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Il Fondo di garanzia apre al Terzo settore, ma è un successo a metà

L'accesso al credito sarà più facile per gli Enti di Terzo settore. Il Decreto Anticipi, divenuto legge, apre anche agli enti non commerciali il Fondo di garanzia per le Pmi. Ci sarà però un'apposita sezione, con risorse non quantificate e che potranno arrivare anche da fondazioni e donazioni. Ma come, se non è previsto un meccanismo di incentivi?

di Sara De Carli

Il decreto Anticipi estende al Terzo settore il fondo di garanzia per le Pmi. La novità risponde a una precisa richiesta del Forum Terzo settore: quella di rendere strutturale l’esperienza fatta nel momento della pandemia. D’altra parte, però, «è un’occasione colta a metà per offrire al Terzo settore uno strumento efficace di sviluppo e una leva importante per il rafforzamento dell’economia sociale», dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo settore. 

Il decreto approvato dal Parlamento in via definitiva, all’articolo 15 bis comma 1 lettera d infatti per la prima volta introduce una forma di garanzia anche per gli investimenti realizzati dal non profit, ma – spiega Pallucchi – «lo fa attraverso un fondo parallelo riservato agli enti di Terzo settore non commerciali, finanziato anche con donazioni private, diversamente da come avviene per le Pmi. C’è purtroppo il forte rischio che questa misura possa tradursi in un flop, soprattutto se non si prevedranno sgravi fiscali per gli enti privati che vorranno donare», sottolinea la portavoce. 

È un’occasione colta a metà per offrire al Terzo settore uno strumento efficace di sviluppo e una leva importante per il rafforzamento dell’economia sociale

Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo settore

Cosa dice il testo

Ecco il passaggio del testo approvato: «Possono accedere alla garanzia del Fondo gli enti del Terzo settore, purché iscritti al registro unico nazionale del Terzo settore nonché al repertorio delle notizie economiche e amministrative presso il registro delle imprese, in relazione a operazioni finanziarie di importo non superiore a euro 60mila e senza l’applicazione del modello di valutazione di cui alla parte IX delle vigenti condizioni di ammissibilità e disposizioni di carattere generale del Fondo di garanzia. Fatto salvo quanto previsto al precedente periodo, gli enti del Terzo settore, anche se non iscritti al repertorio delle notizie economiche e amministrative, nonché gli enti religiosi civilmente riconosciuti possono accedere alla garanzia del Fondo, qualora la predetta garanzia sia rilasciata interamente a valere su apposita sezione speciale, allo scopo istituita mediante apposito accordo stipulato tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero dell’economia e delle finanze. Per sostenere l’operatività e le finalità della sezione speciale, nelle risorse apportate alla sezione speciale dall’Amministrazione promotrice possono confluire le somme rivenienti da liberi versamenti operati da fondazioni, enti, associazioni, società o singoli cittadini, da effettuare secondo le modalità definite con provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Per i soggetti di cui alla presente lettera, la garanzia del Fondo può essere concessa nei limiti del 5% della dotazione finanziaria annua del medesimo Fondo».

Il precedente

Il fondo di garanzia per le Pmi fornisce una garanzia pubblica ad un’impresa che chiede un prestito a una banca, per una cifra che arriva fino all’80% del prestito. Questo strumento evidentemente nei decenni ha permesso al sistema impresa, nel suo complesso, di svilupparsi. In occasione del Covid, ci fu un allargamento del fondo di garanzia per le Pmi anche agli enti del Terzo settore: non solo imprese sociali e cooperative sociali, che possono già accedervi normalmente, ma anche agli enti non commerciali, compresi gli enti religiosi. La decisione è dell’agosto 2020, a ottobre poi arrivò la norma. Fu così possibile agli enti di Terzo settore non commerciali richiedere un prestito fino a 30mila euro garantito dallo Stato da restituire in massimo 10 anni. Per accedere al fondo bastava autocertificare che l’attività svolta era stata danneggiata dall’emergenza Covid-19. Per coprire queste garanzie, il Governo mise nel fondo 100 milioni di euro. Come è andata? Dati ufficiali non ci sono, ma la sensazione è che sia stato utilizzato e apprezzato, anche per la semplicità della procedura burocratica.

Le criticità del fondo odierno

Il tema della necessità dell’accesso al credito, anche per il Terzo settore, chiaramente resta. In ottica di crescita e sviluppo, certo, ma anche per permettere a tante piccole realtà che garantiscono la coesione sociale del Paese di rimettersi in piedi dopo una delle tante emergenze: basti pensare all’alluvione in Emilia Romagna o a quella in Toscana. Un prestito può servire, banalmente, per rimettere in sesto la sede. Per questo il Forum del Terzo settore chiedeva che l’accesso al Fondo di garanzia per il Terzo settore diventasse una normale procedura. Per gli Enti non commerciali però è stato disegnato un fondo ad hoc, la cui entità non è chiara.

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Maggiori dettagli arriveranno dall’accordo tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero dell’economia e delle finanze, in teoria entro 90 giorni (ma si sa che questi termini non sono mai prescrittivi). Quante risorse ci metteranno? Quanto peseranno queste risorse statali e quanto si immagina che cubino invece le donazioni previste sul fondo da parte di fondazioni, enti, associazioni, società o singoli cittadini? Perché mai una fondazione o un cittadino dovrebbe mettere risorse in questo fondo, in assenza di meccanismi di incentivi analoghi a quelli che governano, per esempio, il fondo per il contrasto della povertà educativa minorile o il fondo Repubblica Digitale?

Perché l’accesso al credito per le attività del Terzo settore non può essere garantito integralmente dallo Stato, come avviene con le aziende profit?

Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo settore

 «Un recente studio di Intesa San Paolo rivela che ogni euro al non profit genera il doppio del valore in benefici sociali», conclude Pallucchi. «È evidente che bisogna cambiare l’approccio culturale nel nostro Paese: perché l’accesso al credito per le attività del Terzo settore non può essere garantito integralmente dallo Stato, come avviene con le aziende profit?».

Foto di Markus Spiske su Unsplash


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