Appelli
I desaparecidos d’Europa: le famiglie scendono in piazza e chiedono giustizia
A Milano il primo giovedì di ogni mese attivisti e familiari marciano per i migranti scomparsi mentre tentavano di raggiungere l'Europa. La rete internazionale "Missing at the borders" è nata dopo la sparizione di oltre 500 tunisini scappati in seguito alla caduta del presidente Ben Ali. E oggi lotta incessantemente per avere verità e giustizia, ispirandosi alle Madres de Plaza de Mayo, contro l'indifferenza e per i migliaia di dispersi

In una Milano assolata e asfissiata dal caldo, si è tenuta di nuovo una sorta di marcia per i migranti scomparsi in mare e alle frontiere. In piazza della Scala, davanti a Palazzo Marino, lo scorso 3 luglio attivisti e familiari dei nuovi desaparecidos, quelli che scompaiono durante il viaggio per entrare in Europa, giravano in cerchio con una gigantografia di un volto appeso al collo, in silenzio.
Una ragazza ecuadoriana, Isis, parlava al microfono ma continuava a perdere il filo del discorso e una delle organizzatrici, Edda Pando, origini peruviane e una passione per il canto, le ha suggerito con un tocco delicato sulle spalle di lasciare il microfono perché non ce la faceva a ricordare suo fratello. Isis è una delle sorelle di Edwin Cara scomparso nel 2023 alla frontiera fra la Turchia e la Grecia, presso il fiume Evros, mentre cercava di raggiungere la sua famiglia in Italia. Accompagnata da altre due sorelle, Anabel e Fernanda che raccontano a VITA di «alternare un sentimento di ansia a una profonda angoscia perché la nostra famiglia ha la cittadinanza italiana, eppure mio fratello ha cercato di entrare illegalmente dalla Turchia perché gli hanno negato il visto italiano. Siamo andate a cercarlo in macchina e ci hanno trattenute perché siamo entrate, senza saperlo, in una zona militare», dicono con un’espressione addolorata di chi si aggrappa alla speranza perché non ha un’alternativa. «Siamo state ingenue, dovevamo aspettare e lui avrebbe potuto arrivare legalmente, forse bisognava avere pazienza, perciò non riusciamo a darci pace», spiegano affrante.
Una storia non solo tragica ma paradossale perché Edwin Jara ha quattro sorelle e il padre che sono tutti cittadini italiani, eppure è stato costretto a percorrere la rotta balcanica. La famiglia ha perso i contatti con lui il 14 dicembre del 2023 e ha saputo da altri connazionali, che erano stati fermati dalla polizia greca nei pressi della cittadina di Didymotecho, a pochi chilometri dalla frontiera, che erano stati picchiati e rimandati in Turchia.
La rete internazionale Missing at the borders è composta da attivisti di diverse organizzazioni: Milano senza Frontiere, Palermo senza Frontiere, Como senza Frontiere, Carovane Migranti, Association des Travailleurs Maghrébins de France, Alarm Phone e Watch The Med che si trovano su entrambe le sponde del Mediterraneo. La rete Missing at the borders è nata dopo la scomparsa di oltre 500 tunisini scappati in seguito alla caduta del presidente Ben Ali. «Nel 2015 grazie all’associazione Todo Cambia collaboravo con l’Arci sull’immigrazione», ha raccontato Edda Pando. «Viaggiavo e ho incontrato le madri tunisine che manifestavano per la scomparsa di 511 persone, poi gradualmente abbiamo creato una rete internazionale e scoperto diversi collettivi di parenti che si battevano per figli e familiari spariti durante il viaggio verso l’Europa».
Peccato che La battaglia di Missing at the borders non venga presa in considerazione dai media forse perché si ritiene che la loro missione sia un’impresa disperata se non impossibile ma loro non si fermano: si incontrano, organizzano commemorazioni e incontri internazionali e ogni primo giovedì del mese Milano senza Frontiere si trova in piazza La Scala alle 18,30, portando le immagini di migranti scomparsi o vittime di sparizione forzata. Il loro obiettivo è quello di continuare a cercare chi è svanito nel nulla. E lo fanno ispirandosi alla storia e all’esperienza delle Madres de Plaza de Mayo. Alcuni dei casi denunciati dagli attivisti sono stati accolti dal Comitato per le sparizioni forzate delle Nazioni Unite. E così anche giovedì scorso, nell’indifferenza generale dei passanti, giravano in cerchio e urlavano per chiedere verità e giustizia per alcuni dei migranti scomparsi. Anche per Hamza Mwazguia, tunisino scomparso il 6 settembre del 2012. Sua madre Fauzia sta ancora aspettando di sapere che cosa è successo a suo figlio e sua sorella parteciperà alla marcia di settembre per chiedere di nuovo verità e giustizia. Sono migliaia le persone disperse, decedute o vittime di sparizione forzata lungo le frontiere che dividono l’Europa dal sud del mondo fra cui Oumou Sy, senegalese, scomparsa il 9 settembre del 2023. Nata a Thiroye – Gare, il primo giorno dell’anno 1988, vendeva pesce ed è andata via con i suoi due figli e due fratelli senza avvisare la madre che voleva aiutare con le rimesse dall’Europa, ma i loro corpi sono finiti in fondo agli abissi del mare, anche se la certezza non c’è e neanche i corpi su cui piangere.
Sono passati 638 giorni e sua madre N’Doumboul Niang ha perso oltre a sua figlia, due nipoti partiti con lei e altri due figli. E questi sono solo due casi dei tantissimi dispersi, soprattutto in mare, per cui Missing the Borders chiede giustizia, senza sosta, senza stancarsi, senza approdi tranne la determinazione di continuare a denunciare e cercare, cercare e denunciare. Isis mi aveva già raccontato del fratello che aveva perso il lavoro e prospettive in Ecuador dove ormai è impossibile vivere. Per mantenere i suoi figli, aveva deciso di emigrare, pensava sarebbe stato più facile, avendo una famiglia italiana, venire nel nostro Paese e ha deciso di raggiungere la Turchia. Le sorelle hanno chiesto aiuto a tutte le ambasciate, ma nessuno ha voluto aiutarle a capire cosa sia successo, se sia vivo o morto o in un campo per migranti. Da quando è scomparso vivono sospese, in silenziosa attesa che si trasforma in parola, grido, urla soffocate dal dolore una volta al mese davanti a Palazzo Marino ma nessuno vuole ascoltare le loro voci che ci ricordano tutte le vittime delle politiche securitarie della Fortezza Europa.
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