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Cinema

Dal nostro inviato a Venezia. Siamo uomini o pinguini

Gli altoparlanti gracchiano. I flash sparano. Le star sorridono. Il festival riscopre una mondanità stupida. Incurante che il mondo, fuori, sia sull'orlo dell'inferno. DAl nostro inviato Daniele Segre

di Daniele Segre

Le trasmittenti di poliziotti e carabinieri (in divisa e non), impegnati nelle “vasche” del lido cinematografico, gracchiano in continuazione e ci ricordano che forse potrebbe succedere qualcosa: loro sono qui per noi, per proteggerci o forse per farci comprendere che con la paura ci dobbiamo convivere ed andare d’accordo (tecnica per il consenso preventivo), pare sia la moda del momento, come quella degli uomini in blu/nero con gli auricolari e la testa quasi sempre rasata. Il telecomando impera e di fatto ha modificato il gusto del pubblico e degli autori.

Qui al Lido di Beslan non gliene frega niente a nessuno, forse sto esagerando, ma l?impressione è questa, specialmente all’inizio di questa brutta e tragica storia quando i bambini, i loro genitori e i maestri erano solo ostaggi : eventi come questi tolgono pagine e minuti ai servizi dello spettacolo. Un minuto di raccoglimento non si nega a nessuno, lo spettacolo deve andare avanti, anzi la ripresa dei giochi senza frontiere del cinema “televisivo” previa passerella aiuta a dimenticare velocemente, cosa che pragmaticamente è portata avanti scientificamente da un po’ di anni per annientare e rapinare la memoria storica del nostro Paese.

Similoro

Qui alla terrazza Martini la vita è diventata frenetica, si è ormai riempita di telecamere e macchine fotografiche, di attori, attrici e produttori, compreso il solito Tarantino sommerso di telecamere e libretti da autografare: pensandoci bene potrebbe essere un set del prossimo film di Robert Altman. Sulla terrazza fa il suo ingresso, sorretto da due stampelle, un giovane e simpatico giornalista di 25 anni del Gazzettino di Venezia, Lorenzo Mayer: per scelta non ha mai chiesto nessun sussidio e non ha mai protestato contro le barriere architettoniche; l’ultima intervista l’ha fatta ieri qui al Lido a Simona Ventura, giurata al concorso Corti Pluriel. I leoni in similoro, 61, costo euro? 800mila, osservano il via vai sempre più frenetico delle persone e delle forze dell’ordine che in ordine sparso, e sempre più eccitati, arrivano e si fermano di fronte al Palazzo del Cinema, le transenne ormai deviano il traffico e contengono le persone con i loro gridolini anche per un semplice tecnico televisivo, si accendono le telecamere sui tralicci, le delegazioni dei film in concorso vestite come pinguini partono in corteo dall’Excelsior verso il Palazzo del Cinema, corteo come quello di domenica 5 settembre dei no global contro lo sgombero a Treviso del 26 agosto di persone che lavorano regolarmente ma alle quali nessuno vuole affittare una casa. «Quando riprende la terza luce verde sulla sinistra il collegamento si riprende?». E aspettiamo la luce verde a sinistra, intanto fuori, sui muri esterni del casinò, vengono proiettate i fotogrammi del bambino di Nuovo Cinema Paradiso.

Qualche domanda

Che responsabilità abbiamo nell’usare le immagini? Cosa vogliamo guardare e cosa vogliamo far vedere? Che storie vogliamo raccontare? L’inferno è fuori, lontano da qui, un bambino scampato alla strage di Beslan si rifiuta di aprire gli occhi e di parlare; forse servirà un anno di ospedalizzazione e cure “eccitanti” per aiutarlo a urlare la sua paura per il mondo.


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