Cultura

Calabria, nel cuore dell’Aspromonte c’è un “Bosco degli artisti”

Ad oggi sono 28 le opere esposte, che indagano il rapporto tra la natura e l’uomo. È nata anche Aspromondo, una residenza artista dove gli ospiti possono soggiornare, entrare in contatto con la comunità locale e dare forma alle opere che vogliono lasciare all’interno del bosco

di Giulia Polito

Le sculture si snodano lungo i sentieri, come un segreto che il bosco custodisce. Opere ispirate dalla natura e create per confondersi con essa. Il “Bosco degli Artisti” è un percorso espositivo allestito in Calabria, nel cuore dell’Aspromonte, nato con lo scopo di valorizzare la bellezza dei luoghi e di indagare il rapporto tra la natura e l’uomo. Tutto ha avuto inizio nel 2019, quando a Gambarie – uno dei maggiori centri aspromontani – vennero installate alcune opere successivamente vandalizzate. Da qui l’idea di individuare un’area espositiva più intima e raccolta, che potesse diventare scenario per l’allestimento permanente di un percorso artistico ispirato alla bellezza della natura.

Il Bosco degli Artisti fa parte parte di un progetto più ampio e articolato che da tanti anni viene portato avanti nel territorio reggino. Il FACE Festival – Festival dell’Arte, della Creatività, dell’Ecocultura – è stato il primo festival di video arte al Sud Italia e unico in Calabria ad affrontare il tema del rapporto tra arte e sostenibilità, dando vita a forme di fruizione alternative dell’arte, basate su dinamiche partecipate e interattive. Il festival è stato ideato e progettato dall’Associazione di promozione sociale CAT.ON.A., e le prime edizioni si sono svolte all’interno del parco ludico tecnologico e ambientale Ecolandia, nato dalla riqualificazione di una batteria militare ottocentesca sita nell’area collinare reggina di Arghillà.

Paolo Giosuè Genoese, direttore artistico del progetto e docente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, racconta: «Ho sempre lavorato nel mondo della comunicazione con un approccio orientato all’arte contemporanea. Quando abbiamo iniziato nel 2007 a fare FACE, grazie alla collaborazione di tanti attori coinvolti, volevamo creare uno spazio di sperimentazione artistica al Sud Italia. Con il passare degli anni ci siamo resi conto che la sperimentazione stava funzionando». Un dato certo da non sottovalutare, considerando soprattutto il territorio in cui è sviluppata l’iniziativa, «dove esiste un movimento di arte contemporanea», spiega Genoese, «anche se poco conosciuto». E che proprio negli ultimi anni sta iniziando ad emergere con maggiore forza.

FACE Festival si finanzia soprattutto grazie ai bandi pubblici regionali e comunali. Nel 2019, il festival ha iniziato a migrare verso la montagna, consolidando una collaborazione con il Comune di Santo Stefano d’Aspromonte. «A seguito degli atti vandalici sulle prime opere che abbiamo installato a Gambarie, abbiamo deciso di individuare un altro luogo in cui poter costruire un vero e proprio percorso artistico». È stato individuato così l’ex Vivaio Forestale di Cucullaro, all’interno del quale è nata anche Aspromondo «una residenza artista dove gli ospiti possono soggiornare, entrare in contatto con la comunità locale e dare forma alle opere che intenderanno lasciare all’interno del Bosco degli Artisti». Aspromondo rappresenta oggi la naturale prosecuzione del FACE Festival, il punto di raccolta della chiamata alle arti che ogni anno parte da Reggio Calabria e arriva in tutta Italia, coinvolgendo soprattutto il circuito delle Accademie di Belle Arti, docenti e studenti.


Ad oggi sono 28 le opere esposte all’interno del bosco e dall’inizio della sua storia FACE Festival ha coinvolto circa 500 artisti. «Ci siamo resi conto», racconta ancora Genoese, «che all’interno del Bosco degli Artisti le opere sono rispettate così come il bosco che le ospita. Gli avventori sono soprattutto appassionati di montagna, visitatori attenti e curiosi». Tutte le opere che vengono realizzate celebrano la forza della natura nel tempo «secondo le percezioni che vengono suscitate negli artisti che arrivano in questo luogo. Non tutti hanno un impatto positivo sin da subito perché non è facile o scontato riuscire a rapportarsi con la natura. Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo ospiti del bosco, non i proprietari. La natura appartiene solo a sé stessa e prima o poi si riprende ciò che è suo». Un’idea questa che ha ispirato, ad esempio, l’opera “Vis naturae et tempus”, del duo artistico Zeroorrouno (Davide Negro e Giuseppe Guerrisi), che rappresenta una sorta di scatola di marmo all’interno del quale cresce un albero del bosco piantato nel bosco. Con lo sviluppo del tronco, la scatola è destinata a rompersi. “Siamo figli della terra”, di Antonino Denami, è invece una scultura ricavata dalla roccia scavata e rappresenta un feto attaccato al cordone ombelicale, quasi come se la pietra del bosco fosse un utero materno che custodisce la vita. O ancora, “Il grido silenzioso del bosco”, di Demetrio Giuffrè, è un monito contro l’inquinamento ambientale: un tronco di castagno, rinvenuto già tagliato e posto nuovamente alla base di un albero vivente, è stato sezionato in dischi sovrapposti di silicone. Insieme, i dischi colorati, danno forma ad una colonna vertebrale spezzata. 

La novità di quest’anno è il coinvolgimento, all’interno di FACE Festival, del movimento di Yarn Bombing del vicino paese di Mannoli, un gruppo di donne che già da qualche tempo praticano un particolare stile di graffitismo costituito da tessuti e lavori a maglia e uncinetto. Già da tempo le signore hanno iniziato a tessere e riempire il paese di filati colorati. «La comunità locale ha accolto da sempre bene il nostro progetto, ci è venuto così naturale coinvolgere anche coloro che avevano già impiantato in questi luoghi un progetto artistico» racconta Genoese. L’installazione “Intrecci fra donne” è composta da un intreccio di filati realizzati a mano ai ferri e all’uncinetto che si estende su due alberi come una tela di storie. Raffigura una serie di motivi intrecciati tra loro, simbolo delle abilità e della forza delle donne di un tempo, come se le nonne e le bisnonne che hanno trasmesso la loro arte alle nuove generazioni potessero così rivivere all’interno del bosco. Alcuni segmenti includono piccoli specchi e perline che catturano la luce del sole e simboleggiano la luminosità e la speranza trasmessa di generazione in generazione. «Questa installazione perché per noi rappresenta un ponte tra il passato e il presente. Non c’è nulla di contemporaneo nell’arte dell’uncinetto e dei ferri, ma c’è tutta la forza della nostra tradizione che diventa evoluzione, una prospettiva aperta sul futuro. Da parte nostra, abbiamo dato dignità artistica a questa antica tradizione. Con le donne di Mannoli ci siamo in qualche modo educati a vicenda». 

Il successo del progetto, secondo Genoese, è da individuare «nel giusto equilibrio che siamo riusciti a raggiungere, creando una fusione tra la bellezza del luogo in cui ci troviamo e le opere esposte che, tutte insieme, creano un percorso unico e un volano di sviluppo per tutto il territorio». Non si tratta quindi di un processo di riqualificazione, quanto di esaltazione di ciò che esiste già: «Abbiamo costruito un luogo nuovo da un bene già esistente, l’ex Vivaio Forestale. Aspromondo oggi è un rifugio dell’anima e della psiche, un posto in cui gli artisti possano trovare accoglienza, progettare e produrre le loro opere». I nuovi obiettivi oggi sono che la residenza possa aprire in via permanente le sue porte per ospitare altre iniziative e proposte e che il Bosco degli Artisti, da puro progetto di land art, possa diventare un vero e proprio museo di arte contemporanea a cielo aperto, «così che l’arte diventi davvero sentinella dei nostri boschi». 

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