Animali

Ecco i cani che salvano le tartarughe marine

Due labrador, uno spinger spaniel e un pastore olandese: sono i primi cani che, accompagnati dai loro conduttori, entreranno in azione per difendere le tartarughe marine sulle coste italiane. Sono stati selezionati e addestrati per individuare con la massima precisione i nidi sulle spiagge, senza modificare in alcun modo l'ambiente. Così Legambiente elabora le prime linee guida per unità cinofile in questo ambito

di Elisa Cozzarini

Quattro selezionatissime unità cinofile si preparano, per la prima volta, a pattugliare le spiagge di Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Calabria, alla ricerca di nidi di tartaruga marina Caretta caretta. È una delle iniziative di Legambiente per il progetto Life Turtlenest, cofinanziato dall’Unione europea per migliorare la conservazione di questa specie nel Mediterraneo occidentale. «In quest’area osserviamo un aumento notevole del numero dei nidi. Verosimilmente, a causa dell’innalzamento della temperatura del mare, le tartarughe marine si stanno spostando verso occidente, o comunque stanno ampliando i siti di nidificazione», spiega Antonino Morabito, responsabile Benessere animale per Legambiente. Nel 2023 sono stati individuati oltre 450 nidi, più del doppio di quelli rinvenuti nel 2022. Quest’anno, già ora ne sono stati trovati più di cento. Ciò suggerisce che, in un mare più caldo per il riscaldamento globale, il momento della deposizione sta avvenendo due, tre settimane in anticipo.

Ma allora, perché moltiplicare l’impegno per la conservazione delle tartarughe marine, anche con l’aiuto di cani appositamente addestrati? «È vero, il numero dei nidi aumenta, ma crescono anche le minacce. Le coste italiane, spagnole e francesi, infatti, sono molto antropizzate, con poche aree sicure», chiarisce Morabito. «La femmina depone un centinaio di uova sulla spiaggia, a circa mezzo metro di profondità, le ricopre e se ne va: è la sabbia che per circa cinquanta giorni le custodisce, mantenendole alla stessa temperatura e umidità, fino alla schiusa e alla nascita delle tartarughine. In questa fase, è fondamentale trovare i nidi e proteggerli, per esempio dai mezzi meccanici usati per la pulizia delle spiagge o da altri disturbi, comprese attività illecite come l’uso dei fuoristrada al sud».

Cani equilibrati all’opera

Le unità cinofile vengono attivate proprio per individuare con precisione i nidi. Solo alcuni tratti di costa vengono pattugliati costantemente dai volontari, la mattina presto, alla ricerca delle tracce lasciate sulla sabbia da mamma tartaruga, salita per scavare e deporre le uova. «Per lo più vengono raccolte segnalazioni sporadiche da cittadini, che indicano un’area spesso in modo poco preciso. Le tracce dell’animale restano visibili per poco tempo, presto vengono cancellate. È qui che entrano in gioco i cani: data un’area, sono in grado di fiutare la presenza delle uova sotto la sabbia e segnalarla al conduttore in modo passivo, cioè senza modificare l’ambiente», continua Morabito.

La fase di addestramento sulle spiagge calabresi

È stata la ricerca di cani molto equilibrati, che ha portato a selezionare solo quattro unità cinofile: due conduttori e due conduttrici, con cani di tre razze diverse: due Labrador, uno Spinger spaniel e un Pastore olandese, con età ed esperienze differenti. «Siccome fanno attività di conservazione della natura, non devono creare alcun disturbo. Devono essere attenti ma, allo stesso tempo, saper rimanere indifferenti alla presenza di altri animali. Sulle spiagge, ad esempio, possono esserci uccelli come il fratino e il corriere piccolo, che nidificano sulle dune». Di venti unità iniziali, ne sono state selezionate quattro, poi addestrate sulle spiagge calabresi. «Abbiamo usato uova di specie diverse e le abbiamo messe sotto la sabbia. Così, più che focalizzarci su un odore particolare, abbiamo costruito un percorso di generalizzazione, un’immagine che il cane deve ricercare». Il progetto consentirà di elaborare il primo protocollo scientifico in Europa per la ricerca dei nidi di tartaruga, valutandone l’efficacia nelle quattro unità.

Il Pastore olandese

Spiagge, non solo luogo di balneazione

Individuare i nidi è molto importante anche perché, in alcuni casi, è opportuno decidere di rilocalizzare le uova, per esempio se troppo vicine alla battigia o in un luogo con eccessiva illuminazione artificiale. È un’operazione molto delicata, che solo il personale autorizzato dal Ministero dell’Ambiente può portare a termine. Nel progetto Life Turtlenest, partner scientifico è la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli.

L’espansione delle tartarughe marine ci ricorda che le spiagge sabbiose e basse sono anche ambienti naturali, mentre abbiamo l’idea che siano solo luoghi di svago. Rappresentano appena lo 0,03% della superficie di territorio italiano e quelle ancora selvagge sono rarissime, per lo più localizzate al Sud. Le tartarughine, appena nate, la notte, trovano da sole la strada per il mare, facendosi guidare dalla luce della luna che si specchia sull’acqua. Una volta schiuse le uova, bisogna vigilare anche su questa fase: le nostre coste sono piene di luci artificiali, che disorientano i piccoli rettili neonati. Se prendono la via della terraferma, muoiono disidratate. Quelle che riescono a immergersi, iniziano a nuotare e comincia per loro un’altra avventura piena di insidie: pochissime raggiungeranno i trent’anni, l’età adulta.

Le foto sono di Legambiente per il progetto Life Turtlenest

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