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Welfare & Lavoro

La disoccupazione scende dell’8% in un anno. Ma il 38% dei giovani è ancora senza lavoro

A rilevarlo sono i dati provvisori dell’Istat. Il ministro Poletti ha sottolineato come «continua ad aumentare il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, 31mila in più del mese precedente, dimostrando la bontà del Jobs Act»

di Redazione

Tasso di disoccupazione in crescita di 0,1 punti percentuali a dicembre, ma in un anno ha fatto segnare un calo dell'8,1%. Sempre a dicembre, il tasso dei 15-24enni scende al 37,9% mentre in un anno diminuisce di 3,3 punti percentuali. Lo rileva l'Istat, nei dati provvisori.

L'istituto di statistica comunica che la stima dei disoccupati a dicembre aumenta dello 0,6% (+18mila): la crescita riguarda gli uomini e le persone tra 25 e 49 anni. Dopo il calo registrato nei mesi precedenti (-1,0 punti percentuali tra giugno e novembre), il tasso sale nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali, attestandosi all’11,4%.

Dopo la crescita di settembre (+0,4%) e ottobre (+0,2%) e il calo di novembre (-0,1%), a dicembre la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce ancora dello 0,1% (-19mila), sintesi di un calo degli uomini e di una crescita delle donne.

Il tasso di inattività rimane invariato al 36,2%. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo ottobre-dicembre 2015 diminuiscono i disoccupati (-2,4%, pari a -70mila); sono in lieve calo anche le persone occupate (-0,1%, pari a -26mila) mentre crescono gli inattivi (+0,2%, pari a +32mila).

Su base annua la disoccupazione registra un forte calo (-8,1%, pari a -254mila persone in cerca di lavoro), cala lievemente anche l’inattività (-0,1%, pari a -15mila persone inattive) mentre cresce l’occupazione (+0,5%, pari a +109mila persone occupate).

Quanto agli occupati, dopo il calo di settembre (-0,2%) e ottobre (-0,2%) e la crescita di novembre (+0,2%), a dicembre 2015 la stima degli occupati diminuisce dello 0,1% (-21mila persone occupate). Il calo è determinato dagli indipendenti (-54mila) mentre crescono i dipendenti, in particolare quelli permanenti (+31mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, rimane invariato rispetto al mese precedente.

I giovani
A dicembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni – cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) – è pari al 37,9%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Dal calcolo sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. L'incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 9,8% (cioè poco meno di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza rimane invariata rispetto a novembre. Nell'ultimo mese cresce tra i 15-24enni il tasso di occupazione (+0,1 punti), mentre rimane invariato il tasso di inattività.

Su base annua il tasso di disoccupazione diminuisce di 3,3 punti percentuali per i giovani tra i 15 e i 24 anni; mentre il tasso di inattività per questa fascia di età, rispetto a dicembre 2014, segna +0,1%.

Il ministro
«I dati diffusi oggi dall'Istat, al di là delle oscillazioni congiunturali, confermano la tendenza positiva dell'occupazione nel medio periodo: su base annua, si registrano 254mila disoccupati in meno (-8,1%) e 109mila occupati in più (+0,5%); il tasso di disoccupazione all'11,4% diminuisce di 0,9 punti percentuali e il tasso di occupazione cresce di 0,5 punti percentuali». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, commenta in una nota i dati Istat relativi ad occupati e disoccupati a dicembre 2015.

Anche la disoccupazione giovanile, ancora molto elevata, sottolinea il ministro, "cala di 3,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente (dal 41,2% al 37,9%), collocandosi al livello più basso degli ultimi tre anni".

Da segnalare inoltre, aggiunge Poletti, «che – nonostante il calo congiunturale degli occupati – continua ad aumentare il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, 31mila in più del mese precedente. Si conferma pertanto – conclude il ministro – la tendenza di stabilizzazione e di miglioramento qualitativo del lavoro dipendente nel nostro Paese, legata agli effetti delle scelte compiute per rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato».


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