Innovazione

Diversità e inclusione, così gli ingegneri correggono i bias degli algoritmi

Succede in un progetto di formazione per i propri manager creato dal Gruppo Teoresi, società di ingegneria che sviluppa sistemi di intelligenza artificiale

di Alessio Nisi

Cosa dice l’intelligenza artificiale dei nostri ambienti di lavoro e di quella cultura degli ingegneri, che istruisce a sua volta l’intelligenza artificiale? Come fare emergere, destrutturare e superare quegli stereotipi sui temi diversity & inclusion (un quadro in cui rientrano valorizzazione del pensiero laterale e presenza femminile) che poi saranno inevitabilmente la voce e le scelte delle tecnologie di machine learning (quelle di cui ci serviamo nei dispositivi tech tutti i giorni)? I bias dell’intelligenza artificiale sono al centro del progetto D&I di Teoresi, società di ingegneria nata a Torino nel 1987, che sviluppa soluzioni innovative (anche di intelligenza artificiale nell’automotive, nel settore ferroviario, nell’aerospazio e nella urban mobility, nella smart factory, nelle scienze della vita e nei servizi finanziari). Il progetto utilizza proprio sistemi di AI generativa (tra cui il noto Midjourney) per la sua attività di decostruzione degli stessi bias.

L’ ai generativa riporta l’immagine di come è stato sviluppato l’algoritmo e dei dati che servono per allenare questi modelli

Beatrice Borgia – chief corporate development officer di Teoresi

Diversity transformation, il primo passo

«Creare una cultura aziendale che incentiva e valorizza il confronto tra identità differenti e sensibilizza i dipendenti sull’importanza dell’inclusione è una scelta giusta e cardinale per ogni azienda che si traduce anche in vantaggi competitivi. L’azienda rafforza la propria reputazione, aumenta l’attrattività dei talenti, migliora i risultati finanziari, genera innovazione e impatto» sostiene Beatrice Borgia, Chief Corporate Development Officer di Teoresi Group. Abbracciare questi temi «vuol dire guidare l’innovazione in modo più rilevante, vuol dire velocizzare l’innovazione e il problem solving, perché» persone con background differenti, qualsiasi sia la diversità, portano «prospettive differenti».

Le aziende it, al centro di dibattiti che vanno dalla presenza delle donne Stem ai bias dell’intelligenza artificiale, «sono sempre più interessate a proporre progetti innovativi che dimostrino un impegno concreto in tematiche di diversity & inclusion. Per dare sostanza alla comunicazione esterna però è fondamentale avviare un processo di diversity transformation dell’azienda, il cui punto di partenza è la sensibilizzazione dei dipendenti sul tema, al fine di fare emergere i bias, per poi metterli in discussione e superarli insieme».

Beatrice Borgia, chief corporate development officer di Teoresi group

Ai sviluppate in modo imparziale, etico e inclusivo

In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo la vita quotidiana, «occorre interrogarsi in merito ai suoi bias e sul ruolo che questa tecnologia ha nella società anche in relazione al divario di genere. Ciò è fondamentale per garantire che le soluzioni che utilizzano l’AI siano sviluppate in modo imparziale, etico e inclusivo».

La costruzione di team in ottica di cross-fertilization

Il progetto di Teoresi guarda anche alla costruzione di team in ottica di cross-fertilization: le persone coinvolte infatti acquisiscono know how e conoscenze applicabili in settori sempre nuovi, compresi ambiti ingegneristici molto distanti. La diversificazione e moltiplicazione dei punti di vista porta, infatti, a formare gruppi di lavoro in cui approdano persone con percorsi personali e professionali differenti, aprendo nuove opportunità anche per i talenti femminili. «Siamo fortemente convinti che le nostre tecnologie e in generale tutte le innovazioni che portiamo avanti debbano essere pensate pensando anche all’impatto che hanno sulla società e sulla vita degli individui».

Il progetto nel dettaglio

La consapevolezza. Concretamente, una parte dei mille dipendenti dell’azienda, soprattutto i manager, hanno partecipato a 5 workshop sulla D&I. In questi spazi di formazione è stato chiesto loro di commentarne le immagini generate da Midjourney, a partire dalla richiesta di rappresentare gli stereotipi nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alle professioni del tech. «È stato un elemento di partenza, che ci ha permesso poi di avviare una discussione su basi certe».

L’emersione. Ad esempio chiedere ad un AI che cosa pensa di un ambiente di lavoro composto da ingegneri ha portato «ad una rappresentazione con prevalenza di uomini, bianchi, di mezza età, in cui non ci sono donne e in cui non è contemplata la disabilità».

La decostruzione. A fronte di questa raffigurazione il progetto ha cercato di stimolare le persone «a creare e riscrivere i prompt per costruire immagini che fossero più inclusive, andando ad educare l’intelligenza artificiale alla diversità»

Le risposte che abbiamo ricevuto sono estremamente positive. Per oltre l’80% dei partecipanti è assolutamente necessario che le aziende si mettano in dialogo con i propri dipendenti su questi temi

Beatrice Borgia

La reazione dei manager

Come hanno reagito a questa operazione i manager di Teoresi? Borgia spiega che il progetto è stato accolto molto positivamente, l’importante è stato «aprire una discussione rispetto a temi, tutt’altro che scontati». E farlo in un contesto in cui l’intelligenza artificiale è una tecnologia che attraversa tutti i settori, dal marketing, alle hr, alle operations. «Abbiamo declinato il progetto a seconda che il gruppo fosse più tecnico o magari meno coinvolto nella progettazione». I detrattori? «Non parlerei di detrattori», spiega, «più che altro in alcuni casi si è trattato di una limitata consapevolezza della tematica».

In apertura e nel testo foto per gentile concessione di Teoresi group

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.