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Oliveti ritrovati: come far rivivere l’Oro Verde della Basilicata

Tanti oliveti abbandonati, l’idea di un professore, agronomo in pensione, e alcuni suoi ex studenti: nasce così l’esperienza di Oliveti ritrovati, cooperativa sostenuta da una inedita alleanza tra Slow Food, Caritas, Progetto Policoro e Comune. Olivi secolari e sofisticate tecniche di potatura, restituiscono occasioni di lavoro e senso di comunità per tutto l’anno, anche grazie al turismo esperienziale

di Luca Iacovone

«Avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano con la potatura del mio oliveto, è terribilmente difficile trovare chi lo sappia fare, tanto che molti ci rinunciano e abbandonano la cura dei propri alberi. Io non ci sto, decido di contattare alcuni miei ex studenti e così insieme a loro nasce l’idea di Oliveti ritrovati» a raccontare la genesi della cooperativa è Francesco Linzalone, anche se qui tutti lo chiamano il Professore. Con lui ci sono i giovani della cooperativa, tra loro anche suoi ex studenti. A guardarli sembra di essere sul set di una puntata de “La casa di carta”, la serie spagnola che ha spopolato su Netflix: sulla lavagna alle spalle del Professore il piano per riprendersi l’oro verde della Basilicata, i suoi tanti oliveti abbandonati. 

Il primo oliveto arriva dal Comune di Matera che assegna in adozione alla neonata cooperativa alcuni alberi su un terreno comunale. Poca roba rispetto agli oltre cinque mila olivi che oggi – a distanza di due anni – la cooperativa cura in ogni aspetto, dalla preparazione del terreno alla potatura, ricorrendo solo ad antiche tecniche capaci di salvaguardare le piante e i loro frutti. Fitofarmaci e concimi di sintesi neanche a parlarne. Un’adozione simbolica, quella fatta dal Comune, ma che ha dato ai giovani lo sprint iniziale.

«Ma la vera miccia era stata accesa qualche tempo prima e affonda le sue nell’adesione al Manifesto di Slow food in difesa dell’olivicoltura in Italia» ci tiene a precisarlo il prof Linzalone, coordinatore regionale Slow Food. In Basilicata abbiamo infatti oltre 30 varietà di olivo, quelle maggiormente presenti da oltre un secolo sono la Tarantina e la Gnannara, certamente meno adatte all’industrializzazione delle colture, tipica di varietà selezionate per questo, come quella spagnola e greca, la cui diffusione oggi mette a rischio la biodiversità. Varietà più difficili da lavorare e curare, ma che hanno permesso alla cooperativa Orti ritrovati di conquistare l’ambito premio Campagna eccellente, del concorso Olivarum, per la campagna olivicola 2022-23. 

È stato decisivo per questo riconoscimento un altro incontro della cooperativa, quello con la Caritas diocesana di Matera Irsina. «Ci è sembrato subito evidente che il lavoro della cooperativa, da poco avviato con gli oliveti abbandonati, poteva essere un’occasione di riscatto anche per tante persone – che un po’ come gli ulivi – stavano vivendo situazioni di esclusione sociale e povertà, abbiamo quindi pensato di mettere insieme le due sfide per un progetto nuovo» ci racconta Lucia Surano responsabile progettazione e funzione animativa della Caritas diocesana. Dall’incontro tra Oliveti ritrovati e Caritas nasce così un corso di formazione per la potatura a vaso policono. Una forma di allevamento rispettosa della fisiologia della pianta e che offre una ottimale illuminazione e arieggiamento della chioma. Grazie a fondi 8xmille è stato possibile il coinvolgere nelle docenze la Scuola italiana di potatura. Al corso hanno potuto partecipare giovani selezionati dalle Caritas parrocchiali e alcuni degli ospiti della struttura di prima accoglienza diocesana. Tutor dell’intero percorso di formazione è stato Luca Colucci, animatore del Progetto Policoro, che al termine del corso ha continuato a seguire l’inserimento e la riattivazione nel mercato del lavoro dei giovani coinvolti. 

Il lavoro negli uliveti paga però lo scotto di essere particolarmente intenso in alcuni periodi dell’anno, mentre in altri resta di fatto fermo. Come si fa vivere un oliveto dodici mesi all’anno? Ci risponde pronto il prof. Linzalone: «con il turismo esperienziale! Siamo abituati a raccontare la nostra città a partire dal suo centro storico, noi abbiamo provato ad invertire la prospettiva e offriamo dei percorsi turistici che partono dal vero patrimonio identitario della nostra gente, la campagna. Accompagniamo i turisti nei nostri oliveti, presentiamo i nostri alberi secolari, visitiamo masserie e li coinvolgiamo in attività pratiche a contatto con la natura. Sono soprattutto gli americani ad apprezzare la nostra proposta e siamo davvero orgogliosi dei risultati raggiunti in questi mesi». Questa attenzione viene da un altro sodalizio generativo, quello con l’aps Giallo Sassi. Con loro la cooperativa ha costruito non dei semplici percorsi turistici, ma un vero e proprio calendario annuale che segue i cicli agro-pastorali del territorio materano. Frantoi e cantine ipogee, la colazione del contadino, lo “strazzo” del carro sono solo alcune delle esperienze che è possibile vivere.

Foto di Oliveti ritrovati coop.