VITA30, i protagonisti

Barbara Nappini: «L’agricoltura industriale? Non ve la conta giusta»

La presidente di Slow Food Italia è una delle voci più attese nella due giorni organizzata per i 30 anni di VITA alla Fabbrica del Vapore di Milano (25 e 26 ottobre). Qui un estratto dell’intervista pubblicata su VITA magazine di questo mese

di Elisa Cozzarini

Dal lavoro per una multinazionale alla vita in un casale nella campagna toscana, Barbara Nappini, presidente di Slow food Italia, esprime il suo sguardo positivo sul mondo nel saggio-memoir “La natura bella delle cose”, in libreria da pochi giorni. Nappini sarà una delle protagoniste due giorni alla Fabbrica del Vapore di Milano organizzata per i 30 anni di VITA il 25 e 26 ottobre nella sessione “Come mangeremo” insieme al direttore generale della Fondazione Banco Alimentare Marco Lucchini e alla autrice e conduttrice televisiva Luisanna Messeri (qui il link per iscriversi, tutte le sessioni sono gratuite). 

Lei cita un dato sorprendente della Fao: le aziende agricole a conduzione familiare producono circa l’80% del cibo mondiale. Eppure sembra che solo l’agroindustria possa sfamare il pianeta. Come cambiare questa narrazione?

È uno dei paradossi del sistema globale. L’agricoltura che nutre la maggior parte della popolazione viene chiamata “alternativa”, l’agroindustria “primaria”. Ci viene detto che dobbiamo massimizzare le produzioni alimentari, ma quello che si vuol dire, probabilmente, è che bisogna massimizzare il profitto. Oggi sprechiamo un terzo degli alimenti, una quantità con cui sfameremmo quattro volte gli 800 milioni di persone che non hanno libero accesso al cibo. Dobbiamo produrre meglio e distribuire con più equità, con più giustizia.

Il Green deal europeo è stato ridimensionato soprattutto per le misure tese a rendere l’agricoltura più sostenibile. È possibile cambiare il settore primario?

Il Patto verde dell’Ue è stato elaborato per mettere a terra l’Agenda Onu 2030 e raggiungere gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile nei tempi stabiliti. Ma le misure previste dall’Ue per il settore agricolo, per noi insufficienti, sono state in gran parte stralciate. Bisogna ragionare sul perché: la protesta dei trattori è la reale e legittima manifestazione di un disagio. Ma è stata strumentalizzata e sono prevalse le divisioni: contadini contro ambientalisti e viceversa, cittadini contro contadini… La verità è che, dalla Rivoluzione verde in poi, il valore prodotto dal settore primario si è spostato a quello industriale. Si cerca di pagare il meno possibile la materia prima, valorizzando invece la trasformazione industriale, il marketing e la grande distribuzione organizzata. Il contadino, in sé e per sé, rimane schiacciato. 

Perché è un modello insostenibile?

Porto l’esempio di Satnam Singh, il bracciante agricolo morto la scorsa estate in Lazio: è stato vittima di un sistema fatto per garantire prezzi bassi, attraverso una lunga filiera con molti intermediari. È un modello che comunque ha necessità di sussidi. Produrre cibo è un lavoro, e deve produrre reddito, invece si dà per scontato che il contadino debba essere aiutato, altrimenti non sopravvive. Ma è una stortura del sistema. Aggiungo che del cibo, l’unica merce che diventa noi, non sappiamo quasi nulla. Se i cittadini fossero informati su come viene prodotto ciò che mangiano, credo farebbero scelte d’acquisto diverse e più consapevoli.

Il suo sguardo è ottimista. È possibile parlare di ambiente e sostenibilità senza catastrofismi?

Io sono una persona positiva, ho fiducia che ci sia la possibilità di cambiamento. Se c’è un obiettivo che tutti dobbiamo porci, è quello di integrare in maniera armonica le attività umane con la natura che ci include. Bisogna tenere insieme la ricerca scientifica con l’economia e con la filosofia, i saperi tecnici con quelli tradizionali. Per affrontare le sfide che abbiamo davanti, non c’è un’unica risposta semplice. Non sarà la tecnica, da sola, a salvarci. 

La versione integrale dell’intervista su VITA magazine di ottobre. Scaricalo o abbonati qui

Segui l’intervento di Barbara Nappini nella sessione di sabato 26 ottobre (ore 14,30) dedicata a “Come mangeremo”. Per prenotarsi alla sessione qui

Credit foto: © Maurizio Burdese-X3

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