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Cooperazione & Relazioni internazionali

Aiutare Haiti oggi è un dovere morale

di Paolo Manzo

Ho già scritto qualche giorno fa della disastrosa situazione di Haiti, tornata negli ultimi giorni alla ribalta per la decisione dell’amministrazione statunitense di deportare i 15mila profughi del paese caraibico a Port-au-Prince.

Ora ci ritorno attraverso la mia finestra del blog per approfondire le attività di alcune ong e fondazioni del nostro comitato editoriale presenti ad Haiti con opere meritorie che alleviano le sofferenze di quel popolo.


La Fondazione L’Albero della Vita (FADV), ad esempio, ha sostenuto con un finanziamento l’opera dei Camilliani in Haiti, in particolare l’ospedale Saint Camille per far fronte all’emergenza del terremoto dello scorso 14 agosto. Inoltre sta lavorando con Fondazione Rinaldi per definire un piano di risposta post terremoto con focus sull’assistenza psicosociale delle vittime e sull’erogazione di borse di studio per gli studenti di una scuola elementare nella zona di Les Cayes, tra le più colpite dal sisma. FADV ha inoltre appena concluso un grosso progetto finanziato dall’AICS, dal nome significativo “Accogliere per reinserire: Programma di rafforzamento di accoglienza e integrazione familiare e sociale dei minori ad Haiti” e a breve riprenderà attività di sviluppo focalizzate su opportunità eque ed inclusive in ambito educativo, di apprendimento e di lavoro per i giovani vulnerabili. Donate all’Albero della Vita


Save the Children è presente ed opera ad Haiti dal 1978, fornendo programmi di nutrizione, educazione, e per i sistemi igienico-sanitari e di distribuzione dell’acqua potabile. “Vedo bambini che piangono per strada, persone che ci chiedono da mangiare ma noi stessi siamo a corto di cibo. Le organizzazioni che sono qui stanno facendo tutto il possibile ma abbiamo bisogno di più rifornimenti. Servono immediatamente cibo, acqua pulita e ripari. La gente vive per strada, senza alcuna protezione dal vento e dalla pioggia e ai bambini è stato detto di non entrare nelle loro case perché potrebbero crollare” ha dichiarato Carl-Henry Petit-Frère, responsabile dell’intervento sul campo di Save the Children, che ha lavorato nell'area più colpita di Le Cayes negli ultimi giorni. L'Organizzazione sta intensificando la sua risposta per fornire aiuto economico alle famiglie più colpite, protezione e spazi educativi per i minori, supporto sanitario e nutrizionale e supporto psicosociale attraverso spazi a misura di bambino dove i minori possano recuperare un senso di normalità ed elaborare il trauma con l’aiuto di operatori esperti, mentre le loro famiglie possono dedicarsi a far fronte alla ricostruzione della propria vita. Per sostenere gli interventi di Save the Children in emergenza donate qui.

Il Coopi ha attivi due progetti ad Haiti. Il primo è di aiuto per le famiglie con gravi problemi di sicurezza alimentare nel comune di Tabarre, nei dintorni della capitale Port-au-Prince. Con questo progetto, che si conclude a fine settembre, il Coopi ha fornito cibo adeguato a 2300 famiglie vulnerabili negli ultimi quattro mesi, attraverso il trasferimento di denaro. Si tratta di quattro donazioni in contanti ciascuna di 5100 gourde, pari al cambio attuale a 45 euro al mese. Oltre ai soldi le 2300 famiglie sono informate sulle buone pratiche nutrizionali, alimentari ed igieniche da parte dell’ong che è stata finanziata in questo caso dal World Food Program delle Nazioni Unite. Il secondo progetto che scade a fine 2021 attiene, invece, alla “mitigazione del rischio urbano per aumentare la resilienza alle catastrofi”, un tema purtroppo più che mai di attualità ad Haiti, dopo l’ultimo sisma. Interessati da quest’azione umanitaria sono invece i comuni di Cité Soleil, nella periferia capitolina, e di Croix des Bouquetes, nella zona occidentale di Haiti ma anche l’immensa comunità (bidonville) di Canaan, che comprende alcune delle aree urbane più povere e violente di Port-au-Prince. Si tratta di tre aree particolarmente vulnerabili ai rischi climatici e ad altri disastri come terremoti e disordini socio politici. L’obiettivo specifico di questo progetto finanziato da Echo, è quello di migliorare la resilienza della popolazione urbana agli shock naturali, ai rischi ed ai disastri attraverso il consolidamento di un modello di intervento inclusivo, adattato alle specificità urbane. Questa iniziativa del Coopi fa parte del piano nazionale di gestione dei rischi e delle catastrofi di Haiti. Clicca qui per donare a Coopi

Infine AVSI, molto attiva ad Haiti e che da questo blog lancia un appello urgente per intervenire al più presto e fornire alle migliaia di sfollati aiuto e beni di prima necessità. Dopo il sisma lo staff dell’ong si è subito attivato per portare un primo soccorso nella zona colpita, dove AVSI è presente dal 1999 con progetti di sicurezza alimentare, sviluppo rurale, acqua, ambiente e sostegno a distanza. Fiammetta Cappellini, responsabile progetti AVSI ad Haiti, spiega a Latinos la situazione sull’isola: “In questo momento non ci sono le risorse per soddisfare i bisogni di prima necessità. Ne servirebbero almeno dieci volte di più solo per garantire alle persone un primo rifugio, l’acqua e per sostenere i bambini rimasti soli e che soffrono di malnutrizione”.
Queste le azioni compiute nelle ultime sei settimane dall’AVSI:
1) Verifica immediata delle condizioni dei quartieri vulnerabili della città di Les Cayes, in particolare delle zone La Savane (baraccopoli di circa 15.000 persone) e Deye Fo
2) distribuzione di teli di copertura in plastica per ripari di prima emergenza alle famiglie e comunità sfollate
3) analisi immediata della condizione nutrizionale dei bambini da 0 a 59 mesi e di donne in stato di gravidanza o in allattamento nei quartieri La Savane e Deye Fo
4) supporto logistico e in risorse umane alla Protezione Civile nazionale per stilare un bilancio delle vittime e dei danni nelle comunità rurali che ancora non erano state raggiunte: comuni di Camp Perrin, Maniche, Cayes (sezioni comunali rurali) e Les Anglais. Quest’azione ha previsto l'impiego di due team: il primo ha svolto un bilancio immediato su un totale di 117.700 persone. Il tasso di distruzione media registrato è dell’85%. Il secondo team si è concentrato nelle zone di Port a Piment, Coteaux, Roiche à Bateau dove ha svolto una valutazione rapida comunitaria a campionamento su una popolazione totale di 92.500 persone. Il tasso di distruzione media registrato è in corso di trattamento. I dati raccolti sono validati dal sistema di protezione civile nazionale e inseriti nel rapporto ufficiale del Governo.
Grazie alla presenza radicata di AVSI nell'isola e alla sua esperienza in loco, lo staff continuerà nei limiti delle proprie possibilità che dipendono dalle donazioni ad assicurare alla popolazione nelle prossime settimane:
1) strutture di prima accoglienza per le famiglie sfollate
2) distribuzioni di viveri per rispondere ai bisogni primari della popolazione sfollata
3) fornitura di acqua e distribuzione di kit igienico-sanitari volti a preservare l’igiene e a scongiurare la diffusione di malattie
4) protezione dell'infanzia: presa in carico e identificazione dei bambini non accompagnati e relativo ricongiungimento con le famiglie di origine, nel caso queste vengano identificate, o supporto in sistemazioni provvisorie per un'accoglienza temporanea
Inoltre, dopo le prime valutazioni sul campo, AVSI si sta attivando per intervenire nei seguenti settori di intervento:
1) cash transfer a sostegno della popolazione più vulnerabile
2) nutrizione a favore dei più vulnerabili, in particolare bambini e donne in stato di gravidanza o in periodo di allattamento
3) educazione (costruzione di strutture scolastico-educative temporanee) per garantire la continuità scolastica ed educativa di bambini ed adolescenti sfollati.
“Il terremoto deve aver modificato degli assetti delle falde acquifere” spiega la responsabile di Avsi: “Sono state danneggiate le sorgenti da cui partivano i sistemi di adduzione e alcuni pozzi sono secchi. La popolazione rurale si approvvigiona ai fiumi, dove l’acqua è debolmente potabile e la possibilità di contaminazione è alta. Inoltre, non esiste una rete fognaria nei dipartimenti del sud”. “Ci vorrebbe una maggiore attenzione della comunità internazionale, servirebbero donazioni da parte della cooperazione bilaterale e multilaterale, ma anche un movimento forte di solidarietà della società civile, perché i bisogni sono enormi e questa popolazione non si può risollevare da sola”.
Per aiutare l’AVSI che aiuta Haiti, potete donare qui: Terremoto Haiti: un aiuto subito.


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