Sulla rotta del Mediterraneo

Inaccettabile scegliere tra il soccorso e l’abbandono

La flotta civile di Arci, Sailing for Blue Lab e Sheep Italia, che monitora con una barca a vela una delle frontiere marittime più letali al mondo, è impegnata in queste ore in una complessa operazione di salvataggio: «Abbiamo salvato 60 persone. Siamo dovuti intervenire anche in una seconda situazione con persone in mare. Abbiamo lanciato le zattere e dato i giubbotti di salvataggio ma non siamo in grado di intervenire ulteriormente. Abbiamo bisogno di mezzi di soccorso»

di Daria Capitani

«Abbiamo salvato 60 persone, la nostra barca è strapiena. Siamo dovuti intervenire anche in una seconda situazione con persone in mare. Abbiamo lanciato le zattere, abbiamo dato i giubbotti di salvataggio ma non siamo in grado di intervenire ulteriormente. Non sappiamo se ci sono persone disperse in mare. Abbiamo bisogno di un intervento». Una manciata di frasi per raccontare la complessa operazione di salvataggio nel Mediterraneo centrale in cui è impegnato, dalle 11,58 di mercoledì 2 luglio, l’equipaggio della Garganey VI, la flotta civile che porta con sè tre bandiere, Arci nazionale, Sailing for Blue Lab e Sheep Italia, per monitorare con una barca a vela una delle frontiere marittime più letali al mondo.

Il progetto si chiama Tutti gli occhi sul Mediterraneo (Tom) e coinvolge in modo congiunto l’associazione di promozione sociale con oltre un milione di soci lungo lo stivale, un laboratorio navigante che ospita a bordo progetti di innovazione sociale e tutela dell’ambiente marino, e una onlus che dal 2019 opera nel campo dei diritti umani (abbiamo raccontato qui la storia di come queste tre realtà si siano trovate, insieme, sulle rotte del Mediterraneo).

Una complessa operazione di salvataggio

«La prima segnalazione», si legge in una nota stampa diffusa questa sera dall’Arci, «è stata ricevuta in zona search and rescue maltese: si trattava di un’imbarcazione in metallo in condizioni precarie, con 60 persone a bordo, tra cui 12 bambini e 3 donne in gravidanza, una delle quali in condizioni gravi, con forti contrazioni. A bordo si registrano anche diversi feriti con ustioni».

La situazione, però, si è ulteriormente complicata: «Durante le operazioni di soccorso, sono arrivate informazioni su un secondo caso di naufragio, a poche miglia nautiche di distanza, con oltre 20 persone in acqua. Considerato il peggioramento delle condizioni meteomarine, la necessità di intervenire con urgenza nel secondo evento e l’instabilità della prima imbarcazione, l’equipaggio ha deciso, oltre al trasbordo dei nuclei familiari, di accogliere a bordo tutte le persone presenti sul primo natante».

La richiesta, urgente, di mezzi di soccorso

Nonostante ripetute comunicazioni via mail e telefono, riporta il comunicato, «né l’Mrcc italiano (il centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, nda) né quello maltese hanno dato alcun riscontro alle nostre richieste di intervento con assetti di soccorso adeguati. Nessun mezzo è stato inviato. Nel secondo caso, Garganey VI risulta essere l’unico assetto presente in zona e sta ora navigando verso le coordinate indicate per prestare assistenza ai naufraghi già in mare. In quanto barca a vela impegnata in un’attività di osservazione civile, non è progettata per il trasporto di un numero elevato di persone, ma è dotata dell’equipaggiamento necessario per stabilizzare temporaneamente la situazione, come previsto dalla missione del progetto Tom. L’equipaggio procederà, se necessario, a mettere in acqua zattere di emergenza per garantire la sopravvivenza dei naufraghi fino all’arrivo di soccorsi adeguati».

È inaccettabile che in mare, nel 2025, si debba scegliere tra la testimonianza e il silenzio, tra il soccorso e l’abbandono

I promotori del progetto Tutti gli occhi sul Mediterraneo

La richiesta, urgente, è quella di rispettare «le convenzioni internazionali in materia di salvataggio in mare, in particolare la convenzione Sar e la convenzione Solas, che impongono agli Stati l’obbligo di coordinare e garantire il soccorso in modo tempestivo ed efficace. Chiediamo con urgenza un’immediata mobilitazione pubblica e istituzionale, per chiedere l’intervento di mezzi di soccorso a tutela della vita delle persone a bordo e dell’equipaggio civile del progetto Tom, che si trova ad affrontare una situazione drammatica in completa solitudine. È inaccettabile che in mare, nel 2025, si debba scegliere tra la testimonianza e il silenzio, tra il soccorso e l’abbandono».

Una piattaforma aperta e collettiva

La prima missione (a novembre) aveva salvato, a poche ore dal lancio, 43 persone al largo di Lampedusa. La seconda, pochi mesi dopo, ha tratto in salvo 55 persone in pericolo. “Tutti gli occhi sul Mediterraneo” è una piattaforma aperta e collettiva dove ognuno può fare la propria parte: comunità, organizzazioni, cittadine e cittadini. «Ogni anno migliaia di persone attraversano il Mediterraneo in cerca di sicurezza e speranza, ma per molti quel viaggio finisce in tragedia. Serve una risposta ampia e coordinata», avevano spiegato i promotori lanciando l’iniziativa. «Un monitoraggio diffuso e continuo per documentare, supportare e soccorrere chi si trova ad affrontare una delle rotte migratorie più pericolose al mondo».

È possibile sostenere Tutti gli occhi sul Mediterraneo attraverso Produzioni dal Basso a questo link. I fondi raccolti sono destinati a mantenere operative le imbarcazioni, a garantire beni di prima necessità per i soccorsi e a supportare il lavoro delle volontarie e dei volontari.

Le immagini sono della pagina Fb del progetto Tutti gli occhi sul Mediterraneo

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.