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Giornata donne e ragazze nella scienza

Anche nella scienza, ancora troppi ostacoli per le donne

Si celebra domani la Giornata internazionale promossa dalle Nazioni Unite, per fare luce sugli ostacoli che le donne devono affrontare nella scienza e per ricordare i risultati di scienziate spesso neglette. VITA propone “Genio di donna. La scienza al femminile", una serie di interviste a donne di scienza, profili diversi ma modelli per le giovani amanti dell'impresa scientifica

di Nicla Panciera

Si celebra domani, 11 febbraio, la Giornata Internazionale delle donne e ragazze nella scienza promossa dalle Nazioni Unite (qui il sito dedicato) nel 2015 non solo per sollecitarne la partecipazione all’impresa scientifica ma anche per metterne in luce il contributo troppo spesso negletto quando non nascosto. molti eventi, in Italia come nel resto del mondo, vengono organizzati per snocciolare imbarazzanti statistiche che mutano a una velocità impercettibile.

Si parlerà, come da decenni ormai, di quel limite oltre il quale non è possibile proseguire, il cosiddetto “soffitto di cristallo” (glass ceiling), barriera apparentemente invisibile (di cristallo), sociale e culturale, che preclude alle donne, che affollano con successo le aule universitarie, l’accesso alle posizioni apicali della carriera accademica. Sfavorite in partenza e durante tutto il percorso di gara, come nelle numerose divertenti vignette che vedono maschi e femmine ai blocchi di partenza e ogni genere di masserizia nelle corsie delle ragazze, spesso con scalini altissimi. Difficile anche solo riflettere su altri concetti, come quello di meritocrazia o di pari retribuzione.


Dati imbarazzanti

I dati parlano così chiaro da mettono a tacere tutte le interpretazioni fantasiose e tendenziose che attribuiscono i divari tra i due sessi a gusti e preferenze individuali. Secondo dati dell’UNESCO Institute for Statistics, in tutto il mondo meno del 30% dei ricercatori è di sesso femminile. In Italia, su 136mila ricercatori, 47mila sono donne (circa il 34%). Altri dati diffusi dall’Onu mostrano che, mentre le donne rappresentano il 33,3% di tutti i ricercatori, solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali sono donne. In settori d’avanguardia come l’intelligenza artificiale, solo un professionista su cinque (22%) è una donna. Le ricercatrici tendono ad avere carriere più brevi e meno ben retribuite. Il loro lavoro è sottorappresentato nelle riviste di alto profilo e spesso non vengono prese in considerazione per una posizione o una promozione. Nonostante la carenza di competenze, e quindi le opportunità, nella maggior parte dei settori tecnologici alla base della Quarta Rivoluzione Industriale, le donne rappresentano ancora solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica e computer science (l’Italia è sotto questa media).

Genio di donna

Uno dei problemi per le più giovani è costituito anche dalla mancanza di modelli in cui identificarsi o che, comunque, possano normalizzare la presenza femminile ai vertici di un laboratorio o di un centro di ricerca. Anche per questo, abbiamo raccolto le testimonianze di cinque donne di cinque discipline diverse, in una serie che abbiamo chiamato “Genio di donna. La scienza al femminile” #geniodidonna. Una cardiologa clinica-ricercatrice che, rientrata in Italia, continua a mantenere un saldo legame professionale al di fuori dei nostri confini; una matematica, con un futuro già tracciato dalla famiglia al paese e che, con capacità e impegno, è oggi la seconda donna a occupare la cattedra di matematica pura al Mit di Boston; una bioingegnera del Politecnico di Milano e nella World’s Top 2% Scientists dell’Università di Stanford, in prima linea per la ricerca di qualità nel suo paese tanto da aver fondato ERCinItaly; una neuroscienziata di Harvard che, lasciata l’Italia grazie a una borsa post-lauream di un paio di anni, non è più tornata e ci guarda da lontano; un’attivista e imprenditrice digitale che ha lasciato l’Iran da bambina e non ha mai perso la sua dimensione internazionale. Donne diverse, che forniscono suggerimenti diversi, più e meno severi verso l’Italia, gli uomini e le donne, ma tutte quante concordi sul denunciare le maggiori difficoltà che una donna deve affrontare. Le loro testimonianze schiette sono comunque un invito a stracciare gli stereotipi e combattere gli ostacoli di varia natura, che vanno dai pregiudizi sulle loro capacità fino all’ostruzionismo e alle molestie, e che continuano a penalizzarle anche in ambito, come quello della ricerca e del lavoro intellettuale, dove verrebbe spontaneo aspettarsi una realtà diversa. Non è così.

Il perso del divario reddituale e decisionale

La strategia europea per l’uguaglianza di genere 2020-2025, prevede il raggiungimento di alcuni obiettivi principali che sono stati tutti toccati dalle protagoniste di “Genio di Donna”: porre fine alla violenza di genere, combattere gli stereotipi sessisti, colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico, conseguire l’equilibrio di genere nei processi decisionali.

Certe cifre sono necessarie, come la presenza femminile nelle professioni, ma non sufficienti per comporre il quadro. Ed ecco che a medicina, solo per fare un esempio, dove le laureate superano i laureati, le donne si perdono col passare degli anni perché mentre i colleghi salgono la scala gerarchica, loro restano sul piano. «La mancanza di mediche nelle posizioni apicali è il risultato di un labirinto, di una serie tortuosa di barriere visibili e invisibili, determinate da stereotipi e discriminazioni, incluse le molestie sessuali, squilibrio di potere e privilegi che impediscono alle donne di raggiungere l’ultimo livello superiore di leadership» sono le parole di Antonella Vezzani, presidentessa dell’Associazione italiana donne medico Aidm.

Buoni esempi

Alcuni buoni esempi ci sono e, qui, vengono da agenzie che reclutano attraverso rigidi protocolli di valutazione internazionale con metodo del peer review, dove tutte le fasi sono rigorose. In Fondazione Telethon, sono stati 679 i ricercatori che hanno applicato ai bandi competitivi Telethon nel 2022 e nel 2023: il 54% sono donne (364). Tra queste il 18% ha ottenuto il finanziamento, dato simile a quello degli uomini (20%). Complessivamente, il 51% dei progetti finanziati negli ultimi 2 anni è coordinato da una ricercatrice. Per quanto riguarda le due strutture di Telethon, Tiget e Tigem, le donne sono complessivamente il 59% e il 74% rispettivamente. Guardando alle occupazioni svolte, responsabile di progetto, staff di ricerca, amministrazione, staff clinico i dati sono questi: 50%, 72%, 74% e 85% al Tiget; 30%, 66%, 42% e 100% al Tigem.

Dei 6mila ricercatori Airc attivi nel 2023, le ricercatrici sono il 62%. In Ifom Istituto di oncologia molecolare di Airc lavorano 249 ricercatori, 134 dei quali sono donne, il 54% del totale. Nel dettaglio, conducono un Investigator Grant 312 uomini e 224 donne; sono titolari di un My First AIRC Grant 60 ricercatori e 67 ricercatrici; alla guida degli otto Programmi Speciali “5 per mille”, ci sono 6 uomini e due donne. A capo dei sette Accelerator Award, ci sono sei uomini e una donna. Inoltre, 10 giovani ricercatrici e 9 giovani ricercatori lavorano con uno Start-Up Grant; dei 5 Bridge Grant, uno è andato a una ricercatrice e quattro a ricercatori. Infine, 57 giovani ricercatrici e 25 giovani ricercatori hanno ottenuto una borsa di studio per l’Italia e 9 ricercatrici e due ricercatori hanno ricevuto una borsa di studio per l’estero.

L’11 febbraio è anche il giorno che la Rai ha scelto per trasmettere “Women of Science” sulla piattaforma digitale Rai Play. L’opera è una collezione di sei storie di donne scienziate che hanno raccontato la loro carriera, tra sfide e successi, senza tralasciare aspetti personali ed è stata proiettata a Bruxelles nel corso delle celebrazioni per la giornata. Tra le scienziate ritratte, anche un’italiana, Monica Gori, a capo del laboratorio Unit for Visually Impaired People (U-VIP) dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova. L’Istituto ha 1881 persone in staff, di cui il 43% donne (i numeri sono qui).

Qualcuno ha commentato che, per essere cambiate, certe situazioni richiedono interventi incisivi e non bastano le raccomandazioni o il sostegno alle giovani ricercatrici o aspiranti tali. Se avete altre idee, scriveteci (qui).


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