Costruttori di ponti

«Il mio viaggio sulla nave “Bel Espoir”, dove i giovani costruiscono la pace»

Da marzo c'è una "scuola di pace" che sta navigando nel Mediterraneo, toccando le cinque sponde. A bordo della nave, otto gruppi di 25 giovani. Irene Hosmer Zampelli ha rappresentato l'Italia nella settima tappa, da Ravenna a Bari. Un incontro tra ragazzi di nazionalità, culture e religioni diverse per favorire il dialogo tra i popoli. Conoscere, incontrare, comunità sono le parole chiave di questa esperienza. «Facendo leva sui giovani la speranza di un futuro migliore c’è», dice

di Emiliano Moccia

«Da questa esperienza ho capito che basta conoscersi. La soluzione sta molto nella semplicità, nell’incontro con l’altro, nel capire che si hanno tanti punti in comune. Da questo viaggio mi porto dietro una grande meraviglia. E la consapevolezza che facendo leva sui giovani la speranza per un futuro migliore può ancora esistere». Irene Hosmer Zampelli è da poco sbarcata a Bari. È partita nei giorni scorsi al porto di Ravenna insieme ad altri 24 ragazzi di nazionalità, culture e religioni diverse. Sono loro “La bella speranza”. Loro e tutti gli altri giovani che dallo scorso mese di marzo si alternano per solcare le acque del Mediterraneo toccando alcune città che si affacciano sul mare. Le parole «conoscere, incontrare, comunità» per la giovane componente dell’equipaggio sono quelle che descrivono meglio l’esperienza dei giorni trascorsi a bordo dell’imbarcazione il cui tema è stato “Dialogo tra i popoli d’Oriente e d’Occidente”.

Irene Hosmer Zampelli a bordo della “Bella speranza”

Hanno navigato a bordo della “Bel Espoir”, la nave-scuola della pace promossa nell’ambito del progetto Med25 dalla diocesi di Marsiglia, dall’associazione Bel Espoir-Ajd, e dall’associazione Mar Yam. I giovani che hanno vissuto la settima tappa di questa incredibile esperienza di incontro tra i popoli arrivano dalla Spagna, Algeria, Palestina, Egitto, Libano, Siria, Tunisia Francia, Svezia, Croazia, Armenia, Malta. Irene in questo viaggio ha rappresentato l’Italia.

A bordo della nave, un veliero a tre alberi di 29 metri di lunghezza, una babele di voci, storie, culture, religioni che divisi in otto gruppi, ogni giorno hanno «sviluppato uno spunto, un tema, riferito al Mediterraneo. Abbiamo ragionato sulle che cose che ci avvicinano, sulle differenze tra i nostri Paesi, abbiamo approfondito il tema dell’immigrazione. L’aspetto interessante è che venendo da diverse sponde del Mediterraneo abbiamo condiviso l’esperienza dei nostri Paesi europei, come nel mio caso o in quello degli spagnoli, focalizzandoci su come accogliamo chi arriva dall’altra parte, e quella dei ragazzi algerini o di quanti vivono in territori in cui passa la rotta migratoria, riflettendo sulle scelte che spingono le persone invece a partire e lasciare la propria terra».

Alcuni dei ragazzi che hanno partecipato al viaggio

Irene Hosmer Zampelli ha 21 anni. Viene da Torino e si è laureata in Relazioni Internazionali all’Università dell’Aia, nei Paesi Bassi, per poi specializzarsi in Medioriente e proseguire il suo percorso di formazione con una magistrale in Studi del Mediterraneo a Venezia. Per questo, temi come immigrazione, pace, dialogo, Mediterraneo, sono per lei particolarmente sensibili. Anche perché fa parte del movimento dei Focolarini, dove ha vissuto esperienze di servizio in parrocchia, come animatrice di ragazzi, ma anche in Brasile, svolgendo attività di recupero per giovani con problemi di tossicodipendenze, e in Slovenia. Da qui, anche la voglia di mettersi in gioco, di vivere con maggior forza il senso di «comunità» e salpare con la “Bel Espoir” per incrociare storie e confrontarsi con altri ragazzi.

La nave attraccata a Bari / foto Morfimare Bari

«Per gli studi che ho fatto, il tema di questa tappa e del Mediterraneo mi interessavano molto, così come mi ispirava tantissimo questa esperienza di comunità che si fa sulla barca e la condivisione con persone di tanti Paesi diversi, che ti porta a vivere in maniera intensa l’incontro con gli altri» racconta Hosmer Zampelli. «La giornata a bordo della nave era scandita non soltanto da momenti di incontro, ma anche dai compiti pratici che avevamo da fare, come cucinare, pulire, in alcuni casi anche aiutare l’equipaggio a fare le manovre di navigazione. Nei momenti liberi vivevamo cose semplici, come giocare a carte o cantare. È bastato tirare fuori una chitarra e non ci siamo più fermati. Tutte attività comunitarie che hanno rafforzato il nostro rapporto».

Secondo me, facendo leva sui giovani la speranza di un futuro migliore c’è, creando le occasioni giuste si può arrivare veramente lontano

Irene Hosmer Zampelli

Anche i momenti di preghiera e l’aspetto ecumenico hanno avuto un ruolo importante durante il viaggio in mare. «La preghiera è stato un momento di forte unità. Un giorno una ragazza croata ha proposto di dire il rosario tutti quanti insieme ed ognuno lo recitava nella propria lingua. È stato veramente toccante. A bordo, poi, c’erano diverse religioni: cristiani cattolici, ortodossi e protestanti e anche i musulmani».

Dopo circa otto giorni di navigazione, per la giovane focolarina è il momento di fare dei bilanci «Da questa esperienza ho capito che basta conoscersi. Per noi, in quanto giovani, forse è più facile perché abbiamo compreso che spesso affrontiamo le stesse sfide, gli stessi sogni ed i nostri Paesi a volte hanno gli stessi problemi. Questo aspetto ci ha davvero portati molto vicini. Conoscersi e l’incontro, però, sono le parole principali che sento di aver vissuto. Secondo me, facendo leva sui giovani la speranza di un futuro migliore c’è, creando le occasioni giuste si può arrivare veramente lontano. Mi sono ritrovata dentro un’esperienza meravigliosa, i piccoli gesti, le cose belle vissute insieme ed anche le fatiche che diventano a loro volta belle, le amicizie fatte. E la consapevolezza che l’incontro è alla base di tutto», evidenzia Hosmer Zampelli. «Noi abbiamo vissuto insieme e questo è bastato. Abbiamo mangiato insieme, lavato piatti insieme, fatto cose semplici insieme e questo ci ha uniti, ci ha fatto fare comunità».

Padre Alexis Leproux durante un momento di preghiera a bordo della nave

Dopo la tappa di Bari, la nave della pace “Bel Espoir” si fermerà per circa un mese. L’11 ottobre salperà da Napoli con altri 25 ragazzi provenienti da diverse nazionalità per raggiungere Marsiglia, la città da cui dopo una serie di incontri sviluppati nel corso degli anni ha preso poi vita questo progetto che nasce come «risposta alla chiamata del Papa Francesco nel 2023 a Marsiglia: prendersi cura della pace nel Mediterraneo, dare ai giovani l’opportunità di costruire insieme con i loro popoli un futuro di pace. Abbiamo già organizzato una sessione a Tirana nel 2024. Quest’anno ci siamo impegnati in questo giro del Mediterraneo per offrire ai giovani un’esperienza di incontri e di navigazione in otto parti diverse del Mediterraneo» spiega padre Alexis Leproux, Vicario episcopale per la formazione e le relazioni Mediterranee di Marsiglia.

Se non ci prendiamo cura della capacità di fare la pace, questa non ci sarà mai. La guerra distrugge da anni le nostre sponde

padre Alexis Leproux

È lui il motore di questa organizzazione, che raggiunge i ragazzi a bordo della nave, che prega con loro, che porta l’esperienza del progetto Med25 nelle varie Diocesi. Come quella di Bari-Bitonto in cui si sono svolti anche dei momenti di preghiera ecumenica e da cui è partito il messaggio di “bella speranza” a Papa Leone XIV, affinché possa venire nella città in cui l’Oriente e l’Occidente s’incontrano e che s’incarna nella storia del suo Santo Patrono, San Nicola.

La preghiera ecumenica celebrata durante la tappa di Bari / foto Arcidiocesi Bari-Bitonto

Ma quanto è importante in questo momento storico così complicato per il Mediterraneo ed il mondo più in generale, favorire dialogo, incontro, conoscenza tra giovani provenienti da Paesi diversi? «Sicuramente molto» riflette padre Alexis. «Se non ci prendiamo cura della capacità di fare la pace, questa non ci sarà mai. La guerra distrugge da anni le nostre sponde, come Libia, Palestina, Israele, Libano, Siria, Ucraina, Georgia. Non è possibile lasciare senza risposta concreta questo ciclo infernale di distruzione di vita, di lasciare Gaza nella carestia, tanti morti in tanti luoghi. Attraverso questa scuola, proviamo a creare “amicizia” tra i nostri popoli. Anche una maggiore maturità nell’ascolto, nel rispetto e nella qualità di un dialogo ben costruito. È una sorta di scuola diplomatica che nasce dalla base, l’arte di trovare soluzione nei conflitti. Parte dal coraggio di rinunciare a degli stereotipi, ma anche di fare crescere la stima verso altre culture e religioni, di capire la storia di ognuno, di creare condizione per capirsi meglio».

Il gruppo di ragazzi e ragazzi ed i loro accompagnatori

Pace, immigrazione, tolleranza, ascolto, rispetto, fede. Cinque sponde del Mediterraneo, 200 giovani navigatori, 8 tappe differenti. Da questo cammino, da questo percorso si riparte per immaginare un futuro migliore e per realizzare anche una sorta di Diario di bordo con le condivisioni maturate nel corso degli incontri di gruppo. «I giovani hanno una creatività stupenda per fare amicizia, suonare, ballare, cucinare, ma anche per affrontare tematiche e trovare nuove idee per costruire il futuro. Sono pieni di talenti, vogliono viaggiare. Si sono quasi tutti innamorati del Mediterraneo come il loro spazio comune. Uno spazio per nuotare, per fare commercio e turismo, per vivere la gioia di questo mare. Abbiamo un tesoro in comune» aggiunge padre Alexis.

«Loro vogliono prendersene cura. Si comincia a conoscerlo, ad avere amici di tutte le sponde. Scriveranno insieme un “libro blu” che ci darà programmi per gli anni che vengono. Andremo avanti con loro per proporre altre sessioni di formazione alla pace in diversi Paesi, spero Libano e Tunisia. Piano piano, faremo un altro giro per coinvolgere altri ragazzi. Una comunita ricca di tanti talenti sarà capace di dare pace e luce al nostro Mare Nostrum».


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive


Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.