Numeri

Giovani sindaci? Vengono dal Terzo settore o ci si ispirano

Pragmatici, innovatori, con competenze specifiche, ma anche pochi, uomini e nei piccoli comuni: l'identikit dei giovani sindaci secondo lo studio di Acli e Iref

di Alessio Nisi

Una ricerca che guarda al futuro e alle giovani amministrazioni. Certo, «i sindaci under 40 sono pochi, sono meno del 10%. Le donne ancora meno, sono pochissime». Resta, tra le diverse note positive, «il fatto che 400 sindaci abbiano risposto alle domande, rendendo questo studio significativo come ricerca sociale». Queste le parole con cui Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, ha delineato i tratti più significativi di “Una nuova generazione politica? Indagine sui sindaci under 40”, analisi realizzata dall’Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Acli – Iref e presentata alla Camera dalla Fondazione Achille Grandi e dalle stesse Acli nazionali. 

Il rapporto dei sindaci under 40 con il Terzo settore. «In questo Paese», aggiunge Manfredonia, «la classe dirigente non è giovane. Noi», spiega, «sterilizziamo le energie più forti che abbiamo, con la forza che queste energie hanno in termini di cambiamento, capacità di lettura della modernità e dei tessuti economici. È un problema serio per un Paese che vede ogni anno partire più di 100mila giovani per andare all’estero a concludere gli studi o a lavorare». L’altro elemento rilevante messo in evidenza dalla ricerca è «il rapporto dei sindaci under 40 con il Terzo settore. Oggi», precisa Manfredonia, «sembra quasi che questo sia sia sostituito alla formazione politica», posizionandosi «come una palestra formativa e di testimonianza», «una delle fonti principali di formazione».

Il rapporto con l’associazionismo è stato sottolineato anche da Santino Scirè, presidente della Fondazione Achille Grandi. «Abbiamo voluto capire chi è questa nuova generazione politica che scende in campo per prestare servizio alla comunità, quali sono le sue aspirazioni e le difficoltà che incontra. Attraverso numeri e interviste abbiamo messo in luce le storie di questi amministratori under 40 e la buona notizia è che molti di loro vengono dall’associazionismo. Questo ci conforta e ci spinge a investire ancora di più nella formazione delle classi dirigenti del Paese».

I sindaci under 40 sono profondamente calati nel tessuto sociale del territorio. Il 70,2% partecipa ad attività del Terzo settore

Cecilia Ficcadenti – ricercatrice Iref

Le reti di supporto e di ispirazione. Tra numeri dell’analisi risulta, tra l’altro, che il supporto nell’attività amministrativa è dato principalmente da attivisti di associazioni o altri enti di terzo settore (58,8%) e dagli amici (57,7%), mentre da politici solo nel 47,3%. Il 66% ha poi coinvolto nell’amministrazione enti del Terzo settore attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento, emanando anche regolamenti di amministrazione condivisa (56,5%).

La maggior parte dei sindaci e delle sindache under 40 si pone il problema dello sviluppo sociale ed economico del territorio attraverso la transizione ecologica. In cima alla loro agenda ci sono la cultura e il turismo, come leve di sviluppo

Cecilia Ficcadenti – ricercatrice Iref

Poche risorse e troppa burocrazia. A chi chiedere aiuto. Come emerge, i maggiori ostacoli incontrati nell’esperienza amministrativa riguardano la dimensione degli adempimenti burocratici, delle carenze di personale e della mancanza di risorse economiche. Rispetto alle strategie di governo con cui risolvere i problemi del proprio comune, i giovani sindaci preferiscono cercare alleanze con gli altri sindaci della zona (40,8% degli intervistati), rivolgersi alle istituzioni provinciali o regionali (31,7%) e anche coinvolgere il Terzo settore e le associazioni di volontariato (14,9%). Scarsa rilevanza è attribuita alle alleanze con altri partiti (1,9%) o ad attività di lobbying insieme in Anci (1,1%).  

Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli

Pochi under 40, pochissime donne

La ricerca ha soprattutto analizzato il fenomeno del ricambio generazionale dei sindaci nelle amministrazioni locali. L’Iref ha raccolto 334 questionari e realizzato 12 interviste a sindache e sindaci. «Nel 2022 solo 769 sindaci eletti avevano un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, il 10,1% del totale. Di questi 113 erano donne, l’1,5% del totale. Anche non considerando l’età le sindache sono appena il 15,2% degli amministratori locali», spiega Cecilia Ficcadenti, ricercatrice Iref. Secondo lo studio, poi quelli compresi fra 31 e 40 anni rappresentano meno di un sesto del totale, scendendo in modo marcato dal 15% nel 2015 al 10,4% nel 2022.

Fare l’amministratore under 40 non è facile. È una scelta che assorbe h24 e che ti mette in discussione ogni giorno. È una filiera che deve essere valorizzata

Toni Ricciardi, vice capogruppo Pd alla Camera

Il lavoro. Ha una laurea almeno triennale, evidenzia il report, il 43,7% dei sindaci con oltre 40 anni, tra i giovani la percentuale sale di quasi dodici punti (54,5%), arrivando al 65,5% tra le giovani amministratici locali: sono laureate due sindache su tre. Svolge l’attività di libero professionista il 40,8% dei sindaci under 40. «Nella nostra indagine abbiamo notato che la maggior parte dei sindaci continua a mandare avanti le proprie attività professionali», spiega Ficcadenti, «e adottano strategie in vista di una possibile interruzione dell’attività politica». I numeri ci dicono che «per il 52% degli intervistati l’esperienza di sindaco è vissuta come una fase transitoria della propria vita».

Occorre recuperare la nostra missione: la politica deve essere vissuta come vocazione al servizio della comunità. Per fare questo bisogna investire sulle competenze, conoscere la propria comunità e avere tanta passione

Andrea Orlandi, sindaco di Rho

Approccio concreto. Un elemento, quello della transitorietà, che è in linea con l’approccio all’amministrazione dei sindaci under 40. «Dalle interviste è emerso un atteggiamento concreto e pragmatico al governo». Di fatto un’esperienza in cui «si mettono a servizio della collettività le proprie esperienze, capacità e competenze».

Più pragmatica e anche più “facile” da valutare, la politica locale è l’ultimo baluardo accettabile tra cittadino e politica

Vittorio Mete – docente dell’Università di Firenze

Perché sono pochi. Sul tema della transitorietà, è intervenuto Vittorio Mete, docente dell’Università di Firenze. «La ricerca dell’Iref», sottolinea, «riporta l’attenzione su un fenomeno», quello nato con i “nuovi sindaci”, «che dal punto di vista civile è rilevante. Dallo studio emerge che i giovani sindaci sono pochi e concentrati nei piccoli comuni».

Continuo ad essere avvocato, quindi devo provare a conciliare il lavoro facendo i salti mortali. Devo necessariamente curare la mia professione, perché non so quanto durerà l’esperienza da sindaco

Danilo Parente – sindaco di Apollosa 

Secondo Mete, «va anche considerata la dimensione privata di una generazione segnata dalla precarietà. Il mestiere della politica è precario per definizione: ìmpegnarsi in politica significa lavorare full time a questo incarico. Non è facile tornare al proprio posto di lavoro precedente».

Da sinistra Vittorio Mete, docente dell’Università di Firenze, Andrea Orlandi, sindaco di Rho, Santino Scirè, presidente della Fondazione Achille Grandi, Cecilia Ficcadenti, ricercatrice Iref, Francesca Brogi, sindaco di Ponsacco, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli

Innovatori, ma con prudenza

I sindaci under 40 risultano essere inclini ad adottare innovazioni e sperimentazioni. Infatti, quasi la totalità (98,1%) ha partecipato a bandi su Pnrr e altri fondi europei. Tra le missioni del Pnrr le priorità individuate nel proprio comune sono la cultura e il turismo (64,1%), la salute (61,1%), il lavoro (55,7%). È stato possibile individuare un divario nelle priorità anche tra nord e sud: le politiche di inclusione e coesione sociale siano considerate molto rilevanti nel 66% dei casi nel Sud e nelle isole, contro il 36,5% del Nord-Est.  

I sindaci under 40 non si sentono degli innovatori radicali o dei rottamatori. Cercano piuttosto di mediare tra vecchio e nuovo

Cecilia Ficcadenti – ricercatrice Iref

Nessun under 40 eletto nei grandi centri urbani 

Nessun grande comune ha un primo cittadino con meno di 40 anni. L’84,3% amministra centri con meno di diecimila abitanti, in quasi la metà delle circostanze in aree interne (ultra periferiche, periferiche e intermedie 46,5%). Si tratta di zone distanti oltre venti minuti dai nuclei urbani, dove vi è di frequente una carenza di infrastrutture servizi essenziali. 

L’impegno politico è stato un po’ il completamento della mia formazione: un modo per dare concretezza agli studi che avevo avviato. La candidatura a sindaco? Ero a Parigi per l’Erasmus e ci ho pensato molto prima di accettare

Francesca Brogi, sindaco di Ponsacco

Più a Nord

Per quel che riguarda la posizione geografica si nota una netta prevalenza nel Nord: oltre due terzi degli intervistati sono sindaci in comuni del Nord-Ovest o del Nord-Est (68,7%), solo il 12,2% è primo cittadino nel Centro e poco meno di un quinto nel Sud e nelle Isole (19,1%). L’esigua incidenza numerica dei sindaci under 40 nel Sud potrebbe essere correlata al fenomeno della fuga dei cervelli verso l’estero, che come si è detto dagli anni Duemila in avanti è stata una costante da Roma in giù, privando il Sud di una moltitudine di giovani talenti da arruolare nella politica locale.  

In apertura foto di John Moeses Bauan per Unsplah. Le foto nel testo sono di Alessio Nisi

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