Diritti della natura
Inghilterra, le comunità danno voce all’sos dei fiumi
Lewes è il primo distretto britannico ad approvare una Carta dei diritti per un corso d'acqua: l'Ouse. Altre comunità stanno seguendo la stessa strada. Anche al fiume Test, ecosistema raro e pregiato, è stato riconosciuto il diritto di scorrere libero dall'inquinamento e di sostenere la biodiversità al suo interno. Si pongono così le basi per una rinnovata relazione tra le persone e la natura, proprio mentre lo stato ecologico non buono di molti fiumi in Inghilterra è fonte di preoccupazione, anche per l'impatto sulla salute pubblica

È nato nel Regno Unito un movimento dal basso che vuol dare voce ai corsi d’acqua e riconoscere i loro diritti. Accade mentre il paese attraversa, quest’anno, l’ennesima grave siccità, dopo quelle del 2018 e 2022. La pioggia non è più tipica in Inghilterra. Secondo le proiezioni climatiche, in futuro l’estate oltremanica sarà sempre più arida. A ciò si aggiunge la preoccupazione per la gestione inadeguata del servizio idrico, privatizzato dal 1989, con gli scandali per i compensi d’oro dei manager e l’assenza di investimenti nelle infrastrutture. Inoltre, con la Brexit, le norme europee a tutela ambientale non valgono più.
I diritti del fiume Test
A luglio due autorità locali, il consiglio comunale di Southhampton e quello della Valle del Test, hanno approvato una mozione che riconosce a questo fiume molto particolare il diritto di scorrere libero dall’inquinamento e di sostenere la vita al suo interno. Il Test è uno dei duecento rarissimi corsi d’acqua al mondo, preziosi e ricchi di biodiversità, che nascono puri dal sottosuolo, da conformazioni di gesso (si chiamano chalk stream e per l’85% si trovano in Inghilterra). È un sito di speciale interesse scientifico ma, per i promotori della mozione, questo non basta a proteggerlo e il governo nazionale non fa abbastanza. Sono le autorità locali, quindi, a dover intervenire e prendersene cura. Secondo il Wwf Uk, meno di un quinto dei corsi d’acqua inglesi sono in buono stato ecologico e il cambiamento climatico aumenta la pressione sugli ecosistemi d’acqua dolce.
Proprio in questi giorni, la società privata di gestione del servizio idrico Southern Water ha chiesto all’Agenzia per l’ambiente una deroga per poter prelevare una quantità maggiore di quella consentita dal Test, il cui livello è già molto basso, vista l’emergenza idrica dovuta alla siccità. Se venisse concessa, l’intero habitat fluviale verrebbe compromesso.
Love our Ouse
Poco lontano, il distretto di Lewes, nel Sussex, il 25 febbraio scorso è stato il primo ad approvare una Carta dei diritti per un fiume: l’Ouse, che scorre per circa 54 chilometri e sfocia nella Manica. «Anche se non vincolante, il documento fornisce una cornice con le condizioni essenziali perché un corso d’acqua sia in buona salute: il diritto alla biodiversità, a non essere inquinato e ad essere rappresentato nelle decisioni che lo riguardano», si legge nel comunicato stampa di Love our Ouse, organizzazione non profit nata per favorire la connessione tra le comunità locali e il fiume, dalla sorgente alla foce. La Carta pone le basi per una rinnovata relazione tra le persone e la natura, in cui i diritti fondamentali del fiume sono esposti con chiarezza, assieme al dovere degli umani di averne cura e trattarli con responsabilità.
Il percorso per il riconoscimento della Carta, non solo da parte delle istituzioni ma anche della cittadinanza, è iniziato con il River festival a settembre 2022. A febbraio 2023 il consiglio distrettuale di Lewes si è impegnato a stilare il documento per i diritti del fiume entro due anni, coinvolgendo la comunità e i portatori di interesse, tra cui esperti legali. Nel frattempo, sono nate altre simili iniziative in tutto il Regno Unito, collegate attraverso il River rights network, e diverse comunità si stanno attivando per il riconoscimento dei diritti dei loro fiumi.
La Carta dell’Ouse afferma, tra l’altro, che i fiumi ispirano un senso di appartenenza e identità. Le persone dimostrano sempre più un attaccamento ai loro corsi d’acqua e si comportano come guardiani per proteggerli, mentre cresce la preoccupazione per il cattivo stato ecologico, che sempre più impatta sulla salute pubblica. Il documento, ora, dovrà essere messo in pratica con il coinvolgimento degli attori che hanno contribuito a scriverlo. È un passo avanti per la protezione dell’ambiente anche se, sottolineano gli esperti legali che hanno contribuito alla stesura della Carta dell’Ouse, i fiumi e la natura non hanno personalità giuridica in Inghilterra. Resta quindi aperta la questione su come far valere questi diritti.
Un movimento globale
Il primo a introdurre il concetto dei diritti della natura è stato Christopher Stone, docente di legge alla University of Southern California, in un articolo del 1972 dal titolo Should Trees Have Standing? Toward Legal Rights for Natural Objects. Per molto tempo non se n’è parlato, fino a quando, nel 2008, l’Ecuador è stato il primo paese a introdurre i diritti della natura nella costituzione. Per quanto riguarda i fiumi, nel 2016 la Corte costituzionale della Colombia ha dichiarato il fiume Atrato un soggetto di diritto. Nel 2017 in Nuova Zelanda è entrata in vigore la legge Te Awa Tupua, che riconosce la personalità giuridica al fiume Whananui, con uno stretto legame con le popolazioni indigene che vivono lungo le sue sponde. Lo stesso anno, anche l’Alta corte dello stato indiano di Uttarakhand ha dichiarato che il Gange e il suo affluente Yamuna, due dei principali corsi d’acqua del subcontinente, sacri per gli indù ma inquinatissimi, devono godere degli stessi diritti degli esseri umani. Ma pochi mesi dopo una sentenza della Corte suprema indiana ha annullato la decisione, giudicandola priva di basi giudiriche.

Tornando all’Inghilterra, nel 2018 il consiglio comunale di Frome aveva approvato il riconoscimento della personalità giuridica per l’omonimo fiume del Somerset e per i vicini prati. A tutela dei loro diritti ci sarebbero stati lo stesso comune e la ong Friends of the River Frome. Ma nel 2020 la norma locale non è stata validata dal governo nazionale, con la motivazione che sarebbe stata un duplicato delle leggi ambientali già in vigore. Questo non ha fermato il movimento dal basso per il riconoscimento dei diritti dei fiumi in Inghilterra, che sta cercando altre strade pur di far sentire la voce (e l’sos) dei suoi corsi d’acqua.
La foto in apertura, del fiume Test, è di Anthony de Sigley – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=34026185
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