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Legalità

L’ex villaggio Valtur che rischia di ingolosire l’economia criminale calabrese

Una perla della costa calabrese, nota anche come “Gioia del Tirreno”, dal grande interesse architettonico e paesaggistico, ma anche un polo di ecoturismo e sviluppo sostenibile non solo per il suo stesso territorio. Una struttura che, dopo dieci anni di abbandono, torna alla ribalta per una vendita all’asta che rischia di attrarre interessi illegali mai sopiti

di Gilda Sciortino

Scoprire per caso che un bene, piccolo gioiello paesaggistico capace di essere anche un volano per l’economia calabrese, vada all’asta, può lasciare prima di tutto spiazzati dalla notizia, lasciando ben presto spazio all’incredulità e all’indignazione. Un miscuglio di emozioni che ha investito la comunità di Vibo Valentia, ma non solo, soprattutto quella che vigila sui principi della legalità, perché l’ex villaggio turistico Valtur, realizzato tra il 1968 al 1972 come Club Mediterranée a Marina di Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, dopo essere stato chiuso per dieci anni, torna a fare parlare di sé perché proprio oggi scadono le offerte per la sua vendita, alla quale è stato assegnato un prezzo base di appena 1.282.500 euro.

Quello che fa indignare è il silenzio attorno a questa vicenda che, con la “svendita” del villaggio per una manciata di euro, fa porre tante domande

Nuccio Iovene, presidente di “Fondazione Trame”

Una somma che non è assolutamente equiparata al valore di una struttura ricettiva con 1200 posti letto, che contava negli anni di piena attività più di 500 dipendenti, inaugurata nel 1971 in uno dei tratti più belli della costa tirrenica calabrese. A circondarla una pineta lunga tre chilometri e agrumeti, “i cui progettisti – l’architetto Cidonio e il paesaggista Pietro Porcinai – attraverso l’utilizzo di avanzate tecniche europee del recupero ambientale, realizzarono un complesso innovativo dal punto di vista, architettonico e della compatibilità ambientale. di ampi cortili-giardino collegati da percorsi pedonali verso la pineta e il mare, un sistema di dune con funzione di schermatura dai venti salsi per il controllo del microclima, fruendo di un paesaggio-parco fruibile e godibile da tanti punti di vista”.

Una storia, le cui tappe sono riassunte nell’interrogazione inviata i ministri della Cultura e dell’Interno

«Per quarant’anni il Club Méditerranée, poi diventato villaggio Valtur, ha assicurato agli ospiti un soggiorno di qualità e l’immersione nelle bellezze naturali e nel patrimonio culturale di una terra in gran parte incontaminata» si legge «che, grazie a questa intensa attività turistica ,ha esteso effetti positivi anche sul tessuto economico. A metà degli anni ’70, infatti, il complesso ha dato lavoro a 550 persone, 300 delle quali appartenenti alla comunità locale, sfiorando le centomila presenze annue. Riteniamo che, in  linea con il Piano Strategico del Turismo nazionale e con il Green New Deal europeo, il recupero dell’area costituirebbe per la comunità locale e per il turismo calabrese, un volano significativo per creare occupazione in diversi comparti e sarebbe un argine ai pervasivi circuiti della criminalità organizzata; un aspetto questo assai delicato in un territorio che, in passato, ha visto per tre volte in un decennio lo scioglimento del Consiglio comunale di Nicotera»

La natura ha preso il sopravvento della struttura

Proprio quest’ultimo aspetto è alla base di tutte le preoccupazioni e i timori

«Da intercettazioni telefoniche», si legge in un’altra interrogazione, presentata alla Camera il 4 giugno del 2020 da Erasmo Palazzotto, «emergerebbe il dominio della cosca Mancuso di Limbadi sul mercato immobiliare della zona, tanto che i dirigenti di “Prelios” tessono una rete di contatti con avvocati e faccendieri per chiedere l’autorizzazione a Luigi Mancuso di poter vendere il villaggio. Come emerge anche dalle inchieste dei giornalisti Raffaella Calandra e Giovanni Tizian, pubblicate su «il Sole 24 ore» del 19 dicembre 2019 e «L’Espresso» del 10 gennaio 2020, vi sarebbero forti interessi delle economie criminali su quell’area costiera»

Interessi chiari a tutti che non hanno mai fatto abbassare la guardia

«Qualche anno fa, in occasione di una delle edizioni del Festival Trame», racconta Nuccio  Iovene, presidente di Fondazione Trame Ets, «presentammo insieme all’associazione “Pietro Porcinai” una petizione per salvare il villaggio. Attraverso, poi, l’intervento di una sottosegretaria attenta e sensibile, caso vuole anche di origine calabrese,  Anna Laura Orrico, si sottolineò che “dal 2016 l’associazione Pietro Porcinai ha denunciato le condizioni di abbandono e incuria della struttura attivando una campagna di sensibilizzazione istituzionale che, fra le altre cose, nel 2019 ha portato il Ministero della Cultura a dichiarare l’ex complesso di particolare interesse paesaggistico e architettonico; senza dimenticare che il processo “Rinascita-Scott” (istruito dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta vibonese e i suoi sodali, ndr.) svela che le famiglie di ‘ndrgangheta presenti sul territorio avevano palesato mire volte all’acquisizione dell’ex villaggio turistico in questione”. Purtroppo, però, le logiche politiche sono cambiate e si è bloccato tutto».

Un movimento di 71, tra associazioni nazionali e regionali, che chiede risposte certe

«Non è il momento di indugiare e assistere inerti al degrado e alle manovre dell’economia criminale. “Salviamo una perla della costa tirrenica calabrese” è, infatti, il titolo di un appello con il quale  chiediamo alle istituzioni di agire tempestivamente con la piena consapevolezza dei pericoli che la vicenda dell’ex villaggio Valtur segnala per la tutela di diritti costituzionali fondamentali: la difesa del patrimonio naturale e culturale e la piena libertà di goderne grazie a un sistema economico sano e sostenibile».

vita a sud

La richiesta, rivolta in modo particolare ai ministri della Cultura e dell’Interno, punta sapere quali provvedimenti intendano adottare per rilanciare una struttura che produce benefici per la collettività, ma anche e soprattutto per scongiurare che il bene possa entrare a far parte del patrimonio della criminalità organizzata.

«Più ci penso, più mi risulta inaccettabile che con pochi spiccioli si possano fare enormi passi indietro », conclude Iovene. «Paradossalmente, per poco più di un milione e duecentomila euro, con una sorta di crowdfunding lo potremmo comprare noi. Tutto questo non può passare sotto silenzio e chi deve vigilare lo faccia davvero e, perchè no, si adoperi affinchè l’ex villaggio Valtur diventi un bene pubblico da restituire alla comunità».

In apertura uno dei viali un tempo rigogliosi dell’ex villaggio Valtur di Marina di Nicotera (foto fornite da Fondazione Trame)