Migranti

Strage di Cutro, “Non è stato il mare”: un libro contro la deumanizzazione della società

Antonella Maggi e Maurizio Mascara hanno pubblicato per edizioni la meridiana il libro “Non è stato il mare. Né a Cutro. Né altrove. Né prima. Né dopo”, che racconta l’umanità di chi parte per una vita migliore, di chi muore durante il viaggio, di chi ce l’ha fatta. Gli autori lo hanno scritto dopo la strage di Cutro del 2023, in cui hanno perso la vita 94 persone, per ricordare che è in atto «un sovvertimento dei valori sui quali si è fondata la nostra identità»

di Emiliano Moccia

«Mustafà è arrivato in Italia attraverso i corridori umanitari. Buona parte del suo viaggio è stata piena di pericoli e non ha dimenticato il cammino che ha fatto per raggiungere un luogo sicuro in cui poter ricominciare a vivere, anche se è ancora poco più di un ragazzo. Il giorno dopo la strage di Cutro, in cui persero la vita 94 persone, pensai che fosse necessario parlarne con i miei alunni. Mustafà è sempre stato molto vivace in classe, ma quel giorno i suoi occhi erano impauriti. Dentro quegli occhi c’era la consapevolezza di qualcuno che sapeva bene quello di cui si stava parlando, che conosceva bene quel dolore e quella paura. Per questo, ho pensato che fosse necessario raccontare i percorsi umani di quanti sono andati via dai loro Paesi sfidando il viaggio, la morte, la paura, l’incertezza e in qualche modo ce l’hanno fatta». Antonella Maggi insegna italiano in una scuola di Bari. È qui che ha conosciuto Mustafà e il suo dolore ed è fra quei banchi, mentre parlava e discuteva con i suoi studenti, che ha deciso che era il momento di fare qualcosa, di scrivere, di raccontare. Di schierarsi con maggior forza «dalla parte degli ultimi». Di qui, la decisione di confrontarsi con l’amico Maurizio Mascara, dirigente pubblico che si occupa di politiche sociali. Hanno pensato di unire le loro voci e la loro rabbia dopo il 26 febbraio 2023, la data in cui un’imbarcazione partita dalla Turchia si è spezzata al largo della costa di Cutro, in Calabria, a pochi metri dalla riva, provocando la morte di 94 persone, tra cui 34 bambini.

È in atto un processo di deumanizzazione molto potente, invece dovremmo convergere le nostre energie verso la salvaguardia della vita umana

Antonella Maggi, autrice

“Non è stato il mare – Né a Cutro. Né altrove. Né prima. Né dopo” è un libro nato da quel dolore. Non a caso, è dedicato a Fariba Namazi, Jafar Sadeqi, Sardar Namazzhi e a tutte le altre quasi cento vittime di «quel naufragio che poteva essere evitato, in quanto le autorità erano state avvisate della presenza dell’imbarcazione ma non sono intervenute per il soccorso. È in atto un processo di deumanizzazione molto potente, invece dovremmo convergere le nostre energie verso la salvaguardia della vita umana. Senza vita umana non c’è speranza, non c’è futuro, non c’è nulla» dice Maggi. «Da quella notte ci siamo chiesti se i nostri occhi avrebbero dovuto continuare a rimanere chiusi, se le nostre orecchie avrebbero mai dovuto restare sorde. Ci siamo chiesti se la nostra vita avrebbe continuato a non avere senso, perché da quella notte ci chiediamo: è davvero possibile andare avanti così? Non è forse giunto il momento di dire basta?»

Antonella Maggi, coautrice del libro

Il volume, edito per la collana paceinsieme… alle radici dell’erba di edizioni la meridiana, racconta l’umanità profonda di chi parte per una vita migliore, di chi è nato in un luogo in cui ci sono guerre e sofferenze, bombe e violenze, in cui non è possibile amare o pensare di essere liberi. «Sono storie di persone che ce l’hanno fatta, di chi dopo tanto dolore ha trovato un luogo in cui vivere ed essere accolto ed ora fa brillare quella fiamma di speranza che dà fiducia agli altri» evidenzia Maggi. «Dobbiamo aiutare chi soffre. Quanti spazi di umanità ha ciascuno di noi dentro di sé? Quei fratelli che sono in difficoltà che cosa rappresentano per noi?». L’autrice interroga e si interroga per scuotere le coscienze, per aiutare a riflettere. Ma soprattutto si chiede «come hanno fatto alcuni politici a distillare tanto odio nei confronti di chi scappa dalla propria terra, di chi è stata violentata, di chi vive in un campo profughi, di chi cerca e sogna una vita migliore». Di conseguenza, le storie di Rama, Fadila, Akela, nonostante la sofferenza patita, hanno avuto un lieto fine, parlano di riscatto, di vita, di chi cerca di sfuggire dal processo di deumanizzazione ormai in atto di cui si parla nel libro.

Come hanno fatto alcuni politici a distillare tanto odio nei confronti di chi scappa dalla propria terra, di chi è stata violentata, di chi vive in un campo profughi, di chi cerca e sogna una vita migliore?

Antonella Maggi, coautrice

Per questo, ad uccidere quelle 94 persone a Cutro o tutti i migranti che in questi anni hanno perso la vita nel mar Mediterraneo durante il viaggio, «trasformandolo in un grande cimitero, non è stato il mare e neanche il deserto. Le responsabilità tecniche sono del Governo italiano e di quasi tutti i Governi europei e occidentali che hanno eretto la fortezza Europa, dato vita a normative restrittive, chiuso le porte, innalzato i muri, tanto che in questo momento non esiste una forma di ingresso regolare che non siano i flussi risicati dedicati ai flussi» aggiunge Maurizio Mascara, coautore del volume. «Ma ci sono anche delle responsabilità delle società occidentali, di tutti noi che abbiamo deciso di abdicare a quello che era il senso di identità della nostra civiltà, che si caratterizzava per l’accoglienza».

La strage di Cutro non ha cambiato le cose perché è in atto questo sovvertimento dei valori sui quali si erano fondate le nostre coscienze

Maurizio Mascara, coautore del libro

Maurizio Mascara, coautore del libro

L’elenco delle 94 vittime di Cutro è lunghissimo, si estende per tutta la pagina del libro. Nomi che gli autori non vogliono cancellare, far dimenticare, anche se sono consapevoli che da quel giorno ad oggi nulla è cambiato. Anzi. «La strage di Cutro non ha cambiato le cose perché è in atto questo sovvertimento dei valori sui quali si erano fondate le nostre coscienze ed è un sovvertimento determinato soprattutto dal trionfo dell’individualismo che non è compatibile con il concetto dell’accoglienza del prossimo» rileva Mascara. «Dopo quanto accaduto il 26 febbraio 2023 in un mondo normale i Governi occidentali ed europei avrebbero dovuto prendere coscienza delle tragedie in mare e avviare provvedimenti per evitarle in futuro. Invece, da quelle morti è nato il decreto Cutro, un decreto punitivo nei confronti delle persone che partono da altri Paesi».

Una croce sulla spiaggia di Cutro in Calabria

Mascara fa un’esanima su come il decreto stia impattando negativamente nella vita dei migranti. «Ha smantellato il permesso di soggiorno per protezione speciale, che colmava i provvedimenti scatenati con i decreti sicurezza del 2018 dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono state ridotte le risorse per il Sistema di accoglienza e integrazione, che è l’unico tipo di accoglienza che funziona, che prende in carico la persona e costruisce con lei un percorso personalizzato di inclusione sociale, lavorativa e culturale. Sono stati ampliati e potenziati i Centri di permanenza per il rimpatrio portando il periodo di detenzione da 12 a 18 mesi, luoghi in cui viene violato un diritto, perché l’irregolarità dei documenti non è un reato che prevede la reclusione».

In questa lunga e dettagliata accusa contro le politiche del governo in materia di immigrazione, l’autore del libro ricorda anche «le sanzioni nei confronti delle organizzazioni non governative che salvano le persone in mare, che adesso hanno una serie di restrizioni, tra cui la richiesta alle navi di soccorso di dirigersi immediatamente nel porto sicuro dopo ogni salvataggio, ignorando eventuali altri interventi in mare verso imbarcazioni in difficoltà che necessitano di aiuto» conclude Mascara. «Il libro, però, parte dal presupposto: ogni generazione ha 36 giusti, fino a quando ci sarà un solo giusto, e ci sarà sempre, ci sarà speranza per il mondo. Tante persone non si arrendano a quello che sta accadendo, a quello che è accaduto a Cutro».

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