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Arci mette in fila i fatti di Cutro. Cosa si sa un anno dopo?

Il documento dell’Arci “Il naufragio di Cutro: un anno dopo” fa il punto su quello che è accaduto a Cutro un anno fa, e dopo quella data, riassumendo le indagini in corso, le posizioni degli scafisti e quelle delle parti civili che si sono costituite

di Redazione

“Il naufragio di Cutro: un anno dopo” è il titolo del documento dell’Arci ad un anno dalla strage di Steccato di Cutro che riassume come i vari attori coinvolti – i superstiti, i familiari delle vittime, la società civile – hanno lottato per ottenere giustizia e verità.

Il documento dell’Arci “Il naufragio di Cutro: un anno dopo”  racconta i fatti di base, quello che sappiamo per certo;  fornisce una sintesi dell’esposto presentato dall’Arci insieme ad altri numerosi rappresentanti della società civile e l’indagine in corso;  riassume la criminalizzazione di cinque dei superstiti, i cosiddetti ‘scafisti’, che fino ad oggi sono detenuti nelle carceri italiane; approfondisce le parti civili che si sono costituite, fra cui la regione Calabria e il governo italiano, cosa a nostro avviso del tutto fuori luogo; porta all’attenzione del lettore la situazione e le rivendicazioni pratiche e politiche delle persone sopravvissute quella notte, così come dei familiari delle persone che non ce l’hanno fatta.

 E riassume per ultimo, ma non in ordine di importanza, gli effetti del decreto-legge 50/2023, il cosiddetto ‘Decreto Cutro’ che, oltre ad inasprire le pene per le persone di origine straniera che arrivano via mare, non ha fatto null’altro che punire la popolazione straniera in Italia, impedendo a migliaia di persone presenti nel territorio nazionale di regolarizzare la loro posizione giuridica, aumentando la durata della detenzione amministrativa – inflitta a persone che non hanno commesso alcun reato – in sfregio dell’art.13 della nostra Costituzione. Una violazione dei diritti umani per la quale l’Italia sarà sicuramente condannata sia giuridicamente che eticamente.

«È bene ricordare – scrive Arci in una nota – che il governo presieduto da Giorgia Meloni si riunì il 9 marzo a Cutro per intervenire con un Decreto Legge che venne approvato in quella sede, a pochi metri dalla strage del 26 febbraio, e non andò a rendere omaggio alle bare delle vittime, né tanto meno ad esprimere solidarietà ai familiari e ai superstiti.  Una scelta vergognosa, in coerenza con la volontà di sottrarre umanità a chi arriva in Italia in fuga da guerre e persecuzioni, da violenze e conflitti, per rendere accettabili scelte che altrimenti sarebbero assurde, oltre che ingiuste e fatte contro l’interesse dello Stato».

«La disumanizzazione di queste persone -prosegue il documento – è bene ricordarlo in gran parte afghane, rende ancora più inaccettabile ogni discorso pubblico sull’immigrazione e ogni intervento legislativo».

Il documento completo “Il naufragio di Cutro: un anno dopo” può essere scaricato da questo link

Foto dal sito di Arci (qui)


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