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Social food economy

Potenza “dà la birra” allo spreco

Il recupero delle eccedenze alimentari non è soltanto per le grandi città. In Basilicata una rete di associazioni inventa un sistema a misura di piccolo centro, diventando così modello riconosciuto e replicabile. E con il pane invenduto produce una birra solidale che porta il nome della legge Gadda per limitare gli sprechi: la 166

di Luca Iacovone

birra antispreco basilicata

Nel gergo sportivo Dare la birra ad un avversario significa superarlo in modo netto. Difficile dire quale sia l’origine di questo modo di dire, probabilmente la stessa del più noto Andare a tutta birra. Ma se l’avversario da battere è lo spreco alimentare la birra potrebbe non essere solo figurativa. È quello che sta accadendo a Potenza con l’associazione Io potentino e una cordata di oltre venti partner, che proprio in una birra hanno trovato il simbolo di una sfida bifronte, contro spreco e povertà. Così l’economia circolare a Potenze trova facile declinazione in quella che qui chiamano Solidarietà circolare

«Potenza non è Milano!», mette subito in chiaro Francesco Romagnano, presidente di Io potentino. «Da noi non arrivano le grandi reti di raccolta e distribuzione delle eccedenze alimentari, così abbiamo dovuto inventarci un modello a misura di città di provincia» racconta Romagnano. «Dopo diversi anni di sperimentazioni e aggiustamenti ora ci chiamano anche da città del Nord, per chiederci suggerimenti e misurare la replicabilità del sistema che qui ha dato prova di funzionare». 

I Magazzini sociali

«Tutto nasce da alcune collette alimentari e un applicativo web per la tracciabilità delle donazioni, sviluppato da un nostro associato circa dieci anni fa. Quell’applicazione ancora oggi è la chiave che ci permette di raccontare in tempo reale bisogni della rete, quantità di cibo donate e distribuite per ogni categoria merceologica. Consente un reporting dettagliato di tutto quello che facciamo: è uno strumento essenziale per mantenere alta la motivazione di volontari e donatori» racconta Romagnano. «Ci siamo quindi fatti promotori a livello regionale di una legge che andasse a costruire un modello tutto lucano di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari. Abbiamo subito trovato una disponibilità non scontata, confermata anche al cambio della giunta regionale». 

Io Potentino raccoglie e consegna il cibo ai punti di distribuzione dei partner: una fitta rete in larga parte rappresentata dalle Caritas parrocchiali, associazioni e famiglie segnalate dai servizi sociali del Comune

la Basilicata si è dotata di una legge regionale, la numero 26 del 2015, per il contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo di eccedenze alimentari. E poi nel 2019 finalmente è stato pubblicato l’avviso pubblico per il finanziamento di progettualità sul territorio regionale. «Possiamo dirlo, grazie al lavoro di tanti la Basilicata in questo campo è stata un’avanguardia in Italia, anche per quantità di risorse destinate a questo progetto». Risorse che hanno più che triplicato il loro impatto secondo Romagnano.

Con i 200 mila euro che la Regione ha investito nel nostro progetto, abbiamo restituito alla comunità 679 mila euro in cibo, che altrimenti sarebbe finito in discarica

Francesco Romagnano, presidente Io potentino

Dal 2020 i Magazzini sociali di Potenza, negli spazi dell’ex mensa universitaria, sono non soltanto uno spazio logistico di raccolta e smistamento delle eccedenze alimentari. Ma un luogo aperto alle associazioni del territorio. E di sensibilizzazione ai temi della solidarietà e della sostenibilità. 

È certamente anche grazie al lavoro di promozione di una cultura del cibo più consapevole, che questo progetto ha radicato a Potenza, se oggi il capoluogo lucano vanta i tassi di inflazione più bassi d’Italia (agi.it).

Una birra contro lo spreco

Il 33% degli alimenti recuperati è costituito dal pane e dai prodotti da forno. «Il pane è il prodotto maggiormente raccolto, nonostante la distribuzione capillare ne resta sempre in eccedenza. Tanto che abbiamo dovuto limitare l’adesione al progetto solo a pochi panifici» prosegue Romagnano. «Ci siamo interrogati a lungo su come contrastare questo grande spreco. Ci è venuta in aiuto la legge Gadda del 2016 che dà la possibilità di trasformare le eccedenze alimentari raccolte in prodotti nuovi da reinserire nel mercato. È così che ci è venuta in mente l’idea di produrre birra con il pane avanzato, abbiamo trovato un’antichissima ricetta ed è nata la prima birra antispreco». 

Momento della cotta della birra di pane “La 166”

Con 15 kg di pane si ottengono circa 250 litri di birra. La birra di pane prodotta oggi si chiama con il numero della legge che l’ha ispirata, la 166 del 2016. La 166 (appunto) è prodotta in due versioni, quella classica e quella con pane integrale. Una birra dal sapore particolare, un po’ più sapida perché il pane contiene il sale, che ha incontrato il gusto di tanti e il riconoscimento di numerosi premi. 

Il progetto è parte integrante della rete nazionale delle politiche del cibo, esempio di economia circolare. «L’associazione dona parte del pane recuperato ad un ente trasformatore, un birrificio in questo caso, che dà valore aggiunto al prodotto. Le birre vengono poi commercializzate e i proventi rientrano all’ente non profit per finanziare nuove attività solidali». Così Romagnano descrive il circolo virtuoso messo in piedi con La 166 e che ora sono pronti a replicare su altre produzioni.

Ma non basta!

«Stiamo lavorando con la Regione per rifinanziare la norma perché adesso occorre fare rete e mettere a sistema le progettualità regionali». Così Romagnano riassume i prossimi obiettivi della rete antispreco. «Occorre soprattutto immaginare la nascita di basi logistiche regionali, che siano centri di smistamento per l’intera regione. Ad esempio, occorre pensare ad uno spazio condiviso che raccolga le eccedenze del fresco nel Metapontino. Non possiamo continuare a pensare solo in una logica comunale, perché una territorio dove è più forte la capacità di recupero delle eccedenze, potrebbe aver bisogno di chi altrove ha sviluppato una migliore capacità di distribuzione in tempo reale, o di trasformazione. Solo facendo squadra in questa regione possiamo crescere».

C’è un altro passaggio fondamentale perché finalmente la lotta allo spreco alimentare possa diventare sistemica in Basilicata.

A chi dona va riconosciuto uno sconto sulla tassa sui rifiuti: è una questione di equità e giustizia, ancor prima che di incentivazione

Francesco Romagnano, presidente Io potentino

Dal giorno di avvio ufficiale del progetto, nell’ottobre 2020, e sino al luglio 2023, i Magazzini sociali hanno recupero e distribuito 68 mila kg di cibo in eccedenza. Questo ha comportato un risparmio di CO2 pari a 175 mila kg ed un risparmio di € 17.781 sui costi di smaltimento. L’ultimo dato è stato ottenuto moltiplicando il cibo recuperato per il costo di smaltimento medio al quintale del prodotto organico, desumibile dal bilancio dell’azienda municipalizzata del Comune di Potenza. «Ma di questo risparmio nulla è stato riconosciuto alle aziende che ci hanno donato il loro invenduto» fa notare Romagnano. In Basilicata ancora nessun comune ha normato questa fattispecie già prevista dall’ordinamento. «Stiamo lavorando con l’amministrazione di Potenza. Crediamo sia importante riconoscere uno sconto equo alle aziende che donano prodotti che altrimenti sarebbero stati conferiti nell’umido, almeno sulla quota variabile».

Pane invenduto donato ai Magazzini sociali

Credit foto associazione Io potentino