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Educatori professionali: quanti posti vuoti in università

A Novara si sono iscritti in 25 a fronte di un’offerta per 74 matricole; a Parma solo in 18 su 40. L'educatore professionale è un percorso con sbocchi professionali pressoché certi, ma sempre meno giovani lo scelgono. Tutti i numeri

di Francesco Dente

Educatore professionale? No, grazie. Sono sempre meno i diplomati italiani che presentano domanda di ammissione al corso di laurea triennale. Nell’anno accademico appena iniziato sono stati 637 a fronte di 809 posti disponibili: meno di un candidato per posto. L’indice di attrattività del corso di studi (dato dal rapporto domande su posti) scende così a 0,78 dallo 0,86 del 2022/23 (698 candidature per 809 posizioni), a sua volta in calo rispetto al 2021/22 quando si era assestato a 0,97 (693 su 708). Le 61 richieste in meno corrispondono a una riduzione dell’8,7%. Una percentuale più alta rispetto alla riduzione generale registrata nel 2023/24 da tutte le 22 lauree brevi di area medica (-8,3%). 

I dati, per nulla rassicuranti, emergono dall’ultimo rapporto sui corsi a numero chiuso curato da Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza nazionale dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, e da Lorenzo Bevacqua e Elisabetta Cenerelli, docenti nel corso di laurea in Tecniche di neurofisiopatologia dell’università di Bologna. Conviene ricordare che i percorsi formativi per diventare educatore sono due: classe di laurea Snt2 presso la facoltà di Medicina (abilitante all’esercizio della professione) e L19 presso Scienze dell’Educazione che rilascia invece la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico. Il report si occupa solo dei corsi di area sanitaria. Per l’esattezza sono 15 percorsi formativi presenti in 18 sedi lungo lo Stivale. Scendendo nel dettaglio, si scopre che solo in 4 sedi le domande superano i posti a disposizione (Trento, Firenze, Bari e Cagliari). Sono in numero inferiore in ben 10. I casi più eclatanti si registrano a Novara con 25 richieste a fronte di un’offerta per 74 matricole e a Parma (18 su 40). Torino pareggia con 110 su 110. 

Eppure c’è un gran bisogno di questa figura d’aiuto che opera a stretto contatto con minori, anziani, disabili, migranti, detenuti, tossicodipendenti. Terzo settore e Pubblica amministrazione se li contendono. Non a caso, in sede di determinazione del fabbisogno annuale dei corsi a numero chiuso sia le categorie professionali (2.167 posti) che le Regioni (1.799) hanno avanzato al Ministero dell’Università una richiesta superiore agli 809 posti poi resi disponibili dagli atenei. 

Il rapporto accende un faro anche sul tasso di occupazione a un anno dalla laurea (banca dati Almalaurea): negli ultimi 15 anni, gli educatori professionali si collocano al quinto posto fra tutte le 22 professioni esaminate con con un tasso di occupazione medio dell’81%, preceduti solo dalle figure di logopedista e igienista dentale (86% per entrambi), fisioterapista (84%), tecnico audioprotesista (83%). Non male. La percentuale tuttavia è scesa dall’88,9% del 2007 al 75,1% del 2021. Una riduzione di 13,5 punti. Non meno interessanti i dati sul numero di educatori professionali iscritti nel 2022 all’Albo (Ordine Tsrm Pstrp): la media è di 48 ogni 100mila abitanti. Si passa però da 191 in provincia di Trento, 115 in Piemonte e 109 nelle Marche a 11 in Campania e 9 in Sicilia. Ultimo, il Molise: solo 4 educatori ogni 100mila residenti.

Foto di Pixabay


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