Educativa
L’asilo è innovativo e sostiene la genitorialità? Chiudiamolo!
Uno spazio di incontro e socializzazione nel quale i genitori, insieme alle educatrici, possono stare con i propri bimbi dedicandosi al gioco e alla relazione. Era “Spazio Insieme Zero”, nel centro storico di Palermo. punto di riferimento anche per ricercatori di diverse università italiane, incuriositi da un modello tuttora abbastanza raro. Purtroppo il verbo al passato è d’obbligo, dal momento che è stato chiuso e i genitori avvisati con il passaparola. Famiglie che ora non ci stanno e chiedono ragione di quanto accaduto
Può un servizio, ritenuto indispensabile per favorire e sostenere la genitorialità, essere non sospeso, ma addirittura interrotto con la motivazione che il personale serve per altri spazi, più o meno analoghi?
Questa la risposta e questa l’esperienza che stanno vivendo venticinque famiglie beneficiarie del servizio comunale “SpazioInsieme Zero Tre” di via Palagonia, in pieno centro storico di Palermo, dove i bambini tra 3 e 36 mesi possono, o è meglio dire potevano, ritrovarsi in uno spazio innovativo di incontro e socializzazione, nel quale la relazione comprendeva anche i genitori che, insieme alle educatrici, interagivano quotidianamente con i propri bimbi.. Dall’oggi al domani la chiusura, non preceduta da alcuna comunicazione. Nonostante l’aumento costante delle iscrizioni, in virtù del fatto che è sempre stato un servizio considerato da molti innovativo e di grande pregio per il supporto all’infanzia e alla genitorialità, peraltro oggetto di studio di diverse realtà, anche universitarie, del nord.
Vorremmo capire che tipo di famiglia ha in mente questa politica, dal momento che non riesce a dare aiuto neanche a quella tradizionale tanto difesa a parole
Claudio Arestivo, presidente dell’associazione “Per Esempio”
«Non comprendiamo come si possa interrompere un servizio così prezioso e vitale per le famiglie», afferma Sara Gambino, madre di Noa, una bimba che sta per compiere 4 anni e sino all’anno scorso era un habitué dello spazio. «Questa struttura è sempre stata all’avanguardia, dando la possibilità di fare interagire mamme e bambini. Pensi che era stato pensato anche per consentire a mamme che avevano scelto Palermo per un breve periodo della loro vita, vuoi per motivi di lavoro vuoi di studio, di frequentarlo e usufruire dei servizi offerti anche per un solo mese o poco più. Io potrei stare zitta dal momento che mia figlia si sta avvicinando ai 4 anni e la cosa potrebbe non interessarmi, ma le battaglie si combattono tutti insieme. Come si può fare, in una città con così pochi spazi pubblici adeguati per i bambini, mettere fine a uno di essi. Inaccettabile anche il fatto che abbiamo saputo quel che stava accadendo attraverso il passaparola. Io stessa, giorni fa, sono andata e ho visto scatoloni su scatoloni pronti a partire. Molto triste».
Incredibile, assurdo, inaccettabile per gli oltre 25 genitori, che questo pomeriggio saranno in piazza Bellini, alle spalle di Palazzo delle Aquile, sede del consiglio comunale di Palermo, e insieme ai loro bambini, occuperanno pacificamente lo spazio per levare alta la loro voce contro chi alla famiglia, nonostante i proclami, sta dedicando il minimo indispensabile. Insieme a loro ci saranno organizzazioni del privato sociale da sempre impegnate su questo fronte, tra le quali: Radici – Piccolo Museo della Natura, Un villaggio per crescere, Palma Nana, Libreria Dudi, Minimupa, Ortocapovolto, Un Villaggio per Crescere, Per Esempio Onlus, Le Giuggiole, Booq, asociazione insieme per il sostegno Onlus e Laboratorio Zen Insieme.
«Vorrei sapere di cosa stiamo parlando», tuona Claudio Arestivo, operatore sociale del territorio che con l’educativa lavora quotidianamente nelle periferie cittadine, con l’associazione “Per Esempio” di cui è presidente, ma in questo caso presente vestendo i panni di genitore, «soprattutto in virtù del fatto che, in un primo momento, il sindaco disse che “SpazioInsieme” si chiudeva perché servivano uffici, per poi essere smentito dal suo assessore alla Scuola il quale affermava che il personale serviva per attivare due strutture da poco aperte in città. Si presentano come il governo della famiglia ma vorrei capire come vogliono aiutare quella tradizionale come la mia, verso le quali sono più protesi. Tutto un proclama, che ovviamente non possiamo accettare».
Certo, sarebbe stato bello e utile per le famiglie che, dall’oggi al domani, si sono ritrovate a dovere fare i conti con l’esigenza di trovare spazi alternativi per i loro bambini, potere dialogare con una figura super partes. come dovrebbe essere il Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo. Dialogo mancato sino a quando le famiglie hanno mobilitato stampa e opinione pubblica, denunciando prima di tutto la mancata comunicazione rispetto a quanto sarebbe accaduto di lì a poco.
«Rispetto a quest’ultimo aspetto», risponde l’attuale Garante, Giovanna Perricone, «mi dispiace e farò i miei dovuti accertamenti, ma ci tengo a dire che quei 25 bambini di cui parlano i genitori, in effetti sono solo 13. Io, poi, mi baso sul quadro delle frequenze che mi dicono che, solo un bambino, ha frequentato costantemente. Per gli altri si parla di nove giorni in sei mesi, 11 solo a febbraio, 12 a marzo, 10 ad aprile, e così via. Certo, uno spazio per la presa in carico dei bambini, figuriamoci quelli da 0 a 3 anni, è importante, ma dobbiamo tenere in conto le risorse, soprattuto quelle professionali, a nostra disposizione. L’amministrazione sta facendo uno sforzo immane per dotare la città del maggiore numero possibile di asili nido. Non stiamo dicendo che il centro va chiuso (anche se è stato già smantellato, nda), ma dobbiamo mappare le risorse e fare delle scelte che puntino a creare spazi deputati allo sviluppo del bambino, che nel nido deve trovare anche la giusta accoglienza».
Bambini, famiglie, istituzioni. Quando si troverà il giusto punto di incontro che faccia andare d’accordo tutte le esigenze?
«Quello che chiediamo all’amministrazione», conclude Nicola Di Marco, uno dei genitori sostenitori delle iniziativa di protesta ,«è solo di agire concretamente e di smettere di giustificarsi con scuse. La scarsità di spazi per l’infanzia non si risolve eliminando servizi esistenti, ma ampliandoli. Vogliamo una città che ponga l’infanzia al centro delle sue politiche».
La foto di apertura è tratta dal sito istituzionale di “SpazioInsieme Zero Tre”
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.