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Economia circolare

Lotta allo spreco: dagli oli esausti al biocarburante

Sergio Castellano di Chef Express ci parla del progetto in partnership con il Gruppo Hera che consentirà un risparmio annuale di 126 tonnellate di petrolio. Una best practice che ritrovate anche nel nuovo numero del magazine dedicato alle frontiere della "Social Food Economy"

di Nicola Varcasia

Parola d’ordine: decarbonizzare. Chef Express, società di ristorazione del Gruppo Cremonini, big del settore alimentare italiano, è impegnata in diversi fronti sulle tematiche di sostenibilità. In particolare, ha da poco avviato un progetto insieme alla multiutility Gruppo Hera che abbraccia il tema dell’economia circolare. Si tratta di un sistema di recupero degli oli vegetali esausti utilizzati nei ristoranti della catena, per destinarli alla produzione di biocarburante. Il tutto si qualifica come una best practice in un ambito industriale che ha ancora molti margini di recupero. Ne parliamo con Sergio Castellano, Chief quality & Esg officer di Chef Express, che ha seguito il progetto diventato operativo nel marzo del 2022.

Quali sono le dimensioni generali del fenomeno degli oli esausti derivanti?

In Italia il 38% degli oli vegetali esausti, pari a quasi 100mila tonnellate, viene generato dai settori professionali, quali industria alimentare, ristorazione e artigianato. Se non viene correttamente gestito, lo smaltimento di questi materiali può avere effetti dannosi per l’ambiente ed è perciò essenziale che questa ingente quantità sia gestita in maniera corretta e sostenibile. Noi abbiamo iniziato a farlo in modo garantito con il gruppo Hera.

Cosa garantisce il processo?

Ad assicurare la sostenibilità e la trasparenza del percorso, c’è una filiera certificata da un ente terzo, come previsto dallo schema europeo Iscc (International sustainability & carbon certification).

Sergio Castellano, Chief quality & Esg officer di Chef Express

Tale certificazione attesta che il processo gestito da Hera, in tutte le sue fasi – dalla raccolta territoriale al pretrattamento, fino alla produzione del biocarburante – riduce le emissioni di gas serra di oltre l’80% rispetto alla produzione di gasolio da fonti fossili.

Come funziona?

Gli oli esausti vengono prima recuperati e poi inviati alla bioraffineria Eni a Porto Marghera, per essere appunto destinati alla produzione di biocarburante idrogenato, nell’ambito dell’accordo quadro di economia circolare siglato tra la Hera ed Eni.

Qual è il vantaggio di questa iniziativa in termini ambientali?

Contribuire ai processi tesi alla decarbonizzazione dei due Gruppi, dando nuova vita a un rifiuto che, trasformandosi in una risorsa permette, almeno in parte, di evitare l’impiego di carburante di origine fossile.

Cosa dicono i numeri del vostro progetto?

Attestano un impatto crescente, di cui siamo particolarmente soddisfatti.

Dai 194 punti di ristorazione del Gruppo Cremonini attualmente aderenti al progetto, con le nuove aperture che vengono automaticamente incluse nella rete del recupero, da marzo ad ottobre 2022, sono stati raccolti 88 mila chili di olio vegetale esausto, poi trasformati in oltre 100mila litri di biocarburante idrogenato.

Quali sviluppi nel prossimo futuro?

Proiettando questi dati su base annua, è possibile stimare che l’olio raccolto dalla rete di Chef Express e Roadhouse consisterà in circa 130mila chili, che permetteranno la produzione di 150mila litri di biocarburante, sufficienti ad alimentare autovetture a ciclo diesel di media cilindrata con una percorrenza complessiva di oltre due milioni e 300mila chilometri.

Voi avete anche calcolato l’impatti in termini di emissioni?

Sì, in termini di minori emissioni, il progetto consentirà un risparmio annuale di 126 tonnellate equivalenti di petrolio e 413 tonnellate di Co2, pari all’assorbimento di anidride carbonica generato da un bosco con circa 20.600 alberi.

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In apertura: Foto di Wijs (Wise) su Pexels


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