Territori

Economia civile & Amministrazione condivisa: quattro modelli da premiare

Anticipiamo i quattro vincitori dei premi per l'Economia civile e l'Amministrazione condivisa che saranno assegnati il 6 ottobre in occasione del Festival nazionale dell'economia civile di Firenze

di Gabriella Debora Giorgione

«La società civile italiana in questi ultimi decenni ha collaborato con le amministrazioni locali in una logica di amministrazione condivisa, ha saputo costruire reti che hanno le potenzialità di moltiplicare le energie dei generativi, ha imparato ad organizzare al meglio eventi che rappresentano straordinari momenti d’incontro, beni relazionali e luoghi di scambio di idee e di innovazione sociale», scrive Leonardo Becchetti, economista e direttore del Festival nazionale dell’economia civile. Dal 3 al 6 ottobre a Firenze, il Fnec torna anche quest’anno l’evento a rappresentare «uno straordinario momento di incontro» per studiosi, politici, sindaci, associazioni, giornalisti. Il 6 ottobre, Stefano Arduini, direttore di VITA, presenta “Immaginare le Comunità di domani e costruire legami sociali e di partecipazione” ovvero il premio “Ambasciatori Economia civile-Comuni”, al cui interno saranno assegnati due riconoscimenti: il premio “Ambasciatori Economia Civile” e il premio”Amministrazione Condivisa”.

Quattro modelli, due di economia civile e altrettanti di amministrazione condivisa: Andria in Puglia, Villanovaforru in Sardegna, Follonica in Toscana e la regione Liguria. A loro andranno i riconoscimenti dell’edizione di quest’anno del Festival nazionale dell’economia civile.

ANDRIA

Ottantasei milioni di euro di debito è l’eredità toccata a Giovanna Bruno quando ha infilato la fascia tricolore da sindaco, il 13 ottobre 2020: circa 860 euro a testa per ciascuno dei 100mila abitanti di Andria, in provincia di Barletta-Andria-Trani. Da dove ripartire? «Dalla più grande opera pubblica che può mettere in campo un sindaco: quella che riguarda le persone e l’ambiente dove vivono», esordisce la sindaca.

Innanzitutto occorreva ricucire una “ferita” urbanistica: Andria è tagliata in due da un percorso ferroviario che separa anche la comunità. Da un lato quartieri residenziali, dall’altro rioni popolari e complicati. «Abbiamo vinto tre progetti di rigenerazione ambientale, economica e sociale Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) e Pnrr. In corrispondenza delle tre stazioni di quella che sarà la nuova linea ferroviaria ci saranno i tre snodi Terra, Aria, Acqua. Una “ferita”, dunque, che diventa ricucitura delle piastre sociali: l’interramento della vecchia ferrovia è il fil rouge per rigenerare l’abitare perché nasceranno piste ciclabili, orti urbani, campetti aperti, spazi culturali, piccoli anfiteatri. Si riavvicineranno due fasce sociali fino ad ora non comunicanti», illustra la sindaca.

Andria diventa così una “Città ad impatto positivo”: il Comune chiama a cooperare la rete degli imprenditori locali, l’Unitalsi e il liceo scientifico “R. Nuzzi” e insieme realizzano progetti per il benessere di tutti i cittadini. L’Unitalsi ottiene un veicolo attrezzato e dotato di pedana elettrica fruibile da persone con fragilità e ridotta mobilità. La città ha ricevuto e impiantato nuovi alberi di essenze arboree per migliorare i livelli di qualità dell’aria. Gli studenti del “R. Nuzzi” si formano sui temi di sostenibilità, inclusione e responsabilità sociale.

A giugno è stato inaugurato il nuovo “Centro servizi per le famiglie”, gestito da una cooperativa. Il Centro conta su una équipe multidisciplinare che fa capo al settore servizi sociali del Comune: al suo interno si sostiene la genitorialità, si attivano momenti aggregativi che promuovono lo sviluppo di reti familiari. […]

VILLANOVAFORRU

«Non voglio vivere in un posto in cui la gente non ha speranza, non ha coscienza di sé e dove manca l’ambizione di un futuro più importante. Vorrei che una comunità di 550 abitanti riuscisse a vivere bene, che fosse contenta del posto in cui sta perché quel posto ha una funzione nel mondo e ognuno degli abitanti ha una funzione dentro questo posto», sintetizza Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, provincia del Sud Sardegna.

Onnis racconta la nascita del processo che ha generato la Comunità energetica rinnovabile (Cer): nel 2020, quando diventa sindaco e in applicazione delle direttive Ue, chiede alla sua comunità di attivarsi per la Cer e chiama Marco Sideri, il sindaco di Ussaramanna, per chiedergli di fare questo percorso insieme. Il secondo step è stato individuare l’azienda che potesse fare da partner. Tra gennaio e marzo 2021, le prime due riunioni assembleari con tutti i cittadini, a luglio 2021 nasce ufficialmente l’associazione, a novembre arriva l’impianto fotovoltaico sul tetto della palestra comunale. Ci sono voluti undici mesi, però, perché i tecnici di Enel connettessero l’impianto alla rete elettrica italiana. A marzo 2023, la registrazione al Gestore servizi energetici (Gse). «Fine di un facilissimo processo partecipativo ma di un difficilissimo processo burocratico», ammette Onnis.

Gli impianti fotovoltaici sono oggi installati sul tetto della palestra, del Municipio e del Centro di aggregazione sociale. La Cer coinvolge 39 famiglie più l’albergo del paese, mentre a i soggetti che aderiscono alla comunità energetica sono in tutto 49. […]

FOLLONICA

Quando un “cigno nero” diventa opportunità. Se Nassim Nicholas Taleb o Luigino Bruni avessero letto la storia della cooperativa sociale “Arcobaleno”, l’avrebbero certamente ritenuta paradigmatica delle loro teorie su “improbabile” e “imprevedibile” che governano la nostra vita e, in particolare, quella delle “organizzazioni a movente ideale”.

Follonica, ragazzi al lavoro in n laboratorio di street art con a tema le miniere

Siamo a Follonica, provincia di Grosseto. Qui nel 1986 nasce “Arcobaleno” una cooperativa sociale che si muove nel settore dell’animazione sociale, cresce costruendo percorsi di contrasto alla povertà educativa e servizi rivolti a persone con disabilità; oggi conta 70 lavoratori, con un fatturato di circa 2,5 milioni di euro.

«Abbiamo, però, scelto di rimanere “piccoli”. Nel sociale, una “formica” è abituata ad avere lo sguardo ad altezza delle persone e, prima anche delle amministrazioni, capire le loro richieste. Un “elefante”, invece, nel sociale alza troppo lo sguardo e non capisce più i bisogni della comunità. E se riflettiamo, non è l’organismo più forte quello che spesso sopravvive, bensì quello più reattivo al cambiamento», ci dice Elisa Maggi, responsabile ufficio progettazione di “Arcobaleno”.

Poi la pandemia, arriva il cigno nero: “Arcobaleno” è tagliata fuori da un bando importante sul suo territorio e con lei restano fuori tutte le “piccole” associazioni di Follonica.

«Non potevamo star fermi. Perso quello spazio di intervento sociale, dovevamo ricostruirne un altro in cui la nostra storia e la nostra specificità fossero un valore unico», racconta la progettista. Ma come fare? La risposta a questo momento di “crisi” arriva da quattro parole: “ad istanza di parte”. Seguita da alcuni esperti, “Arcobaleno” scrive il suo documento progettuale strutturandolo in modo coerente con una delibera della giunta del Comune di Follonica e che costituisce il punto di partenza per un percorso di co-progettazione per la gestione delle attività di “Spazi ragazzi”, «quale progettualità oramai consolidata a contrasto del disagio giovanile». Parte l’avviso pubblico di co-progettazione, nascono i tavoli. A fine gennaio 2024 si stipula la convenzione per la realizzazione e la gestione del “Centro Diffuso di aggregazione Spazi Ragazzi, destinato a giovani e adolescenti” che prevede attività extrascolastiche; progetto “Ricorrenze civili” in collaborazione con le istituzioni scolastiche; attività educativa di strada; un “Temporary urban lab” e la Webradio Arcobaleno. […]

REGIONE LIGURIA

In totale, oltre 6,5 milioni di euro messi sul tavolo di due importanti co-progettazioni: la prima prevede azioni di prossimità e monitoraggio delle persone anziane; la seconda mette in campo interventi di invecchiamento attivo, benessere e contrasto all’isolamento sociale. Si tratta di due co-progettazioni attivate dalla Regione Liguria che coinvolgono, rispettivamente, 25 enti del Terzo settore e oltre cento tra organizzazioni di volontariato, associazioni e fondazioni.

Importante anche il ruolo del Forum Terzo settore ligure nella fase di co-programmazione con Regione Li guria e di garante del processo nella fase di co-progettazione, a supporto anche dei vari enti.

Grazie a questa azione, nel 2023 sono stati presi in carico 1.200 anziani, con un aumento nei mesi più caldi quando sono raddoppiate le chiamate ai call center; circa 3.100 le richieste di intervento e 2mila le persone che hanno avuto accesso ai 56 sportelli in Liguria, nel mese di luglio, il tutto gestito da circa 250 operatori.

Sono i numeri del progetto “Maggiordomo di quartiere e custodi sociali. Interventi di comunità per l’invecchiamento attivo, la prevenzione, il sostegno alle fragilità degli anziani” messo in campo dalla cooperativa sociale “Agorà” in associazione con altri 25 enti non profit.

Il progetto, nato in via sperimentale a Genova nel 2004 e attivo tutto l’anno, si sviluppa oggi in tutta la Liguria con 145 custodi sociali, 80 maggiordomi di quartiere e 14 operatori del call center “Informanziani”. Ma che differenza c’è tra un maggiordomo e un custode sociale? «Il maggiordomo svolge attività più generali a supporto delle persone del territorio, i custodi invece svolgono azioni mirate con una presa in carico puntuale al fianco anche della parte sanitaria svolta dalle Asl e degli assistenti sociali, consentendo alle persone interessate, autosufficienti, di poter mantenere la propria autonomia, intercettando in modo precoce eventuali situazioni di rischio o disagio», spiega Andrea Rivano, portavoce del Forum regionale del Terzo settore […].

Questo servizio è stato pubblicato sul numero di settembre di VITA. Per leggere l’articolo per intero qui

Foto in apertura: Liguria, punto di incontro del servizio “Maggiordomo di quartiere

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.