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Finanza e sostenibilità

Armi, se cambia la legge addio trasparenza sull’export

La presidente di Banca etica, Anna Fasano, rilancia l'allarme della Rete italiana pace e disarmo: gli emendamenti alla legge 185 votati, per ora solo in commissione, al Senato, sarebbero solo un favore alle lobby di chi guadagna con l’industria bellica

di Nicola Varcasia

Con le armi non si scherza. A maggior ragione se parliamo di quelle prodotte in casa nostra ed esportate nel mondo. Dopo l’allarme diffuso dalla Rete italiana pace e disarmo, anche Banca etica accende con preoccupazione i fari sul primo voto della Commissiode difesa del Senato che potrebbe ridurre il controllo e trasparenza sull’export di armi, eliminando la lista delle cosiddette banche armate. Il Governo, ricostruisce Banca etica in una nota, ha infatti presentato un disegno di legge per la modifica della Legge 185 del 1990 che regola proprio l’export di armamenti italiani.

La normativa – che a suo tempo ha ispirato anche meccanismi di controllo internazionale – prevede che il governo ogni anno invii al parlamento una relazione annuale con tutti i dati sull’esportazione di armi. Si tratta di uno strumento che garantisce la trasparenza perché si basa sul principio che la vendita di armamenti non possa essere considerata un semplice business, ma debba essere legata a politica estera, rispetto dei diritti umani e ruolo di pace dell’Italia, secondo il dettato costituzionale.

Un voto poco trasparente

I tre emendamenti approvati il 16 gennaio 2024 dalla Commissione affari esteri e difesa del Senato ha approvato 3 emendamenti vanno però ad oscurare proprio la trasparenza della Relazione annuale, modificando «i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni e affidando il cuore delle decisioni all’ambito politico, senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia».

Cosa succederebbe se le modifiche venissero confermate? Secondo la Rete e Banca etica, il rischio è che le esportazioni dei materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende risulterebbero sottratte «dal controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica di informazioni precise e dettagliate». In pratica, la relazione annuale verrebbe svuotata come strumento di controllo, divenendo poco più che un pro forma. Non solo. E qui arriva l’ulteriore affondo delle organizzazioni impegnate sul fronte del pacifismo: le modifiche condurrebbero anche «ad eliminare ogni informazione riguardo gli istituti di credito operanti nel settore dell’import/export di armamenti, cancellando la possibilità per i cittadini e i risparmiatori o correntisti di accedere alla cosiddetta lista delle banche armate, ovvero di sapere quali istituti finanziari attivi in Italia traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, inclusi Paesi autoritari e coinvolti in conflitti armati».

In difesa della legge 185

In proposito, la presidente Anna Fasano sintetizza tutta la questione: «La legge 185/90 è un traguardo riconosciuto di progresso civile del nostro Paese, e come tale va potenziato e tutelato. Gli emendamenti recentemente presentati e approvati in Commissione Difesa del Senato prospettano di eliminare od oscurare gli strumenti di trasparenza che la legge 185/90 prevede sull’export di armi dal nostro Paese, primo fra tutti la Relazione annuale del Governo al Parlamento. Ciò si tradurrebbe in un arretramento inaccettabile, cancellando il diritto faticosamente conquistato ad avere informazioni complete sulla natura, l’origine e la destinazione dei sistemi d’arma italiani, e sui soggetti finanziatori che traggono profitto e finanziano queste operazioni. Se il voto favorevole registrato in Commissione si tradurrà in legge, ciò non solo impedirà al Parlamento di svolgere la sua funzione costituzionale di controllo in materia di export delle armi, ma comprometterà seriamente la libertà di scelta consapevole della cittadinanza e delle imprese che affidano i propri risparmi e investimenti alle banche e agli operatori finanziari, mettendo inoltre a rischio la stessa opportunità di confronto tra le istituzioni e le organizzazioni e i movimenti attivi per la pace e in materia di disarmo e diritti umani nel mondo. Organizzazioni e movimenti da cui il Gruppo trae origine e con i quali condivide istanze e valori fondamentali».

China bellicista

Solo poche settimane fa Banca etica aveva denunciato l’iniziativa dei ministri della difesa dell’Unione europea, riuniti nel board dell’Agenzia europea della difesa, che hanno chiesto che il comparto delle aziende che fabbricano armamenti potesse accedere a ulteriori e maggiori finanziamenti, sia da parte del settore pubblico sia dal settore delle finanza privata. In quell’occasione i ministri avevano ipotizzato di includere la filiera della produzione di armi tra gli investimenti considerati sostenibili dall’Unione europea, lamentando che il diffondersi della finanza Esg – che seleziona gli investimenti anche in virtù dei comportamenti delle imprese sul piano sociale, ambientale e di governance – stesse danneggiando la reputazione del comparto industriale bellico, ostacolandone l’accesso a risorse aggiuntive da parte delle banche e delle società finanziarie.

Foto di Omid Armin su Unsplash


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