Idee Capitale umano
People raising? Così la filantropia può aiutare il Terzo settore
Ci si occupa molto di finanziamento del non profit ma molto meno di come sostenerlo nella sfida del reperimento delle persone, sia volontari sia collaboratori, sempre più difficili da trovare. Il possibile ruolo degli enti filantropici
Molto e in sedi diverse – accademiche e no – si studia e si dibatte intorno alle necessità e alle modalità di finanziamento delle realtà del Terzo settore, spesso peraltro confondendo l’esigenza di entrate per il funzionamento con i finanziamenti per lo sviluppo. Meno attenzione e sicuramente meno enfasi viene posta su quella che, dal punto di vista delle risorse, pare a me costituire la principale criticità in questi anni per gli enti del Terzo settore, condizionandone pesantemente l’evoluzione. Mi riferisco al sempre maggiore affaticamento riguardo al reperimento e all’ingaggio di adeguate risorse umane. Si tratta di un fenomeno che riguarda tanto le risorse di volontariato che quelle professionali e pare determinare una sorta di spaesamento e impotenza da parte delle organizzazioni. Frequente è infatti la sottolineatura dell’esistenza del problema, ma risulta molto rara l’indicazione di proposte e iniziative finalizzate a una qualche forma di soluzione strutturale, al di là di qualche risposta emergenziale.
Tante dinamiche per un unico effetto
Più d’una sono sono le dinamiche alle quali ricondurre questo stato di cose.
La prima, di carattere generale, investe non solo il Terzo Settore, ma tutto il sistema produttivo del Paese e si collega alla complessità delle trasformazioni sociali in atto. Trasformazioni demografiche segnate dall’invecchiamento complessivo della popolazione determinato dalla sempre maggiore longevità e dalla sempre minore natalità. Trasformazioni culturali che portano alla costante ridefinizione del modo in cui le persone delle nuove generazioni arrivano a precisare modi e tempi del loro interpretare le vicende ordinarie della vita individuale e del contesto sociale, anche riguardo a due profili rilevanti quali il lavoro e l’impegno sociale.
Una seconda dinamica è identificabile nella progressivo isterilirsi di quelli che, dal Dopoguerra sino al declinare del secolo scorso, sono stati i grandi vivai dell’impegno sociale: le organizzazioni cattoliche e laiche che, insieme ai partiti e ai sindacati hanno rappresentato per decenni, per milioni di persone, i luoghi della maturazione di scelte e di competenze di impegno sociale volontario e in molti casi anche professionale. Da questi vivai il mondo del Terzo settore ha attinto per decenni le proprie risorse, di norma formate, attraverso esperienze specifiche sin dagli anni giovanili, al senso dell’impegno civile, che nel volontariato trovava il suo compimento, ma che per molti si è anche tradotto nella ricerca di un lavoro socialmente orientato. In pratica le organizzazioni del Terzo settore hanno avuto a disposizione una nutrita schiera di provider che li hanno esonerati dal doversi porre il problema di ingaggiare le risorse umane necessarie per sviluppare le proprie attività. Per questo, oggi che questi provider si sono, per varie ragioni, esauriti, le organizzazioni sono spesso impreparate a giocare in prima persona e in modo adeguato la partita del coinvolgimento diffuso.
Impegnate a fondo nelle azioni di reperimento di risorse materiali – fundraising – spesso col supporto di professionalità specifiche e di centri di formazione specializzati, si trovano sguarnite sul fronte, ben più rilevante, del reperimento – people raising – del capitale umano, che rappresenta la loro vera e principale ricchezza. Reperimento che richiede consapevolezza, strategie di lungo periodo, competenze e azioni mirate e accurate di sensibilizzazione, orientamento, selezione e formazione.
Un’azione filantropica evoluta
Credo che un simile scenario interpelli profondamente anche quei soggetti ai quali gli enti di Terzo settore guardano con sempre maggiore interesse quali fonti di risorse per il loro funzionamento e sviluppo: gli enti filantropici. Ad essi, proprio in ragione di questa sempre maggiore rilevanza, è importante richiedere di erogare non solo risorse finanziarie legate a specifici progetti, ma di impegnarsi per sostenere, in modo mirato e con incentivi adeguati, il mondo del Terzo Settore nel saper prendere in mano il proprio futuro. Dunque, se la criticità principale appare oggi quella del capitale umano, una filantropia evoluta deve saper aiutare le organizzazioni a sviluppare innanzitutto la necessaria consapevolezza riguardo ai diversi profili del problema, supportando poi iniziative sia singole che corali per metter mano strutturalmente alle soluzioni possibili.
Si tratta di mettere in campo una mirata azione di nudging, volta a stimolare e aiutare il Terzo settore, ma anche il modo accademico e della consulenza che intorno ad esso si sta espandendo, circa l’assoluta necessità di sviluppare, con una strategia di lungo periodo, una una azione consapevole, efficace e diffusa di people raising. Se le persone sono la risorsa fondamentale e se si sono inariditi i vivai che nei decenni passati hanno permesso al Terzo settore di attingere disponibilità e talenti, è giunto il momento che siano le organizzazioni stesse del terzo settore a investire per ricreare, con forme moderne ed evolute questi viavai: ne va la possibilità stessa di uno sviluppo futuro.
Al servizio del futuro proprio e di quello del Paese
Promuovere e sostenere una tale linea d’azione deve rappresentare una priorità per enti filantropici che si propongano di essere gli investitori strategici a supporto allo sviluppo di tutto il Terzo settore. Un’azione da sviluppare contemporaneamente su due fronti. Da un lato si tratta di mettere in campo azioni volte a motivare ed educare un numero sempre più esteso di persone di tutte le età e tutte le condizioni al coinvolgimento personale, professionale o volontario, in attività di interesse generale. Dall’altro si tratta di far si che si creino le condizioni affinché queste persone possano trovare nelle organizzazioni un approdo soddisfacente per le loro aspirazioni a svolgere attività tanto professionali che di volontariato.
Un disegno di sviluppo, ma anche di ampia e diffusa pedagogia sociale, costruito attraverso un impegno corale di tutto il Terzo settore, al servizio, in questo modo, del futuro proprio e di tutto il Paese.
Nella foto di apertura, un centro di aggregazione valdese in Italia.
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