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Napoli

Caivano tra stupri e camorra ma il sociale non si arrende

Il Parco Verde nel comune di Caivano è uno dei luoghi più degradati del Sud Italia, abbandonato dallo Stato che si ricorda della sua esistenza solo davanti a drammatici fatti di cronaca, come gli stupri ripetuti su due minorenni. Ma con e per i giovani del Parco ci sono le realtà del Terzo Settore: «Non è un contesto facile il nostro», dice Bruno Mazza, dell’associazione “Un’Infanzia da Vivere”. «Ma i giovani del quartiere si possono salvare come mi sono salvato io. Non dobbiamo consegnarli alla camorra e alla violenza»

di Anna Spena

Il Parco Verde nel comune di Caivano è uno dei luoghi più degradati del Sud Italia. Una periferia nella periferia a nord di Napoli. Seimila abitanti, 1160 sono minori, e nessun servizio. Qui ci sono 12 piazze di spaccio e bambini che giocano in mezzo alle siringhe usate dai tossicodipendenti e poi buttate tra le aiuole. Il Parco Verde di Caivano è un luogo che la camorra si è mangiato pezzo dopo pezzo. Un luogo di povertà estrema da un lato e dall’altro di case occupate abusivamente da persone che la camorra ha messo lì togliendole a chi, di quelle case, aveva bisogno per davvero. Il Parco Verde di Caivano è il luogo dove padre Maurizio Patriciello, dall’altare della chiesa di San Paolo Apostolo, ha denunciato lo scempio della Terra dei Fuochi e le morti dei bambini malati di tumore, troppi, tutti concentrati nella stessa area. Lo stesso prete – che oggi vive sotto scorta – che ha invitato la premier Giorgia Meloni ad andare nel Parco. E lei a quell’invito  ha risposto: «Accolgo l’invito di don Patriciello, presto andrò in visita al Parco Verde di Caivano».  Il luogo è tornato sotto i riflettori dopo lo stupro al Parco Verde di Caivano di due cuginette di 11 e 12 anni nell’ex centro sportivo Delphinia.

Da ex spacciatore ad educatore sociale

Bruno Mazza qui ha fondato l’associazione Un’infanzia da vivere. È un ex spacciatore, un ex detenuto. «Io sono nato a Napoli, nel Rione Sanità», racconta. «Dopo il terremoto ci hanno portati qua, doveva essere una soluzione provvisoria. Le strade non erano asfaltate, le case non avevano ancora le finestre, eravamo piccoli, non c’era niente, e dovevamo vivere la noia». Mazza dice proprio così: “vivere le noia”. E la sua, e dei tanti come lui, l’ha riempita la criminalità organizzata. «Non dovevamo essere lasciati da soli, nelle strade. Lasciarci da soli, a me e ai ragazzi come me, ha segnato i nostri anni successivi: io, per esempio, sono entrato e uscito di galera. Del gruppo dei miei 14 amici nessuno aveva i genitori. Erano tutti morti o tutti in carcere. Ma adesso anche i miei 14 amici sono tutti morti: assassinati o per overdose. Pure mio fratello è morto per droga, tutti qua muoiono per droga. Mi sono salvato perché in carcere mi sono avvicinato alla scuola, ho scelto di studiare». La denuncia che arriva dalle realtà sociali che lavorano nel parco si ripete: «qui», spiega Mazza, «lo Stato ci ha abbandonati. Si ricordano di noi solo per i fatti di cronaca: le morti, gli omicidi, la droga, le faide di camorra. Poi i riflettori si spengono e tutto continua come prima. Eppure noi qua ci stiamo esponendo contro la camorra, contro la criminalità, e lo stiamo facendo grazie al sostegno di Fondazione con il Sud e all’Impresa sociale con i Bambini».

Bruno Mazza dell'associazione un'infanzia da vivere - foto Anna Spena
Bruno Mazza dell’associazione un’infanzia da vivere

Non lasciamo i ragazzi alla camorra

L’associazione fondata da Mazza è l’unica che ha direttamente sede all’interno del Parco Verde, l’ha fondata nel 2008: «è una realtà che è nata per dare ai bambini qualcosa di diverso rispetto alla vista di siringhe e alla droga. Quella che si è consumata nelle nostre strade è stata una violenza terribile, perciò la nostra presenza deve essere ancora più forte. In un territorio dove la camorra si serve degli adolescenti imbizzarriti e senza guida noi dobbiamo arrivare prima, una violenza così estrema come lo stupro al Parco Verde, passa anche da mancanza di educazione dei giovani ed è il sistema camorristico che li allontana sempre più dall’educazione. E lo stesso vale per alcuni contesti familiari. La mamma di una delle bambine abusate è una alcolista, il papà un tossicodipendente, ma gli assistenti sociali qui non si sono mai visti. E allora mi chiedo perché qui gli assistenti sociali non si sono mai visti?».

Lo Stato è assente, il Terzo Settore no

Proprio al Parco Verde di Caivano, lo scorso maggio, le realtà sociali del Sud Italia, e non solo, si sono date appuntamento. L’occasione ufficiale era il termine del mandato di Carlo Borgomeo, da 14 anni alla guida di Fondazione Con il Sud, a lui è succeduto il professore Stefano Consiglio. Il nome dell’incontro era: “Con il Sud, un futuro già visto. Manifesto alla rovescia: il sociale prima dell’economico per uno sviluppo possibile”. Grazie al supporto della Fondazione qui è nata una cooperativa sociale di tipo b: «l’obiettivo», spiega Mazza, «è l’inserimento lavorativo di ex detenuti e dei ragazzi più fragili del quartiere». La cooperativa si chiama “Nessuno resti solo” e gestisce la manutenzione del verde pubblico del Parco. «La Fondazione ha comprato tutte le attrezzature necessarie per bonificare le aiuole. L’ultima aiuola riqualificata l’abbiamo chiamata “Rompi il silenzio”, per supportare le donne vittime di violenze quando decidono di denunciare gli abusi».

Parco Verde, la situazione peggiore di tutto il Sud Italia


«Sono stato per 14 anni il presidente di Fondazione con il Sud», racconta Carlo Borgomeo. «Quando ho incontrato il Parco Verde di Caivano ho maturato la convinzione che in quel parco si vive la situazione peggiore che esiste nel Sud. Un contesto al limite dell’immaginazione. Seimila abitanti, nessun servizio, sì e no una decina di negozi, la metà abusivi». Da diversi anni Fondazione con il Sud sostiene la realtà fondata da Bruno Mazza e progetti di altri associazioni che lavorano in collaborazione con lui. «Dobbiamo denunciarla una realtà così, denunciarla ed evitare che vada sotto i riflettori solo quando si verificano fatti di cronaca così drammatici». La scelta del Parco Verde come luogo del passaggio di consegne tra Borgomeo e Consiglio è stata certamente una scelta simbolica ma: «la tesi che sosteniamo è chiara: qui c’è sicuramente bisogno dell’intervento e dell’attenzione dello Stato ma è altrettanto evidente che c’è bisogno di una reazione delle persone che nel parco vivono. Qui bisogna promuovere la comunità». E a farlo ha incominciato proprio Bruno Mazza: «lui ha una storia incredibile», ricorda Borgomeo. «Conosce il quartiere, parla la lingua delle persone che lo vivono, con i progetti della sua associazione mostra un’alternativa possibile alla strada, un’alternativa alla possibilità di essere reclutati dalla camorra. Ha iniziato un percorso importante e non bisogna lasciarlo solo».

L’autobus incendiato

Oggi sono un centinaio i ragazzi che frequentano l’associazione fondata da Mazza e che gravitano attorno ai progetti messi in piedi anche grazie al sostegno di altre realtà arrivate nel quartiere e sempre sostenute dalla Fondazione con il Sud. Qui sono nati orti sociali, o ancora con il progetto “La bellezza necessaria”, dell’associazione Uisp Campania – sport per tutti, è stato riqualificato un campetto all’interno del parco che è diventato uno spazio polifunzionale dove giocare a calcio, pallavolo, tennis e basket. «Il progetto», racconta il presidente dell’associazione Antonio Marciano, «è partito con due autobus incendiati. Quando entri in un contesto così devi farlo in punta di piedi, ti devi far conoscere, devi far in modo che le persone possano fidarsi di te. Oggi su quel campo e alle nostre attività partecipano oltre cento minori fino ai dieci anni. Li abbiamo intercettati con moltissima fatica e ancora di più la fatica la sentiamo quando proviamo a coinvolgere la fascia d’età immediatamente successiva. Qui lo Stato davvero non è presente, le persone vivono abbandonate a loro stesse, dove il riferimento principale dei ragazzi è l’illegalità, non la legalità». Lo stupro al Parco Verde di Caivano «è un fatto terribile», dice Marciano, «anche se questi fatti non avvengono solo nei contesti più fragili, non possiamo non denunciare come in certe zone fenomeni così drammatici si verificano con molta più frequenza. Qui per alcuni ragazzi andare in carcere “ti fa onore”». 

Prevenire è tutto

Luigi Salerno è il presidente di Traparentesi, un’altra delle associazioni che collabora con Bruno Mazza all’interno del parco. «Il nostro progetto “Oceani in costruzione», racconta Salerno, «è dedicato alla prima infanzia, da zero a sei anni. Lavorare con questa fascia ha l’obiettivo preciso di coinvolgere le famiglie. Siamo partiti nei primi mesi del 2023, ora stiamo facendo una mappatura del territorio, abbiamo tenuto dei campi estivi, e nei prossimi mesi sarà aperta, insieme ad Un’infanzia da Vivere, una ludoteca pomeridiana per i bambini».

Foto apertura Parco Verde di Caivano


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