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Tutti i numeri dell’azzardo legale che non avete osato chiedere

Nel 2023 l'azzardo legale ha fatturato 136,115 miliardi, la più grande impresa (non produttiva) del Paese! Il giocato telematico ha superato i 73 miliardi. Interessanti e preoccupanti le variazioni dal 2020, anno pandemico, ad oggi. Ma per il Censis gli italiani sono un popolo di giocatori felici. Già, la ricerca è sponsorizzata da Lottomatica

di Riccardo Bonacina

Con una certa incredulità ieri ho letto i lanci stampa a proposito della presentazione del 2° RAPPORTO LOTTOMATICA-CENSIS. Ecco l’incipit: “Il gioco legale è un’attività che coinvolge ogni giorno milioni di persone, che così si divertono e inseguono un sogno. Il 2° Rapporto Lottomatica-Censis testimonia, attraverso le opinioni degli italiani, che il gioco legale è il principale nemico di quello illegale: consente di giocare in sicurezza in un contesto fatto di regole certe che lo Stato deve stabilire e far rispettare”.

Il Censis si è guadagnato nel tempo buona fama e rispettabilità che purtroppo rischia di giocarsi con una ricerca, ovviamente e giustamente pagata da Lottomatica (il cui EBITDA è di 460 milioni di euro), dai toni quasi apologetici riguardo la partica del gioco d’azzardo, sia pur legale.

Nella prima pagina del Rapporto, poi, si dice senza alcuna vergogna che. “Il gioco è un’attività ordinaria, di puro divertimento, che milioni di italiani svolgono in modo assolutamente spontaneo e naturale”. E ancora: “Al 47% degli italiani è capitato di giocare a uno o più giochi legali nel corso dell’ultimo anno tra Lotto, Lotteria, Superenalotto, scommesse sportive e no, Bingo, giochi online, slot machine. Si tratta di quasi 23 milioni di persone: è la dimostrazione che il gioco è un’attività insita nella cultura e nella quotidianità degli italiani, praticabile in maniera responsabile, misurata e sana”.

Sull’onda di tanto entusiasmo per un Paese in cui tutti buttano i denari nell’azzardo al Censis scappano anche delle piccole bugie come quando di afferma, citando uno dei pochi numeri sul business, che “Nel 2022 risalgono anche le entrate erariali, che sono state di 11,2 miliardi di euro”, purtroppo per lo Stato a fronte di 136,115 miliardi di giocato le entrate erariali sono “solo” 10,2 miliardi.

Una piccola bugia che mi ha spinto a cercare i numeri dell’azzardo legale (Fonte Agenzia Dogane e Monopoli) negli ultimi 3 anni così da rimettere guadagnare in trasparenza in un business che nel 2023 ha fatturato 136,115 miliardi, la più grande impresa (non produttiva) del Paese!

Un’impresa il cui esercito è formato da 300 concessionari autorizzati dallo Stato, 3.200 imprese di gestione che, per conto dei concessionari, si occupano del coordinamento del gioco pubblico sul territorio, 80mila punti vendita tra bar, tabacchi, esercizi pubblici che consentono l’accesso ai cittadini ad uno o più tipologie di gioco legale, 40 mila addetti (fonte Censis 2013).

Dicevamo che siamo in grado di dare le cifre del business dell’azzardo legale nell’ultimo triennio.

Cominciamo dalla progressione del Giocato totale: nel 2020, anno pandemico per eccellenza, si registra un totale di giocato di 88.347.274 miliardi (12 miliardi in meno del 2019, allora furono 110,54 miliardi) con una crescita, ovvia, del Giocato telematico (quasi 50 miliardi); nel 2021 il totale giocato ritorna sui valori del 2019 e li supera con 111.227.224 miliardi, registrando un ulteriore balzo del giocato telematico che supera i 67 miliardi; lo scorso anno, il 2022 il giocato sfonda ogni tetto e ogni record arrivando a 136.115.005 miliardi con un ulteriore incremento del giocato telematico che supera i 73 miliardi.

Nel Rapporto Censis si insiste (con un sondaggio dalle risposte ovvie dei cittadini) sul fatto che “il gioco legale è il nemico più irriducibile del gioco illegale, di solito gestito dalla criminalità organizzata”. Anche qui, è un’ovvietà che non dice la verità, o almeno non la dice tutta intera.

L’azzardo legale non sottrae clienti al gioco illegale perchè ne forgia milioni di nuovi e potenziali ludopatici disposti a tutto pur di giocare. Non solo, come ha sostenuto Federico Cafiero de Raho, già procuratore antimafia e vicepresidente della Commissione antimafia, intervenendo alla Camera lo scorso 8 giugno: “Sottolineo spesso quanto sia importante ricordare che le mafie rappresentano sempre più un’insidia che condiziona le nostre attività. Le slot machine sono il meno rispetto a quello che avviene soprattutto nei quartieri più poveri, dove sono aperti punti di raccolta scommesse dove si scommette su tutto. È impensabile che in quartieri che hanno difficoltà ad andare avanti ci siano più punti di raccolta scommesse, è quindi evidente che a volte questa raccolta è finalizzata a qualcosa che va anche oltre il gioco, rappresentando canali di riciclaggio. È impensabile che si possano tenere aperti dei punti di raccolta scommesse, che comunque occupano un locale per il quale spesso si deve pagare un affitto, all’interno dei quali il più delle volte non c’è quasi nessuno. Per combattere il gioco patologico oggi c’è il limite della tessera sanitaria, ma non è detto che questa limitazione venga effettivamente adottata. Inoltre i punti di raccolta scommesse non hanno canali di segnalazione e i controlli. Di questa situazione, ovviamente, approfitta la malavita, che purtroppo è sempre pronta a dare denaro a chi vuole giocare. Per l’online è ancora peggio, perchè oltre ai soggetti autorizzati in Italia, ce ne sono altri che operano irregolarmente aprendo società in paesi dove è più debole il contrasto alla criminalità organizzata. Tutto questo sulla base di una norma europea che prevede la liberalizzazione delle attività economiche, escludendo totalmente i controlli. La stessa Agenzia Dogane e Monopoli non può intervenire.”

Proprio per limitare il tracimare dell’azzardo e le possibilità di riciclaggio la società civile ha lottato, non per proibire il gioco d’azzardo legale, ma per contenerne l a diffusione, per chiedere a Regioni e Enti locali regolamenti e regole, una realtà di cui la ricerca Censis/Lottomatica neppure accenna se non in maniera irridente.

Nella ricerca un capitoletto sbrigativo accenna alla ludopatia: “Molto si è parlato nel tempo di ludopatia, meno è stato fatto per dotarsi di strumenti di conoscenza puntuale e per l’attivazione di un sistema integrato, sanitario e di comunità, di contrasto. Vietare il gioco tout court resta una pericolosa scorciatoia, che favorisce il gioco illegale, clandestinizza i giocatori compulsivi lasciandoli soli di fronte ai problemi e, in ultima analisi, poco fa per combattere efficacemente il costo sociale e umano delle ludopatie.” (sic).

Ricordiamo che secondo ricerche che risalgono al 2019 sono oltre 1,3 milioni gli italiani malati patologici di dipendenza da gioco d’azzardo. E solo poco meno del 10% (circa 12mila) sono in cura. Un costo per lo Stato e per la società intera che butta nel cestino ricchezza e risparmio e sostiene un’industria del tutto improduttiva.


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