Acqua pubblica

Usa: crisi idrica e l’affare (d’oro!) dell’acqua in bottiglia

Quarantanove miliardi di dollari è quanto hanno speso gli americani nel 2023 per l’acqua in bottiglia. A Flint, nel Michigan, milioni di litri vengono estratti praticamente gratis da un’impresa privata. E intanto, nello stesso luogo, continua la crisi idrica provocata per sanare i conti pubblici della città, un tempo capitale di General Motors, oggi in decadenza

di Elisa Cozzarini

A dieci anni dall’inizio della crisi idrica nella città di Flint, nel Michigan, il problema della rete pubblica non è stato ancora risolto del tutto, mentre l’impresa privata BlueTriton continua a imbottigliare acqua pagando appena 200 dollari per pozzo, all’anno. A dare la notizia è l’agenzia di stampa non profit Pro Publica.

Flint, dove fu fondata la General Motors, è stata un fiorente centro industriale tra la metà del Novecento e gli anni Ottanta, quando è cominciato il declino economico e demografico da cui la città non si è mai ripresa. La popolazione rimasta, appena 100.000 abitanti, è in maggioranza nera e circa un terzo vive al di sotto della soglia di povertà. Nel 2011 il Comune, con 25 milioni di dollari di debito, è stato commissariato dal governo del Michigan e, per sanare i conti, nell’aprile del 2014 si è deciso di scollegare il sistema idrico integrato da quello di Detroit e attingere al fiume Flint, corso d’acqua che, per oltre un secolo, ha raccolto gli scarichi industriali e fognari. I costi della gestione idrica sono scesi, ma le conseguenze per la salute della popolazione sono state gravissime. Da subito le persone hanno iniziato ad avere problemi per la scarsa qualità dell’acqua, come eruzioni cutanee, perdita di capelli e prurito. In seguito, dalle analisi del sangue, sono emersi livelli alti di piombo. La ong Natural Resources Defense Council – Nrdc calcola che circa 9mila bambini abbiano assunto acqua contaminata per diciotto mesi a Flint.

A novembre 2016 la sentenza di un giudice federale ha stabilito che il governo doveva garantire a tutti i residenti acqua pulita, o consegnandola in bottiglia, o con l’applicazione di filtri nella rete. A oggi, ancora circa 2.000 abitazioni non sono servite in modo appropriato ed è terminata la distribuzione gratuita di acqua in bottiglia. La popolazione, intanto, è calata ancora di 20.000 unità.

Povertà, diffidenza, acqua in bottiglia

In una recente analisi pubblicata su The Conversation, il sociologo Daniel Jaffee, dell’Università di Portland, collega la crisi idrica con le disuguaglianze e con la crescente diffidenza tra le fasce più povere della popolazione sull’acqua pubblica. A Flint e in altri contesti simili, afferma Jaffee, gli amministratori pubblici e i donatori presentano la distribuzione di acqua in bottiglia inizialmente come una soluzione temporanea, fino alla risoluzione della crisi. Ma nella pratica, l’acqua in bottiglia sostituisce quella di rubinetto molto più a lungo. Naturalmente l’industria vede in questo una grande opportunità di guadagno.

In Michigan, intanto, la governatrice democratica Gretchen Whitmer, che nel 2018 aveva promesso in campagna elettorale di intervenire per limitare l’estrazione dell’acqua da parte di BlueTriton, non ha ancora adottato alcun provvedimento sul tema. Ed è al suo secondo mandato. Ha rifiutato anche di rispondere alle domande di ProPublica. BlueTriton nel frattempo ha assicurato di voler sostenere le comunità bisognose di aiuto, come ha fatto a Flint per circa quattro anni, regalando bottiglie d’acqua dopo che il governo aveva smesso di farlo.

Nel 2023 gli americani hanno speso 49 miliardi di dollari per comprare l’acqua, anche se la maggioranza di loro ha accesso ad acqua sicura dal rubinetto.

La foto in apertura è di Steve Johnson su Unsplash

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