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Milano, nel vivo delle prime 5 accoglienze di rifugiati in famiglia

Sono 4 ragazzi e una ragazza titolari di protezione internazionale, dai 19 ai 30 anni, i primi beneficiari del bando comunale che ora sono inseriti in altrettante famiglie del capoluogo lombardo. Ecco i percorsi che stanno portando avanti, spiegati dai referenti della cooperativa sociale Farsi prossimo, ente trait d'union delle persone coinvolte

di Daniele Biella

Milano, rifugiati in famiglia: l’esperimento, passo dopo passo, procede. Sono 5 le persone, titolari di protezione internazionale (una con asilo politico, quattro con permesso per motivi umanitari) inserite in altrettante famiglie del capoluogo lombardo attraverso il bando promosso lo scorso dicembre dal Comune di Milano. Bando che ha avuto 47 richieste nei 15 giorni di apertura e che finora ha permesso a quattro maschi e una femmina, tre di 19 anni, uno di 20 e uno di 30 anni – provenienti da Mali, Gambia, Ghana, Etiopia e Senegal – di essere ospitati dall’inizio di aprile a casa di nuclei familiari eterogenei, sia per status sociale che per esperienze pregresse di accoglienza.

“La maggior parte delle famiglie ospitanti hanno figli coetanei degli ospiti accolti. La scelta per l'abbinamento degli ospiti con le famiglie è stata fatta cercando di tenere in considerazione le caratteristiche e le aspettative e i desideri di entrambi”, sottolinea Annamaria Lodi, presidente della cooperativa sociale Farsi Prossimo, che come ente gestore del servizio Sprar (Servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati) in cui sono stai inseriti i cinque accolti, collabora all'iniziativa promossa dall’Ufficio rifugiati del Comune di Milano (amministrazione che pochi giorni fa ha promosso anche un bando per l'accoglienza di persone sfrattate e in difficoltà economica), offrendo un supporto socio-educativo con incontri settimanali con gli ospiti e momenti di supporto al nucleo famigliare in base alle esigenze che possono emergere di volta in volta. La permanenza in famiglia durerà sei mesi: “in questo periodo tre ragazzi stanno svolgendo un tirocinio lavorativo a tempo pieno in qualità di addetto alla logistica, addetto alla reception in hotel e cameriere ai piani. Uno di questi tre ospiti, inoltre, sta frequentando la scuola alberghiera nei corsi pomeridiano/serali”, specifica Daniela Ghiringhelli, coordinatrice per Farsi Prossimo del progetto di accoglienza in famiglia. “I restanti due ragazzi hanno concluso il tirocinio: uno sta facendo ricerca attiva del lavoro mentre segue un percorso scolastico intensivo come tecnico informatico, l'altro ospite è in attesa di iniziare una sostituzione estiva nello stesso luogo dove aveva svolto il tirocinio, e ha deciso di seguire contemporaneamente due corsi di Italiano per migliorare ulteriormente il suo livello di conoscenza della lingua. Inoltre tutti gli ospiti, insieme alla famiglia, stanno sperimentando attività per loro inedite quali visione di spettacoli teatrali, corsi di piscina, cinema. Alcuni nell'ambito famigliare hanno condiviso la cucina di piatti etnici, oppure la lettura di giornali per migliorare l'italiano”.

Il progetto prevede la possibilità di incontri con una psicologa che può aiutare a rileggere alcune dinamiche relazionali che potrebbero manifestarsi nel tempo, mentre a breve dovrebbero iniziare anche degli incontri di gruppo tra le famiglie per un confronto rispetto all'esperienza che stanno vivendo. E il post accoglienza in famiglia? “Per il momento non abbiamo ancora fatto ipotesi rispetto al percorso di uscita dei primi cinque ospiti, che si costruirà nel corso dei mesi. Sono in fase di valutazione ipotesi quali housing sociale o appartamenti in condivisione tra ospiti”, conclude la presidente di Farsi Prossimo.


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