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Bambini in Siria: con l’arte e il gioco si combatte la depressione

Uno studio pubblicato su una rivista turca dimostra l'efficacia del gioco e dell'arte terapia nel diminuire e prevenire i sintomi del Post Traumatic Stress, dell'ansia e della depressione di cui dopo tanti anni di guerra soffrono i bambini siriani

di Redazione

La rivista scientifica turca “Vulnerable Children and Youth Studies”, specializzata negli studi sui bambini e gli adolescenti vulnerabili, ha pubblicato una ricerca che sugli effetti dell’arte terapia di gruppo nel ridurre i sintomi di post-traumatic stress, depressione e ansia fra i piccoli rifugiati siriani. Un’altra conferma scientifica dell’importanza e dell’efficacia delle attività di supporto psicosociale portate avanti da Amici dei Bambini in Siria, per aiutare i minori colpiti dal conflitto ad affrontare o superare i traumi legati alla guerra (la ricerca in inglese può essere scaricata qui).

Lo studio pilota è stato effettuato su 64 bambini siriani tra i 7 e i 12 anni residenti a Istanbul, un piccolo campione dei 1.490.034 bambini rifugiati siriani che vivono in Turchia (dati UNCHR, 2016). «È fondamentale approfondire la conoscenza dei loro bisogni per progettare interventi che riducano i problemi psicologici e rafforzino la resilienza».

Gli intervistatori di lingua araba hanno utilizzato questionari e scale standard per valutare le esperienze traumatiche dei bambini e misurare i livelli di depressione, PTSD (post traumatic stress disorder) e l’ansia prima e dopo il programma di arte terapia di cinque giorni. La terapia ha utilizzato le competenze per il programma di recupero psicologico per aiutare i bambini a migliorare le loro capacità di problem solving, esprimere e gestire i loro sentimenti, e aumentare il loro impegno sociale e l’autostima attraverso, l’arte, la danza e la musica.

All’inizio dello studio, oltre la metà dei bambini (35) erano ad alto rischio di sviluppare PTSD, circa un quarto (14) aveva già avuto sintomi di PTSD, circa un quinto (10) ha mostrato gravi livelli di depressione e sintomi di stato d’ansia (6), e quasi un terzo (13) ha avuto gravi livelli di sintomi con tratti di ansia. Una settimana dopo il programma, i bambini hanno riportato significativi miglioramenti nei traumi, depressione e nei sintomi con tratti di ansia.

I bambini coinvolti nella ricerca erano rifugiati in un paese straniero, ma i risultati della ricerca si possono certamente applicare a tutti quei bambini che si trovano ancora intrappolati in Siria, e vivono il dramma della guerra giorno dopo giorno. Per questo Ai.Bi è presente con la campagna “Non lasciamoli soli” a Idlib, Binnish, Aleppo e ora anche a Homs, e Rural Damasco, proprio con attività di protezione dei minori.

Lo fa in due modi: assicurando loro protezione fisica, con la cura e con la realizzazione di spazi sicuri e sotterranei come la ludoteca (a Binnish), dove giocare e stare con la loro mamma e papà; dando il supporto psicologico e la formazione di operatori e familiari finalizzato a capire e interpretare fin dall’inizio anche i più piccoli segnali di disagio dei bambini e intervenire così tempestivamente.

Ai.Bi, con l’associazione partner Ihsan, garantirà supporto psico-sociale a circa 2.700 minori. Il primo step, in corso, vedrà un team di consulenti internazionali esperti di stress post-traumatico individuati da Ai.Bi occuparsi della formazione di 91 operatori psico-sociali. La seconda fase del progetto vedrà i 91 operatori lavorare a stretto contatto con i bambini: attraverso momenti di gioco, sia libero che guidato, di riflessione e di dialogo, il personale formato cercherà di fare emergere i traumi che la guerra ha provocato in questi bambini. Tutte le attività avranno una base ludica che, offrendo ai piccoli siriani una valvola di sfogo dalle tensioni di ogni giorno e garantendo loro uno spazio per il gioco, permetterà di alleviare le conseguenze psicologiche di una tragedia infinita come la guerra.