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Videolotteries: come perdere migliaia di euro all’ora

La pericolosissima esperienza del machine gambling tra vincite importanti, impressionanti volumi di denaro e alto rischio dipendenza: capiamo cosa sono (e chi guadagna davvero) con le famigerate Vlt

di Fabio Pellerano

Le VLT, acronimo di video lottery terminal, sono apparecchi elettronici che offrono un’ampia scelta di giochi, accettano banconote anche di grosso taglio e permettono importanti vincite, grazie al meccanismo del jackpot. A fronte di queste caratteristiche, sono importanti “lavatrici” per il riciclaggio del denaro e sono anche molto additive, come le slot-machine insegnano.

Rapporto uomo-macchina

Non sono rari i casi in cui i giocatori parlano con gli apparecchi, attribuiscono loro volontà e potere decisionale, in una lotta impari che trasporta i pensieri e l'autocontrollo delle persone nel vuoto, lasciando la macchina invece lì davanti a loro.

Troppo spesso i giocatori d’azzardo si relazionano con l’oggetto macchina come se avesse una coscienza e un'umanità, nella ricerca di una causalità che semplicemente non esiste. L’esigenza di capire quali schemi si nascondano dietro una schermata fa del gambling elettronico una trappola dalla quale è spesso difficile uscirne indenni.

Il funzionamento delle macchine

Quando si parla di VLT si fa spesso riferimento alle slot-machine di cui sono in qualche modo i fratelli maggiori. Esistono però delle peculiarità che le caratterizzano e ne fanno degli oggetti unici e non proprio raffrontabili.

La caratteristica principale di questi apparecchi elettronici è quella di essere un terminale, in cui non è fisicamente presente alcuna scheda di gioco. Il “cuore” del funzionamento è situato in un server remoto del Concessionario, al quale fanno riferimento tutti i terminali collegati. In pratica parliamo di una rete di apparecchi sul quale girano una serie di programmi che solo in parte sono residenti e che vengono richiamati a video dai giocatori.

Se agli inizi la scelta era molto limitata, ad oggi da un terminale è possibile scegliere e giocare con un gran numero di opzioni. Il meccanismo di gioco è sempre lo stesso: una serie di rulli e di simboli che allineandosi creano combinazioni a volte vincenti. Il resto è lasciato alla creatività, alla fantasia e alla competenza dei costruttori.

A livello generale esiste un server di sala, al quale sono collegati tutti i terminali del locale e un server nazionale, al quale sono collegati gli apparecchi dislocati sul territorio italiano.

Basandosi su una tecnologia di rete, i server dovrebbero essere molto ben protetti, in modo da evitare qualsiasi manomissione a vantaggio di criminalità organizzata o truffatori telematici. Inoltre il gestore o l’esercente non può interferire con il funzionamento garantendo, almeno in teoria, una maggior tutela dal punto di vista delle frodi per il giocatore d’azzardo o per l'Erario.

Funzionano con banconote fino a 500 euro e non rilasciano una vincita in denaro ma un ticket, che andrà cambiato alla cassa della sala.

Il misterioso RNG

Come viene prodotto l’esito di ogni singola partita? Come fa l’elettronica a simulare il caso? Ci pensa il Random Number Generator, un processore che si occupa di ricreare la casualità della riproduzione di ogni “colpo”. É il sostituto di silicio dei meccanismi a molla e leve delle “vecchie” slot, dove il giocatore a volte dosava la forza per tentare di condizionarne il risultato. Ad oggi tutto quell’armamentario fa parte dell’archeologia e per quanto forte o debolmente il giocatore schiacci i tasti, non fa proprio alcuna differenza, come d'altronde non la faceva allora! Sebbene debba simulare l'assoluta casualità, nella sua progettazione nulla invece viene lasciato al caso e una nutrita schiera di programmatori di software, uomini e donne in carne ed ossa, si incarica di scrivere il codice che deve creare il caso.

In un recente decreto dei Monopoli viene descritto come deve funzionare.

Il RNG può essere realizzato con programmi software e/o dispositivi hardware e deve risiedere nel sistema centrale. I numeri casuali devono essere generati, ai fini della determinazione degli esiti di ciascuna puntata, rispettando le proprietà di casualità, indipendenza statistica, equiprobabilità, non riproducibilità, imprevedibilità ed indeducibilità del seme. I numeri casuali e gli esiti che ne derivano non devono essere accessibili, prima di essere utilizzati dal software di gioco presente sull’apparecchio videoterminale. I test statistici necessari per determinare il rispetto delle suddette proprietà devono soddisfare un livello di confidenza del 99percento.

“Il chip misterioso, il cuore nero di una VLT, è programmato per dare un particolare schema di punteggio di gioco e girano su una percentuale predeterminata di trattenuta – il cosiddetto “vantaggio della casa”.

Tutto si svolge in nanosecondi e tramite processi a innesco. Il giocatore limita la propria azione di gioco (agency, si direbbe in gergo tecnico) all'innesco iniziale: preme un tasto e aspetta. Il resto lo farà la macchina, anzi il RNG. Il giocatore inizia una partita premendo un pulsante e il programma attiva il RNG: parliamo di numeri che vanno da 1 a 4 miliardi di combinazioni possibili in frazioni di decimo di secondo e che un altro algoritmo tradurrà, con altrettanta rapidità, in arresti dei rulli virtuali del microprocessore. Infine, questi numeri verranno trasformati in immagini su uno schermo”. Perché ai giocatori, si domanda Marco Dotti, non viene detto nulla di tutto questo?

Il ticket

A differenza di altri giochi questi apparecchi, qualora si vincesse, non rilasciano immediatamente il denaro ma un biglietto che andrà cambiato alle casse oppure potrà essere utilizzato per altre giocate.

In primo luogo deve essere validato da parte del sistema centrale ed è possibile riscuoterlo in sala solo entro il limite dei 5mila euro. Per cifre superiori occorrerà recarsi dal Concessionario.

Le informazioni presenti sul biglietto erano poche, ma in un recente decreto viene specificato che deve contenere almeno il logo Gioco legale e responsabile e il logo divieto di gioco ai minori, una dicitura che ricordi la dipendenza dal gioco e una dicitura relativa alla consultabilità sul sito dei Monopoli delle probabilità di vincita.

Dovrà avere un identificativo univoco anche in formato alfanumerico, dovrà riportare il valore nominale dell’importo in lettere e in numeri, l'indicazione dell’importo complessivamente introdotto, puntato e vinto al lordo e al netto dell’addizionale sulle vincite, nonché il numero delle partite effettuate nella sessione di gioco al termine della quale il ticket è stato stampato. Infine dovrà riportare la data e l'ora di emissione, la dicitura ticket riscuotibile in sala o presso il concessionario entro 90 giorni dalla data di emissione, l'identificativo dell’apparecchio videoterminale, della sala, del sistema di gioco e del concessionario e non dovrà contenere alcuna forma di pubblicità.

In caso di ristampa, ammessa solo qualora il ticket risulti non ancora validato da parte del sistema centrale e contestualmente annullato, oltre a tutte le informazioni presenti sul ticket già emesso riporterà la dicitura ticket sostitutivo.

Quanto costa giocare e quanto si può vincere

Il costo massimo per una singola partita è di 10 euro mentre quello minimo era di 0,50, recentemente sceso a 10 centesimi. Il pagamento può avvenire tramite monete e/o banconote, tecnologie basate su sistemi di ticket, carte prepagate e conti di gioco nominativi utilizzabili attraverso smart card.

Gli apparecchi accettano tutti i tagli di banconote attualmente in circolazione, anche quelli da 500 euro.

Il jackpot del singolo apparecchio può arrivare ad un massimo di 5mila euro.

Il jackpot di sala può raggiungere i 100mila euro mentre quello nazionale può arrivare fino a 500mila euro.

A fronte delle importanti somme che si possono giocare anche in pochi minuti, si possono quindi vincere cifre molto alte.

“Se i calcoli sono giusti, la partita media dura meno di 2 secondi con una spesa media per giocatore di 5 euro a partita, ma si arriva a un massimo di 10. In un’ora, un giocatore può arrivare a mettere nella VLT anche 18mila euro, con una perdita media oraria di 1350 euro”.

Dal 1 gennaio del 2012 anche su questo gioco è stata introdotta la “tassa sulla fortuna”, che consiste in un prelievo del 6percento sulla parte eccedente i 500 euro vinti. Dal 1 ottobre di quest'anno il prelievo è raddoppiato.

Quante sono e dove sono?

Come si vede dal grafico, attualmente in Italia ci sono oltre 54mila apparecchi in quasi 5mila sale.

La Lombardia e il Lazio sono le due Regioni dove ci sono più apparecchi. Interessante come nel Lazio e nella Campania ci siano sostanzialmente lo stesso numero di sale, ma nel Lazio ci sono 2mila apparecchi in più: in Campania ci sono più di 8 apparecchi per sala, mentre nel Lazio oltre 12. Ovviamente si tratta di una media. In quest'ultima Regione ci devono essere più sale di grosse dimensioni con un numero maggiore di apparecchi, unica motivazione che giustifichi una differenza così rilevante.

Come sono fatte?

L'involucro esterno, detto cabinet, è formato da un mobile alto oltre 2 metri e largo mezzo metro. La pulsantiera è comoda da raggiungere stando in piedi, ma spesso c'è una sedia che permette di stare sicuramente più a proprio agio. In alcuni modelli la sedia fa parte dell'apparecchio. Uno o due video touch completano la macchina. Ovviamente non possono mancare suoni e luci adeguatamente calibrati per rendere “indimenticabile” l'esperienza di gioco.

L'elemento centrale però sono i tanti giochi che si possono scegliere dove cambia l'ambientazione e la grafica. I riferimenti possono essere storici, come il mondo degli Egizi, degli Aztechi e il Far West o particolari periodi della storia contemporanea. Ci possono essere anche trasmissioni televisive come serie tv o pellicole cinematografiche. Non mancano la roulette e i giochi di carte o le classiche combinazioni di frutta o numeri. Infine c'è sempre spazio per la fantasia dei programmatori, così i protagonisti possono essere di volta in volta una gallina, una rana, il mondo marino o gli Dei dell'Olimpo.

Le persone hanno quindi un'ampia possibilità di scegliere la coreografia che più piace, il mondo che in qualche modo attrae ed accende la fantasia. Occorre però che il produttore stia attento al copyright! Un universo di immagini su rulli che ruotano velocemente, svelando ogni volta una combinazione diversa. Ce ne sono alcune con le quali è possibile sperimentare il 3D. Tutto ciò condiziona il “vestito” grafico che riveste il cabinet.

All'interno ci sono diverse schede elettroniche che devono soddisfare precisi requisiti tecnici, sia per la gestione del gioco, sia per mantenere la comunicazione con i server. Il sistema di gioco deve rendere disponibili in tempo reale tutte le informazioni memorizzate degli ultimi 6 mesi, nonché le informazioni contabili come il totale degli importi puntati, le vincite conseguite, gli importi introdotti ed erogati negli ultimi 2 anni. Dopo tale periodo, le informazioni, qualora non fossero più disponibili in tempo reale, devono essere trasferite su appositi supporti non riscrivibili in modo da garantirne la leggibilità, e conservate almeno per i successivi 5 anni.

Importante, ovviamente, è la parte dedicata all'accettazione dei mezzi di pagamento e della sua gestione informatica. Inoltre occorre che la VLT sia protetta da intrusioni, anche di tipo telematico, così come deve garantire il giocatore contro i malfunzionamenti o gli errori degli apparecchi.

Ogni macchina deve essere identificata in maniera univoca con un codice e deve prevedere la verifica automatica dell’integrità del software. Ogni singolo gioco invece deve essere identificato in maniera univoca con un codice assegnato dal sistema di controllo e non riportare immagini o contenuti contrari all’ordine pubblico.

Il giocatore deve poter capire le regole del gioco con una versione demo, attivabile anche prima dell’inserimento del credito. Le istruzioni del gioco devono essere in formato testuale e/o grafico e devono essere indicati il costo minimo e massimo della singola

partita, così come le possibili combinazioni vincenti e l'eventuale guadagno ad esso associato, con l’indicazione della vincita massima ottenibile ad eccezione del jackpot.

Parliamo quindi di un sistema elettronico complesso, di cui non si conoscono le specifiche nel dettaglio, anche perché coperte dal segreto industriale.

Dove si possono trovare

La legislazione italiana è molto chiara riguardo ai luoghi in cui è possibile installare questi apparecchi che sono:

  • le sale dedicate esclusivamente alle VLT, dove di solito ci sono anche slot e altre opportunità di gioco d’azzardo;
  • le sale bingo, in misura non superiore ad 1/3 della superficie utilizzata per il gioco con cartelle e numeri;
  • le agenzie per le scommesse sportive, diverse dalle corse dei cavalli;
  • le agenzie per l’esercizio delle scommesse a totalizzatore numerico e a quota fissa sulle corse dei cavalli;
  • gli esercizi commerciali aventi come attività principale la vendita dei prodotti di gioco d'azzardo.

Tutte le sale devono essere obbligatoriamente dotate di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso e il rapporto tra la superficie della sala e il numero di apparecchi dovrà rispettare la seguente tabella:

La sala VLT

Una sala deve rispettare una serie di normative legate all'agibilità, alla sicurezza e alla sorvegliabilità e deve avere un unico accesso per il pubblico e aree separate per gli apparecchi con vincite in denaro. Deve esporre, all’esterno e all’interno dei locali, materiale informativo predisposto dall'Azienda Sanitaria Locale che specifichi i rischi connessi alla dipendenza da gioco d'azzardo.

Di solito le sale sono senza finestre e orologi, con luce soffusa o intensa, a seconda dei luoghi che i giocatori attraversano o occupano. Hanno uno spazio dedicato alla ristorazione, ma non si parla di ristoranti, piuttosto di un ambiente dove è possibile mangiare e bere come in un bar o una caffetteria. Come detto altrove, lo spazio che accoglie le VLT è quasi sempre condiviso con altri giochi, siano slot o scommesse o altro ancora. Spesso gli apparecchi si trovano tutti insieme. Le sale hanno anche un parcheggio riservato, che alcune volte causa problemi di circolazione nella zona, visto che potrebbe risultare sottostimato per il numero di veicoli da ospitare. In altre occasioni è il troppo afflusso di auto a creare qualche problema alla circolazione, sopratutto in determinati giorni ed orari.

Ci sono aree dedicate ai fumatori e ai non fumatori.

In sala c'è del personale che si occupa della gestione e della sicurezza dei clienti.

La sala ricorda da vicino quella del casinò, riferimento evidentemente ancora molto valido nell'immaginario di chi gestisce questo genere di attività e dei giocatori d'azzardo, che gradiscono questo tipo di allestimento.

L'Istituto di ricerche Doxa nel 2017 ha rilevato alcuni dati interessanti che però non sono stato autorizzato ad utilizzare. Se avete voglia di leggerne una parte potete seguire il link: qui.

Un po’ di storia

L'introduzione in Italia degli apparecchi è avvenuta con una legge del 2008, nella quale si avviava una sperimentazione che evidentemente ha dato esito positivo, visto che l'anno successivo con il Governo Berlusconi e Giulio Tremonti come ministro dell'Economia e Finanze, vennero definitivamente autorizzate in quel decreto pro Abruzzo che introdusse molte altre opportunità d'azzardo. In quel caso però il denaro raccolto sarebbe finito direttamente nelle casse dell'Erario e non sarebbe andato esplicitamente a sostenere la ricostruzione, come per il Win for life. Si iniziò ad essere operativi però solo ad ottobre del 2010, per ampi ritardi nella certificazione degli apparecchi e dei locali, ma il successo fu immediato.

Il numero di licenze messe a bando fu il 14 per cento del numero di licenze di slot che aveva già il Concessionario. In pratica nessun nuovo operatore poté entrare nel mercato, perché i partecipanti dovevano già possedere una concessione per le slot. Ogni licenza venne pagata 15mila euro, così l'Erario incassò circa 850milioni di euro a fronte di oltre 56mila licenze attivate. Immagino che tutto sommato fossero contenti di pagarla, visto che si buttarono in quel nuovo spazio di business senza apparente problema. La concessione ha una durata di nove anni, a decorrere dal 1° novembre del 2010. Nel 2013 venne bandita una nuova gara e alcune nuove aziende entrarono nel mercato di questi apparecchi.

Perché piacciono

I giocatori che ho incontrano mi hanno raccontato che quando entravano in sala la prima cosa che facevano era controllare il jackpot di sala. Se era una cifra che loro ritenevano congrua si fermavano, in caso contrario andavano in un'altra sala. Altri invece non si interessavano a nulla se non a prolungare il più a lungo possibile il tempo trascorso davanti all'apparecchio.

È indubbio che queste “macchine” esercitino un determinato fascino su una fetta di popolazione più sensibile al loro richiamo. Piace la grafica, il suono, le luci, la sensazione di veder finalmente comporsi la combinazione giusta e il numero dei crediti che salgono.

Piace anche avere dei giri di gioco gratis, magari vinti con una combinazione particolare. Una sorta di svago, di gioco nel gioco, giusto per distrarsi mantenendo però l'attenzione sul monitor per il ritorno al gioco d'azzardo vero e proprio. La VLT viene inoltre percepita come qualcosa di più evoluto e più affascinante delle slot ed è come se il giocatore pensasse di essere passato ad un livello superiore con questo genere di apparecchi, ma si approccia a loro invece come se avesse a che fare con le slot, visto che i giochi proposti sono simili se non identici.

Anche in questo caso l'Istituto di ricerche Doxa nel 2016 ha rilevato alcuni dati interessanti rispetto a cosa dovrebbe offrire una videolottery di successo, ma non mi ha permesso di riprenderli, così vi invito a leggerli qui. Viene spontaneo chiedersi come ci sia tanto interesse da parte dei committenti degli istituti di ricerca a conoscere sempre meglio il giocatore di questi apparecchi!

Se volete potete guardate anche questo video interessante.

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Perché producono dipendenza

Il machine gambling, cioè il gioco d’azzardo attraverso apparecchi come slot-machine e VLT, rappresentava nel 2013 il 62perceto del gioco d’azzardo complessivo in Italia (Dipartimento politiche antidroga).

Natasha Schüll nel suo bellissimo libro Architetture dell'azzardo nota che “è il flusso dell’esperienza di gioco quello che le persone ricercano. Il denaro per loro è un mezzo per stare seduti più a lungo, non il fine. Le persone non vogliono vincere il jackpot e andare via. Le persone vogliono vincere il jackpot e rimanere sedute fino a quando non se lo sono giocato tutto”.

La ragione per cui le VLT sono una forma molto pericolosa di gioco d’azzardo sta nel fatto che la tecnologia digitale consente di ottimizzare il flusso di gioco, sperimentando nuove forme di interazione uomo-macchina.

La tecnologia applicata al gioco d'azzardo permette di offrire alle persone forme intensive di gioco, favorendo l'attività parossistica di gioco, pietra miliare di questo tipo di configurazione.Ancora non è possibile, ma è previsto che una VLT funzioni anche con moneta elettronica e questo non farà altro che alterare la percezione del valore effettivo di quanto si stia puntando e perdendo. La moneta elettronica riduce i tempi di gioco, eliminando le pause, pericolose per l’industria perché nel momento in cui il giocatore si alza e va al bancomat o alla cassa può distrarsi dal flusso di gioco, rendersi conto di quello che gli sta succedendo e, magari, interrompere. Inoltre, con l’elettronica è possibile anche

superare lo steccato mentale usato da sempre dai giocatori: segregare fisicamente le somme dedicate al gioco dal resto del proprio patrimonio.

Il machine gambling introduce distorsioni nella percezione del tempo, che è un passaggio fondamentale nell’esperienza di gioco perché il digitale aiuta a realizzare meglio la deformazione del tempo. Mentre nella vita normale il legame tra le scelte che si compiono e le conseguenze che ne derivano è influenzato da molti altri fattori e si svolge su archi temporali lunghi e variabili, nel gioco, una volta che si è puntato il risultato è determinato all’interno di un ambito molto limitato di eventi possibili e su un arco temporale ridotto.

Con il gioco digitale, il tempo viene manipolato a piacimento, grazie a tecnologie che consentono di ottimizzare i tempi di attesa in base alle risposte neuronali delle diverse tipologie di giocatore. Se nei giochi tradizionali il numero di azioni per unità temporale che si possono intraprendere è limitato (ad esempio perché bisogna aspettare le mosse degli altri giocatori), nel gioco digitale può essere aumentato a piacimento. Maggiore la velocità, maggiore l’impressione del controllo e maggiore il rischio di sviluppare patologie compulsive. La digitalizzazione infine è il modo per costruire un ponte tra il mondo dei videogiochi e quello del gioco d'azzardo: la grafica, le luci e i suoni ripetitivi non sono poi così diversi.

Strategie poco strategiche

Per vincere i giocatori d'azzardo hanno escogitato delle strategie, delle tecniche che riferiscono essere vincenti, ma che non funzionano sempre per cui, in definitiva, non lo sono. Ci sono alcuni apparecchi che danno dei segnali che stanno per pagare, cosa ovviamente non vera. Inoltre c'è la precisa convinzione che una volta messi molti soldi, anche migliaia di euro, l'apparecchio “debba pagare”. Anche questo concetto non risulta essere realistico, perché il terminale segue logiche casuali e non tiene il conto del denaro versato da ogni giocatore. Certo deve restituirne una parte anche consistente, ma la vincita non è certo in relazione al denaro inserito. Si può vincere con 1 euro e perderne migliaia. Andare sempre nella stessa sala, usare sempre lo stesso apparecchio o frequentare i luoghi di gioco sempre alla stessa ora non cambia di una virgola le probabilità di vincita. Idem l'uso di oggetti portafortuna o di determinati riti.

Aver vicino delle persone non ha alcun effetto sui risultati, anche se viene facile addossare la sfortuna a chi si mette dietro ad osservare e magari attendere che il giocatore termini di giocare. Una convinzione piuttosto diffusa infatti è che occorra “caricare” l'apparecchio di denaro per poi farla scaricare. Uno dei meccanismi su cui fanno leva questi apparecchi è quello di far credere al giocatore di aver quasi vinto, cioè di aver mancato la combinazione vincente per pochissimo. Questa dinamica di gioco non fa altro che aumentare il tempo che ogni giocatore trascorre davanti al video, svuotandogli le tasche. Inoltre anche il meccanismo delle piccole vincite frequenti non è certo un segnale di una grossa vincita all'orizzonte, ma è nuovamente una modalità di programmare il gioco in modo da far trascorrere più tempo possibile al giocatore in sala. Anche variare l'importo della giocata, passando da 1 euro a 5 e via dicendo, non aumenta le probabilità.

Percentuali di vincita

La normativa ad oggi prevede la restituzione in vincita di una percentuale minima pari all’85percento per ogni sistema di gioco e per ogni gioco sul medesimo installato.

In sede di verifica di conformità operata su ogni sistema di gioco e su ogni singolo gioco Sogei S.p.A. verifica la percentuale di restituzione teorica (RTP).

Sul sito dei Monopoli c'è una tabella, aggiornata però al 2012, che riporta per singolo Concessionario i sistemi di gioco di cui sono titolari e tutti i giochi certificati per ogni sistema. Affianco a ciascun gioco sono riportati il codice identificativo, il nome e la percentuale teorica di restituzione in vincite (RTP).

La percentuale minima di restituzione in vincite dell’importo complessivamente giocato è monitorata ogni sei mesi ovvero ogni cinque milioni di partite. Recentemente la tempistica è stata ridotta, introducendo nella normativa che la verifica in esercizio di tale percentuale sia realizzata attraverso monitoraggi quantomeno

mensili, a partire dal raggiungimento del numero minimo di partite.

La percentuale di restituzione delle somme giocate risultava essere dell’88,34percento nel 2011 e l’88,40percento nel 2012, quando però la percentuale minima era dell'88percento.

In pratica non esiste un calcolo delle probabilità che ci dica con chiarezza cosa aspettarci per ogni giocata.

Il giro di denaro

Ogni volta che viene messo del denaro nella macchina, l'importo viene diviso in quattro parti: una parte destinata al montepremi, una all'Erario, una ai Monopoli e una alla filiera.

Per quanto riguarda il prelievo fiscale, all'alba della loro introduzione per favorirne lo sviluppo venne fissata un'aliquota molto bassa del 2percento, che aumentò di un punto per anno. Nel 2015 era al 5percento, per passare l'anno successivo al 5,5. Oggi siamo arrivati al 6percento.

Come indica il grafico le VLT “ingoiano” oltre 20 miliardi per restituirne ovviamente una parte. Sapendo che il volume di denaro nel gioco d'azzardo nel 2016 è stato di oltre 95 miliardi, si può ben capire come questi apparecchi siano centrali nell'economia del settore. Se si considera che tutto sommato sono pochi, oltre 54mila, si fa presto a fare i conti e scoprire che in ogni apparecchio transitano almeno 370mila euro in un anno.

Nel grafico si nota come l'Erario sia ormai giunto a incassare quanto la filiera visto il progressivo aumento del prelievo. Il problema di questi apparecchi è che non viene dichiarato quanto del denaro introdotto nel sistema sia rigiocato. Per cui potrebbe stupire scoprire che molto del volume sia costituito non da soldi freschi, ma dagli stessi che entrano ed escono dal sistema continuamente con il meccanismo delle piccole vincite che pochi giocatori decidono di tenere, così finiscono per perdere tutto quello con cui erano entrati in sala. Intanto il volume cresce, così come la parte destinata all'Erario e alla filiera.

Il sistema industriale

Dietro gli apparecchi c'è una specifica e particolare filiera (Si rimanda alla lettura di: “New Slot & VLT: analisi del mercato confronto internazionale” Tesi di Laurea Ingegneria dei sistemi Magistrale di Samuele Fraternali e Federico Lenza, Anno Accademico 2010-2011) che nasce da chi crea e costruisce gli apparecchi, per passare alle aziende che commercializzano i prodotti e a chi detiene le Concessioni per terminare agli esercenti. Una lunga catena di aziende, che alcune volte si occupano di diversi aspetti del business, come la produzione, la distribuzione e la gestione delle sale.

Nel 2009 furono 10 le aziende che si aggiudicarono le licenze per le VLT:

e la BPlus Giocolegale Ltd. (ex Atlantis World) di cui parlerò in maniera più approfondita successivamente perché coinvolta in una vicenda giudiziaria piuttosto complessa.

Nel 2013 entrarono nel mercato anche

A fine del 2015 questa era la situazione:

Come si vede Lottomatica gestisce un quinto dell'intero parco macchine, ma non possiede le competenze tecniche per cui, come le altre aziende, si è dovuta rivolgere alle multinazionali del gioco d'azzardo che operano da anni nei mercati di tutto il mondo per le piattaforme di gioco. Le aziende che operano in Italia hanno costruito negli anni dei legami societari oppure delle collaborazioni.

Lottomatica e Snai possiedono un numero importante e simile di sale VLT, ma come si nota dalla tabella la prima società ha oltre il doppio di apparecchi. In questo caso fa la differenza la metratura dei locali e probabilmente Lottomatica privilegia sale con un numero maggiore di apparecchi a differenza di Snai.

Le piattaforme di gioco operative sul mercato italiano sono sette ma a gestire il mercato sono sostanzialmente l'austriaca Novomatic e la canadese Spielo (controllata da IGT che controlla Lottomatica) che da soli rappresentano oltre l’80percento dell’intero parco macchine. Tra gli altri sistemi spicca quella dell'anglo-tedesca Merkur Inspired che fornisce circa il 13percento delle videolottery italiane e poi ci sono la svedese Ace Interactive, l'americana Bally e le piattaforme più recenti della spagnola Cirsa e la della lussemburghese Global Zitro.

È scomparsa la piattaforma degli inglesi della Barcrest Group, di cui parlerò successivamente. Negli ultimi anni anche alcune aziende italiane hanno iniziato a produrre piattaforme di gioco.

La vicenda Bplus Giocolegale Ltd.

Risulta impresa ardua riassumete in poche righe una vicenda che non ha trovato una chiarezza e mai la troverà. Riguarda però un'azienda che gestiste migliaia di apparecchi elettronici nel nostro Paese, occupa almeno duecentocinquanta persone e garantisce all'Erario parecchi milioni di euro all'anno.

Il protagonista centrale è Francesco Corallo, figlio di Tanino Corallo, il primo catanese a fondare un casinò ai Caraibi, il «Rouge et noir» sull'isola di Saint Maarten, nelle Antille olandesi e più volte condannato per diversi reati. 56enne di Catania, è diventato noto alla giustizia italiana nel 2007, quando la guardia di finanza scoprì una maxitruffa ai danni dei Monopoli realizzata dalla sua società e da tutte le altre Concessionarie che dovevano collegare i loro apparecchi alla rete, cosa che non fecero, di fatto sfuggendo a qualsiasi controllo sui flussi di denaro e di giocate per alcuni anni.

Fonda la società che si occupa di gioco d'azzardo Atlantis World nelle Antille Olandesi nel 2004, che diventa poi Bplus Giocolegale Ltd. e nel 2015 verrà ribattezzata Global Starnet.

Come riporta La Sicilia, Corallo «in passato è stato anche assistente parlamentare del deputato del Pdl Amedeo Laboccetta». Oltre ai legami con la politica ha importanti contatti anche con il mondo della finanza, in particolare con il Banco Popolare di Milano nel 2012 guidato da Massimo Ponzellini, finito agli arresti domiciliari accusato, tra le altre cose, di un finanziamento sospetto da circa 150 milioni di euro concesso alla società Atlantis/Bplus, per comprare nuove slot machine, in cambio di una presunta mazzetta da oltre 1 milione di euro girata all'ex presidente di Bpm e la presunta promessa di 3,5 milioni di sterline. La Dea lo descrive anche in “elevata posizione” nel clan mafioso Santapaola, ed è stato per anni nella lista dei super ricercati dell'Interpol.

Possiede almeno tre case da gioco a Saint Marteen, due a Santo Domingo e una a Panama. È stato inquisito ma la sua posizione è stata archiviata per riciclaggio e traffico di droga in due procedimenti intentatigli dalla Procura di Roma sulla base di informative di finanza e polizia che indagavano su una presunta evasione fiscale e lo collegavano al boss del narcotraffico boliviano Marco Marino Diodato. Ne è uscito però sempre pulito. Insomma un personaggio dal curriculum impegnativo. Infine è stato arrestato nel dicembre del 2016 con l’accusa di evasione fiscale, corruzione e riciclaggio di denaro. Notizie giornalistiche riportano anche che potrebbe essere disposto il sequestro di beni per 26 milioni di euro, la confisca di un casinò nei Caraibi, 170 appartamenti, uno yacht, diciotto orologi e diversi conti bancari.

Ad agosto del 2017 è stato estradato dalle Antille Olandesi ed è atterrato a Roma, dove scaduti i termini di custodia cautelare, le alternative saranno l’obbligo di dimora, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di espatrio in attesa del processo che riserverà sicuramente delle sorprese, perché coinvolge anche per riciclaggio l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini la sua compagna Elisabetta Tulliani, il fratello di quest’ultima Giancarlo e il padre Sergio.

Una vicenda complessa e ancora poco chiara, che però dimostra come sia relativamente facile rendere tutto perlomeno poco trasparente. Ora occorrerà attendere la verità giudiziaria, che però come sappiamo bene, non sempre corrisponde alla verità.

Il protagonista infine ipotizza un motivo per tutto questo ingiustificato accanimento: i suoi concorrenti ai quali piacerebbe vederlo in rovina per prendersi il suo business. “Non posso dimostrare che sia così, naturalmente, – afferma con un mezzo sorriso – ma è certamente una possibilità”. Come se i suoi problemi con la giustizia italiana non fossero sufficienti – conclude l’intervista – il padre nel novembre dello scorso anno ha presentato una querela chiedendo al figlio una somma tra i 10 e i 20 milioni di euro. “Preferirei non parlare di questo, – avverte Corallo – è una storia triste. Mio padre è vecchio e non c’è davvero niente di vero. Non capisco il motivo per cui il suo avvocato lo stia facendo”.

Proprio in questi giorni si sono concluse le indagini e presto inizierà il processo a suo carico e delle altre persone coinvolte.

Sul versante della Concessione le cose sono altrettanto ingarbugliate. L’Anac guidata da Raffaele Cantone ha chiesto al prefetto di Roma di commissariare la società nel febbraio del 2017, peccato che un tale provvedimento sia stato già disposto nel 2014 con risultati perlomeno discutibili perché nel frattempo la società aveva fatto ricorso al Tar per poi passare al Consiglio di Stato. Lo stesso scenario si è riproposto per la richiesta di quest'anno, con nuove carte bollate tra Consiglio di Stato e Tar. Intanto i Monopoli aspettano, per far decadere la Concessione, il parere del Tribunale amministrativo regionale. La soluzione che tutti sembrano auspicare sarebbe la vendita dell'intera azienda a una società che si facesse carico di chiudere i diversi contenziosi, garantisse i livelli occupazionali e sopratutto continuasse a riempire le casse erariali. Notizie riportano l'interesse di una società maltese, la Vertical Group Holding, all'acquisto della società ma le trattative sono appena iniziate sebbene esistano già degli aspetti critici. L'accordo proposto infatti prevede che gli acquirenti maltesi intaschino subito gli incassi milionari, ma cominceranno a pagare azioni e debiti solo dal 2019 e per giunta in sei rate annuali. Insomma cambiare tutto per non cambiare niente.

La vicenda Barcrest

Il 16 aprile del 2012, tra le 15 e le 16, alcune VLT gestite da Snai e fornite dalla società inglese Barcrest hanno iniziato a “regalare” una pioggia di jackpot milionari, una cifra che arrivò molto vicina ai 400milioni di euro. Migliaia di giocatori erano felici, ma non sapevano o non volevano sapere che si era trattato di un “errore” del sistema, anche perché in media i jackpot vengono centrati ogni 35-40 giorni. Da quel momento si aprì un contenzioso tra le due società, senza dimenticare che i Monopoli revocarono il nulla osta al sistema e multarono Snai per 1.500.000 di euro senza però togliere alla società la Concessione.

A marzo del 2015 si chiuse la vicenda giudiziaria tra le due società. L'americana Scientific Games oggi IGT, che nel frattempo aveva acquisito Barcrest, versò a Snai un anticipo di 25 milioni di euro e si impegnò a corrispondere il risarcimento per altre potenziali perdite future. Rimangono aperte le singole richieste di risarcimento sempre che qualcuno riesca a recuperare qualcosa conoscendo i tempi e i modi della giustizia civile nel nostro paese.

Il ruolo di SOGEI

Si tratta di una società informatica controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che offre servizi tecnologici. I Monopoli di Stato la utilizzano per svolgere le attività di controllo e gestione del comparto del gioco d'azzardo e in particolare per le Videolottery controlla i dati d’incasso e collauda e certifica le piattaforme di gioco. Sul tema della certificazione ci sono state delle polemiche perché almeno fino al 2014 la società non possedeva i parametri internazionali per quel compito che comunque ha svolto. Dal 2016 è possibile che questo genere di attività venga svolto anche da altre società.

Le truffe con i videoterminali

È successo nel 2015 a Cassino, quando un paio di persone gestori di tre sale, hanno tentato una truffa milionaria ai danni della società concessionaria. In pratica sembrerebbe che sia state introdotte nelle videolottery quantitativi di denaro contante e successivamente estratte dagli stessi gestori dalle cassette di sicurezza inserite degli apparecchi. Si determinavano così dei crediti per l’esercente riscuotibili attraverso l’emissione del ticket i quali, una volta raggiunto l’importo complessivo di 5.000 euro, potevano essere posti all’incasso dall’esercente presso la società concessionaria.

Le indagini successive hanno coinvolto 29 persone a cui sono stati contestati i reati di truffa e ricettazione. Ci sono stati rimborsi per somme che oscillavano tra i 50 e i 100mila euro. Insomma una sorta di bancomat al contrario, dove inserendo banconote venivano emessi ticket che poi diventavano denaro contante una volta presentate alla società concessionaria deputata ai rimborsi. Un presunto sistema che avrebbe portato quindi ad un ammanco milionario nella società concessionaria.

Qualcosa di meno sofisticato è successo invece recentemente ad Empoli, dove un uomo è stato denunciato per truffa e falsità materiale commessa dal privato. L’uomo introduceva biglietti vincenti falsificati all'interno degli apparecchi per poi riscuoterne la vincita. Il tentativo è andato a buon fine solo un paio di volte, poi è scattata la denuncia e l’indagine delle forze dell’ordine.

Del perché sono ottime lavatrici di denaro

I terminali Videolottery sono un ottimo strumento per riciclare denaro proveniente da attività illecite. Dal 2012 a rilevare questo pericolo sono state almeno due trasmissioni molto note come Striscia la notizia e Le Iene. Nel rapporto di Bankitalia del 2014 sono ampiamente segnalate le anomalie collegate all’utilizzo di questi apparecchi come i cosiddetti “vincitori ricorrenti”. La frequenza delle vincite, sempre alle stesse persone, potrebbe sottendere un mercato occulto di ticket vincenti, nell’ambito del quale i riciclatori acquisterebbero i titoli dagli effettivi vincitori, in contropartita di un corrispettivo maggiorato. Un sistema che, come accertato da varie inchieste, le mafie hanno già usato per Lotto, lotterie e Gratta e Vinci e che ora, evidentemente, hanno trasferito sugli apparecchi. Bankitalia segnala inoltre il possibile utilizzo distorto delle apparecchiature che consentono, dopo l’inserimento di banconote, l’erogazione di ticket di vincita anche in assenza di un’effettiva giocata, agevolando in tal modo condotte di fondi di dubbia provenienza. Questa modalità è stata segnalata anche dalla Procura nazionale antimafia ed è tipica di gruppi criminali che a fine giornata ripuliscono così il denaro frutto dello spaccio di droga o dello sfruttamento della prostituzione.

Da luglio del 2017, meglio tardi che mai, sono state introdotte nuove normative antiriciclaggio che riguardano anche le VLT. In particolare obbligano i Concessionari, i distributori e gli esercenti a verificare l’identità dei clienti e a conservare i dati di ogni singolo ticket di importo pari o superiore a 500 euro. Gli operatori del settore devono, tramite adeguate procedure, monitorare le operazioni di ogni sessione di gioco nel periodo massimo di una settimana e i comportamenti anomali relativi all’entità elevata degli importi erogati rispetto a quelli puntati.

Insomma un obbligo a controllare quello che prima era ritenuto normale. Vedremo nei prossimo anni se questa norma verrà rispettata e se effettivamente non si riscontreranno più le anomalie del passato, ben sapendo purtroppo che le organizzazioni criminali andranno a cercare altre “lavatrici”. Questi apparecchi sono entrati in funzione nel 2010 e il problema è emerso chiaramente dopo un paio di anni, ma sono alla fine passati almeno sette anni dove non immagino neanche la quantità di denaro transitato e pulito, che è finito nell'economia legale ed è andato anche ad ingrossare in maniera indebita il volume di denaro giocato.

Marketing

Le sale che ospitano questi apparecchi utilizzano le televisioni locali, i mezzi di informazione cartacea e online, come la cartellonistica stradale per pubblicizzare la loro attività. Anche i cinema, in quello spazio di tempo prima delle proiezione, sono luoghi dove poter trasmettere qualche intermezzo pubblicitario. Peccato che almeno per un paio di mesi sia stato proiettato lo spot di una sala davanti a famiglie con bambini, visto che successivamente avrebbero assistito alla visione di un cartone animato. Sono scattati i controlli e forse anche le sanzioni per la violazione del Decreto Balduzzi. Le sale quindi investono nel pubblicizzare nel territorio la loro offerta, di solito collegata ad altre attività di gioco come slot, Bingo o sale scommesse. I clienti già conoscono le VLT, almeno per sentito dire e alcuni stufi dei bar o alla ricerca di emozioni più forti si spingono fino alle sale, che non sempre sono nei centri cittadini.

Il futuro

Il recente provvedimento sul riordino del settore giochi prevede, per esempio, di eliminare la possibilità di inserire banconote di valore superiore a cento euro. Contempla inoltre la creazione di strumenti di autolimitazione in termini di tempo e di spesa, di messaggi automatici durante il gioco che ne evidenzino la durata e l’introduzione di altri strumenti tecnologici che, nel rispetto della normativa sulla privacy, consentano un maggior controllo sul grado di partecipazione al gioco dei singoli giocatori più esposti al rischio del gioco d’azzardo patologico.

Già oggi in molti Comuni esiste un limite sul numero di ore che gli apparecchi possono rimanere accesi. Questa normativa, più volte contestata dai gestori con ricorsi al Tar ed in altre sedi giudiziarie, trova nel riordino un riconoscimento agli Enti locali la facoltà di stabilire delle fasce orarie fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana di gioco. La distribuzione oraria delle fasce di interruzione del gioco nell'arco della giornata va definita, d'intesa con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in una prospettiva il più omogenea possibile nel territorio nazionale e regionale.

Le amministrazione locali hanno anche introdotto nei loro regolamenti una distanza minima che le sale VLT, come altri punti gioco, dovrebbero avere da luoghi definiti sensibili come scuole, palestre, chiese e ospedali. Sarà un’altra questione che condizionerà, a volte in maniera massiccia, l’esistenza di una sala con il suo contenuto, portando se non a una chiusura, probabilmente ad un suo trasferimento di sede.

In conclusione

Non è previsto un aumento del numero di questi apparecchi, che però potrebbero entrare in competizione con le nuove slot da remoto, un oggetto ancora poco chiaro. L’utilizzo di banconote di minor taglio e il limite della riscossione delle vincite in denaro dovrebbe aver portato, perlomeno, ad una riduzione significativa dell’utilizzo delle VLT come lavatrici.

Rimane invece abbastanza preoccupante la forte capacità additiva che hanno questi apparecchi e non credo che le autolimitazioni che ogni giocatore potrebbe imporsi o i messaggi “intimidatori” a video troveranno una qualche significativa efficacia. Da questo punto di vista sono più efficaci gli interventi che riducono gli orari e che così interrompono con la forza, l’attività di gioco.


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