi cambierà. E loro, i mariti, i compagni, i fidanzati sono bravi a far sentire le donne colpevoli, sono maestri di manipolazione, di umiliazione psicologica. Ed è a questa situazione che le donne si devono ribellare. Per farlo devono essere consapevoli e spero che la storia di Julia aiuti a fare questo».
In apertura Photo by Hailey Kean on Unsplash
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